Il 25 aprile, ormai alle porte, spero proprio che ci aiuti in nuove liberazioni. Sono tante le liberazioni che ci attendono e ci servono, da quella dal disprezzo dell’altro a quella dalla paura dell’altro. Visto che avremo l’altro che ci immaginiamo o che temiamo questa liberazione ci sarebbe anche utile, visto che non è certo con un incentivo economico che si risolve il problema della denatalità. Di norma le famiglie più numerose erano quelle più povere, non quelle più ricche. Il problema della denatalità, che impedisce lo Stato Sociale, è psicologico. Così accade che i cosiddetti massimalisti oggi propongano il programma che è stato per decenni dei riformisti: pensioni sicure, lavoro garantito. Il problema forse è che essendo massimalisti non sanno come attuarlo. Ma questo dovrebbe dirmi, pur non amando io i massimalisti, che loro oggi dicono cose non sbagliate, le dicevano ieri, quando mi criticavano per realizzare quello che loro oggi vorrebbero.
Ecco perché spererei che il 25 aprile ci liberi anche da alcuni modelli. Pasolini scrisse un libro prezioso sul “fascismo degli antifascisti”. Perché non vorrei che diventassimo come quelli da cui ci vorremmo liberare.
Qual è lo stereotipo di certa destra estrema contro i neri? Che mettono in pericolo le virtù delle “nostre” donne. E qual è lo stereotipo di certa destra estrema contro le donne? Che di loro si parla per affari di letto. L’offensiva anti femminile può passare anche di qui, come anche, magari, da insulti a donne coraggiose e valenti, magari impegnate sui teatri di guerra, per la semplice colpa di esserlo, a differenza di molti.
Se vogliamo essere liberi, come ci insegna la libertà che abbiamo conseguito il 25 aprile, dovremmo esserlo soprattutto evitando di disprezzare. Il disprezzo rispecchia una cultura opposta a quella che si vorrebbe proporre, o che vorrei proporre, parlando per me.
Il 25 aprile oggi è soprattutto rispetto per gli altri, singoli e culture. Non si costruisce rispetto con il disprezzo.