In un’intervista con Dacia Maraini, madrina della Fiera dell’Editoria delle Donne, Feminism, che dal 2018 si svolge a Roma nei primi giorni di marzo, presso la Casa Internazionale delle Donne, Laura Fortini prende spunto dalla sua amplissima produzione letteraria, saggistica, teatrale e quindi dal suo fondamentale contributo all’editoria degli ultimi cinquant’anni, per sottolineare la presenza sempre più rilevante delle scrittrici e delle donne sulla scena del mondo contemporaneo e in particolare del mondo editoriale, una vera e propria «rivoluzione». Maraini la definisce «una rivoluzione di successo e pacifica». E Fortini opportunamente precisa che «accanto alle grandi case editrici un ruolo fondamentale è stato svolto dalle piccole case editrici di indagine e interrogazione sulla contemporaneità».
Una di queste è la casa editrice che abbiamo scelto di presentare nella nostra rubrica «Dalla parte di lei»: la casa editrice veneziana Eidos di Vittoria Surian.
Ho conosciuto Vittoria Surian nei primi anni ottanta, partecipando ad una trasmissione radiofonica (erano gli anni del boom delle radio libere locali) che aveva messo al centro della sua attenzione la presenza delle donne nel movimento pacifista che in quegli anni stava manifestando la propria contrarietà all’installazione dei missili Cruise a Comiso, in Sicilia. Conversammo a lungo, sui contributi innovativi e sugli spazi che le donne stavano cominciando ad abitare nell’ampio e variegato movimento pacifista. Non sempre eravamo sulla stessa lunghezza d’onda ma si creò tra noi un sentire comune e una profonda empatia. In quegli anni Vittoria gestiva una Galleria d’arte nel paese dove risiedeva, Mirano.
Qualche anno dopo venni raggiunta da una sua telefonata con la quale mi invitava a partecipare ad un evento culturale che stava organizzando a Venezia-Mestre: la presentazione di un libro d’artista da lei stessa realizzato con la nuova casa editrice che nel frattempo aveva fondato, la Eidos, appunto. Ma sentiamo direttamente dalle sue parole come nasce questa casa editrice:
La Casa editrice Eidos non nasce dopo aver scelto una linea editoriale, né uno staff di specialisti per proporne la linea con collaboratori che la diffondano. La Eidos è stata scelta da un libro. Era un libro-opera realizzato da un’artista concettuale che, volendo partecipare alla mostra in omaggio a Virginia Woolf, della quale si celebrava il centenario della nascita, aveva creato un libro formato cm. 30 x 30 lungo 6 metri. Una cosa unica, che solo un’artista può pensare, ma talmente eccezionale che doveva diventare multiplo! Quindi si stampa. Si stampa, Virginia Woolf Itinerario bio-grafico di Sara Campesan. È così che, nel 1987, è nata la Eidos con la sua “Collezione Artemisia”.
Dopo qualche tempo, una docente dell’università di Padova mi mette in mano un pacchetto di fotocopie. “Mi interesso di arte”, le dico. Ma come resistere al Merito delle donne di Moderata Fonte? Quindi si stampa nuovamente. Era il 1988 e nasceva la collana “Le Onde” dove, in seguito, sono state pubblicate: Le stanze ritrovate – Antologia di scrittrici venete dal Quattrocento al Novecento e Le tele svelate – pittrici venete dal Cinquecento al Novecento.
In queste poche righe è narrata la nascita della Eidos e delle sue due collane più prestigiose, quelle che la faranno conoscere ed apprezzare in Veneto e anche oltre i confini nazionali. La casa editrice Eidos sorge infatti nel 1986 per volontà di Vittoria Surian, con l’intento di dedicare particolare attenzione al lavoro di artiste italiane contemporanee. Sarà con il ‘libro d’arte’, strumento democratico svincolato dal mercato dell’arte, che nella “Collezione Artemisia” si pubblicheranno volumi d’arte definiti da Giulio Carlo Argan «libri opera».
Ma che cosa aveva spinto Vittoria Surian a dismettere la sua Galleria d’arte e ad aprire una casa editrice. Qual è stato l’evento particolare all’origine della sua decisione di dedicarsi ad un’editoria mirata sulle donne artiste? Me lo racconta lei stessa durante una lunga conversazione a latere dell’ultima edizione della Fiera dell’editoria delle donne – Feminism 6, svoltasi a Roma dal 3 al 6 marzo u.s. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, nella sua Galleria d’arte esponeva quasi esclusivamente opere di uomini, perché le donne non si proponevano. Un giorno entra in Galleria un signore e si ferma davanti a un quadretto, sembra interessato, colpito. Chiede incuriosito chi sia l’autore. Gli si risponde che non è un autore bensì un’autrice. Per tutta risposta, sospira: «Peccato!». Richiesto di spiegare il senso di quell’esclamazione, aggiunge: «Perché le donne non fanno mercato!».
Questo episodio provocò una lunga riflessione in Vittoria perché nel sentire accostare all’arte la parola ‘mercato’ avvertiva una dissonanza, quasi un fastidio. Nel suo orizzonte di senso, il libro è un elemento ‘democratico’, alla portata di tutti, mentre al mercato dell’arte possono avvicinarsi solo coloro che hanno (molti) soldi. Di qui la decisione della casa editrice come strumento per dedicare particolare attenzione al lavoro di artiste italiane contemporanee, facendole conoscere ad un pubblico più ampio. L’incontro con l’originale realizzazione artistica di Sara Campesan che riesce a fissare in venti quadri, accostati l’uno all’altro per uno sviluppo complessivo di sei metri, altrettanti «momenti di essere» della biografia umana e intellettuale della scrittrice londinese, ha impresso una svolta nella vita di Vittoria e ha segnato l’avvio di una impresa editoriale inedita e imprevista.
Il libro di Sara Campesan, che inaugura la “Collezione Artemisia”, esce nel febbraio 1987, in 1200 esemplari numerati e firmati dall’artista, rappresenta veramente un unicum e come tale viene presentato: «L’itinerario (bio)grafico che Sara Campesan ha dedicato a Virginia Woolf è stato realizzato nel 1982 come opera originale unica, presentata per la prima volta alla 4a rassegna “La donna e l’arte – Omaggio a Virginia Woolf” che il comitato permanente D&A ha allestito a Roma, nel dicembre dello stesso anno, per il centenario della nascita della grande scrittrice. I lucidi per la realizzazione di questi multipli sono stati approntati a mano dall’autrice».
L’artista viene dando forma al suo tessuto grafico e narrativo, scegliendo opportunamente alcuni segni. La spirale, in primis, un «segno continuo di vita» per evocare e legare insieme i personaggi dei romanzi in un ideale «ritratto di famiglia». E poi il «Gruppo di Bloomsbury», vero e proprio centro pulsante della «vita letteraria di Londra», come ebbe a scrivere T.S. Eliot. Per chiudere negli ultimi due quadri «in un turbinio di forme circolari chiuse» che alludono vistosamente a «i segni e le notizie del massacro mondiale» in atto e alle «voci ossessive» che invadono la mente di Virginia.
Un’altra peculiarità della «Collezione Artemisia» è di associare al segno grafico, all’immagine (eidos appunto) la parola. Così l’Itinerario (bio)grafico di Virginia Woolf proposto da Sara Campesan è accompagnato da quella pagina insuperabile di Virginia che sono i Pensieri di pace durante un’incursione aerea, mentre a sigillare il percorso artistico viene riproposta la lettera indirizzata da Virginia al marito Leonard prima di suicidarsi, con le struggenti parole di riconoscenza per i momenti di felicità del loro stare insieme.
Tra le dodici opere che compongono la Collezione, merita una menzione Haiku (1988), dove i disegni di Franca Grilli accompagnano e illustrano gli Haiku tradotti da Nikita Nijiri e Carla Vasio. Molto riuscito anche L’incanto del segno (1989), dedicato a Bice Lazzari, uscito postumo grazie all’amorevole curatela di Vittoria Surian, dove si ricostruisce «un’opera completa che attraversa la vita dell’artista veneziana dal 1926, data del primo disegno, al 1980 data della sua morte. Un percorso intimo tra opere riprodotte in fac-simile che ripercorrono in passi leggeri e armoniosi sessant’anni di una vita dedicata all’arte». Pregevole il volume Discordanze (1992) dove Paola Levi Montalcini interroga il pensiero e la poesia di Saffo e ne rivisita l’eternità con le nuove tecnologie, assecondata, in una specie di controcanto, dalla sorella Rita. Nel volume intitolato Un albero di pagine (1992), Mirella Bentivoglio intreccia sapientemente «la magia dell’albero e la magia dell’arte», facendo rivivere l’albero e creando nel contempo nuova poesia. L’ultimo volume della Collezione è quello dedicato alla poetessa e pittrice settecentesca Giulia Lama (1681-1747), intitolato Nudi (2018). Ecco come parla di lei, in una lettera del 1 maggio 1728, l’abate Antonio Conti, suo contemporaneo:
Ho appena scoperto qui una donna che dipinge meglio di Rosalba [Carriera] per quel che riguarda le grandi composizioni; sono rimasto incantato da una delle sue opere in miniatura; ma c’è un quadro grande a cui essa lavora attualmente: il soggetto del quadro è il Ratto di Europa […] Il gruppo di queste figure è pieno di poesia perché questa donna eccelle tanto in quest’arte quanto nella pittura e io trovo nelle sue poesie tutta l’armonia del verso del Petrarca: essa si chiama Giulia Lama, ha studiato in gioventù la matematica col celebre padre Maffei; la povera donna è perseguitata dai pittori, ma la sua virtù trionfa sui suoi nemici.
Giulia Lama, associata tra gli Arcadi con il nome di Lisalba, è presentata come «molto erudita nelle filosofie, ed assai valorosa Pittrice» nella raccolta dei Componimenti poetici delle più illustri Rimatrici d’ogni secolo di Luisa Bergalli che ne ripropone due canzoni e due sonetti (pp. 226-233). Il volume Nudi, accanto a due brevi saggi, rispettivamente di Daniele D’Anza (Nell’ombra dell’esistenza) e di Alberto Craievich (Nudi di donna), che fungono da postfazione, pubblica per la prima volta un manipolo di disegni, a tutt’oggi custoditi presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe del Museo Correr di Venezia, che «comprende dodici fogli, tutti raffiguranti studi di nudo» e ormai unanimemente riconosciuti come “disegni” di Giulia Lama. Il volume è uscito in concomitanza con una Mostra che esponeva per la prima volta al pubblico i Nudi di Giulia Lama, presso Ca’ Rezzonico di Venezia, ricostruendo, attraverso alcune emergenze documentarie, la pratica del ‘disegno del nudo’ nella formazione dell’artista, come del resto reca testimonianza visiva il disegno di un giovane Giambattista Tiepolo, intitolato appunto La scuola del nudo (conservato in Inghilterra presso una collezione privata, mm. 410×540). L’eccezionalità dei disegni è data dal fatto che propongono una serie di ‘studi’ di ‘nudi maschili’ realizzati dalla mano sicura e audace di una donna.
La «Collana le Onde» si prefigge, invece, di far uscire dall’ombra e dall’invisibilità le poete, le letterate, le scrittrici che la storiografia letteraria ufficiale ha lasciato al margine, spesso oscurando e ignorando le loro opere. Sono figure di donne che si posizionano a pieno titolo nella «Repubblica delle lettere», che hanno lasciato una loro impronta nella poesia, nell’arte del tradurre, nel panorama culturale veneto tra Cinquecento e Ottocento. Obiettivo della collana è «ridare voce e presenza ad autrici ingiustamente trascurate, per la maggior parte dimenticate e oggi quasi sconosciute ai più».
Inaugura la collana il dialogo intitolato Il Merito delle donne ove chiaramente si scuopre quanto siano elle degne e più perfette de gli uomini. composto da Moderata Fonte (pseudonimo della ‘cittadina veneziana’ Modesta Dal Pozzo, nata a Venezia nel 1555) intorno al 1590. Il dialogo di Moderata Fonte, dopo l’edizione Eidos del 1988 (curato da chi scrive), ha avuto nel breve giro di pochi anni un’edizione francese, un’edizione americana, una tedesca ed è arrivato a farsi conoscere ed apprezzare fino nel lontano Giappone. Grazie a questa edizione moderna della Eidos, dopo quattrocento anni di oblio, Moderata Fonte è ora una letterata veneziana letta, riletta e studiata in tutto il mondo, con una bibliografia critica internazionale che diventa sempre più folta con il passare degli anni.
Il secondo titolo della collana è Le stanze ritrovate. Antologia di Scrittrici Venete dal Quattrocento al Novecento (1991). Ancora una volta un devoto omaggio al famoso saggio di Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, per evocare non solo lo spazio fisico delle “stanze”, luoghi di pensiero e di creatività femminile, ma anche le metonimiche “stanze” che hanno preso forma dalle penne e dall’immaginario di tante donne. Un’antologia che presenta ventiquattro figure di donne letterate, coniugando insieme “geografia e storia”: lo sviluppo diacronico (dal Quattrocento al Novecento) e la dislocazione geografica (la forte tradizione veneta e veneziana in particolare). Un breve profilo biografico di ognuna introduce una calibrata scelta antologica di testi, per stimolare la curiosità, aprire interrogativi, spronare ad approfondire con ulteriori letture suggerite da una bibliografia essenziale. A Isotta Nogarola si affianca Maria Savorgnan, a Gaspara Stampa succede Maddalena Campiglia e poi Moderata Fonte, a Lucrezia Marinelli si accosta Arcangela Tarabotti, a Luisa Bergalli segue Giustina Renier Michiel, fino alle figure tardo ottocentesche di Antonietta Giacomelli e Vittoria Aganoor, per arrivare alle scrittrici novecentesche Paola Drigo e Giovanna Zangrandi.
Secondo il progetto originario, alle autrici più interessanti si sarebbero dovuti dedicare dei volumi monografici. Di fatto è uscito un volume di racconti di Luigia Codemo, uno di prose di Antonietta Giacomelli, oltre ad una raccolta di Lettere di Vittoria Aganoor a Giacomo Zanella. Un’accurata edizione facsimilare dei Componimenti poetici delle più illustri Rimatrici d’ogni secolo, raccolti da Luisa Bergalli viene proposta dalla Eidos nel 2006. È una ristampa anastatica che consente alle lettrici di oggi di assaporare il piacere di sfogliare il libro nella forma e nelle dimensioni dell’edizione originale stampata a Venezia nel 1726. I Componimenti poetici hanno una forte valenza simbolica in quanto propongono una prima ricostruzione storiografica della presenza femminile sulla scena letteraria. Non solo, con questo gesto inaugurale la curatrice, Luisa Bergalli, suggerisce un nuovo canone di lettura nella produzione letteraria delle donne.
Un’altra collana che merita di essere almeno nominata è quella dei «Poker d’Arte» concepita come agile e originalissimo strumento di informazione, di riscoperta e divulgazione della creatività delle donne. Libri piccoli, ma preziosi, ricchi di citazioni letterarie sapientemente accostate ad un selezionato apparato iconografico e con abbinamenti giudiziosi di due artiste per ogni libretto. Il Poker è costruito in maniera versatile, con un foglio unico che si apre a zig-zag o a fisarmonica, privo di legatura, che consente una lettura orizzontale, senza mai girare pagina. Ciascun volume di cm. 16×16 (formato chiuso) è di 24 facciate di cui 12 illustrate e altrettante a testo. Vi trovano spazio testi letterari e brevi saggi critici, la biografia dell’artista, bibliografia, itinerari vari. I testi sono bilingue, italiano-inglese. Ben riuscito il Poker che accosta il ritratto di Moderata Fonte, ripreso da Il merito delle donne, e l’autoritratto di Marietta Robusti, detta la Tintoretta. Coetanee, entrambe ‘cittadine originarie’ di Venezia, si dedicano con passione all’arte pittorica e alle lettere. Accostamento non arbitrario, autorizzato dalla stessa Moderata Fonte che nell’omaggiare la sua concittadina le riconosce «stupendo valore». Altri Poker sono dedicati a Giulia Lama, Isabella Piccini, Rosalba Carriera e, tra le contemporanee, Maria Lai, Elisa Montessori, ecc.
Seguendo questo rapido attraversamento del Catalogo dell’Editrice Eidos, soprattutto per la «collana Artemisia», si ha la netta sensazione che dietro ad ogni libro ci sia una relazione consolidata ma singolare con l’artista.
Vittoria Surian conferma questa impressione e spiega di aver sempre lavorato fianco a fianco con le artiste, costruendo insieme il libro sul piano materiale, della tipografia. Ogni libro è stato pensato, creato, costruito dall’artista, mentre la realizzazione tipografia era di pertinenza dell’editrice ma in un continuo confronto e scambio con l’artista. Unica eccezione il libro dedicato a Bice Lazzari che è un “libro postumo” curato amorevolmente da Vittoria. Ogni libro è un oggetto complesso: Paola Levi Montalcini, per fare un esempio, ci ha lavorato un anno per costruirlo ed è stato il suo ultimo lavoro. Ogni libro ha una storia diversa, una «sua» storia che diventa, nel farsi del libro, una relazione forte, una solida amicizia. Esemplare in tal senso l’esperienza con Sara Campesan che si è trasformata via via in un’amicizia durata tutta una vita. Frequentando la donna, l’artista, Vittoria ha scoperto l’amica e soprattutto la maestra, pur non lontane per età anagrafica, quasi concittadine, di lei ammirava la grande dedizione al suo lavoro.
Chiedo a Vittoria quali sono state le difficoltà incontrate in questa intrapresa e la risposta va dritta al punto: la grande difficoltà a mettere in circuito i suoi prodotti editoriali, a collocarli nel mercato librario per farli arrivare nelle librerie.
Un po’ provocatoriamente le chiedo se rifarebbe questa esperienza. Mi risponde convinta in senso affermativo. Ma precisa subito che vorrebbe farla meglio. Ora la sua testimonianza diventa quasi una confessione: ha portato avanti il lavoro con grande passione, amando i libri che veniva facendo. Certo le mancava la professionalità di una casa editrice, ma a tutto ha saputo sopperito con l’entusiasmo, lo slancio, lasciandosi trasportare dalle cose che faceva, obbedendo al desiderio di fare per far conoscere il mondo dell’arte delle donne. Nella «collana Artemisia» ha pubblicato dodici libri d’artista, riunendo insieme grandi figure d’artiste. Unico suo cruccio non essere riuscita a raggiungere alcune donne da lei considerate il cardine dell’arte femminile italiana del Novecento: Regina, Carol Rama e Carla Arcaldi.
Considera molto grave che il mondo dell’arte delle donne sia ancora troppo spesso ignorato, che non si conoscano i nomi delle grandi artiste del nostro tempo. Il suo più grande desiderio: mettere insieme i nomi che hanno fatto l’arte femminile italiana del Novecento.
In attesa che ciò si realizzi, Vittoria ha pubblicato un altro libro, un Album dedicato a Gaspara Stampa, in occasione dei 500 anni dalla sua nascita (1523-2023): Gaspara Stampa Poi che m’hai reso Amor la libertade. Ecco come ce lo presenta:
Gaspara Stampa – Poi che m’hai reso Amor la libertade viene da lontano. Da una “tre giorni” in San Leonardo a Venezia, dove si era deciso che: “violenza contro le donne era anche ignorare la loro creatività”. Erano state elencate dieci donne: Gaspara Stampa era la prima. Ed ecco che questo strano manipolo di persone, che prende il nome di “impresa collettiva” decide di dedicarsi a lei, disturbando nientepopodimeno che Bessarione. Una decina di persone, di età e cultura diverse, hanno lavorato per oltre due anni – durante tutto il periodo del Covid – intorno ai sonetti di una poetessa del Rinascimento veneziano e hanno ultimato il loro lavoro, giusto in tempo per celebrarne il suo cinquecentesimo compleanno. Ora che il libro è ultimato e stampato, lo presentiamo. Siamo qui, orgogliosi del nostro lavoro che riteniamo divulgativo e proponibile a tutti.
Concludo riprendendo un’affermazione di Vittoria: «la bellezza del lavoro è che si creano amicizie che uniscono le persone nel tempo». Così è stato anche per me. Da quando ci siamo conosciute, più di quarant’anni fa, abbiamo compiuto diversi tratti di strada in comune, in compagnia di Virginia Woolf e dei suoi Pensieri di pace, e poi di Moderata Fonte, Luisa Bergalli, Vittoria Aganoor, altre scrittrici venete, ed ora ci siamo ritrovate per celebrare insieme i 500 anni dalla nascita della grande poetessa veneziana del Cinquecento, Gaspara Stampa.