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Renzi e Durigon alla guerra contro i giornali. Con due esiti molto diversi. Ecco perché serve una riforma

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Due decisioni assunte in sede giudiziaria quasi in contemporanea offrono la cifra del rapporto tra politica e informazione. Soprattutto svelano qual è il vero fine delle denunce dei politici contro i giornalisti: bloccarli.
Da un lato c’è il pm della Procura di Roma Laura Condemi che ha ordinato il sequestro di un articolo de Il Domani in seguito alla querela per diffamazione del sottosegretario Claudio Durigon. E così l’informazione è diventata “corpo del reato”. Dall’altro c’è un giudice del Tribunale civile di Firenze che smaschera l’intento delle azioni legali temerarie e in specie la richiesta di risarcimento danni da 200 mila euro del senatore di Italia Viva Matteo Renzi nei confronti del Corriere della Sera. Oltre al rigetto della domanda il giudice scrive che la somma pretesa “al di là della infondatezza della domanda, ha una palese e ingiustificata carica deterrente, specie ove collocata nell’alveo di iniziative volte ad usare il tribunale civile come una sorta di bancomat dal quale attingere somme per il proprio sostentamento, anche quando lo si coinvolge senza alcun fondamento”. Renzi è stato condannato a pagare 16 mila euro di spese processuali a Rcs, al direttore del quotidiano Luciano Fontana e alla giornalista Fiorenza Sarzanini. L’autore dell’azione di risarcimento affermava che quanto scritto da Sarzanini sulla Fondazione Open in un articolo del 2019 fosse pieno di affermazioni false; in realtà, come accertato in sede processuale, “l’articolo rispetta il canone della verità in quanto esprime esattamente il contenuto di una nota informativa dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia”. Questa sentenza rimette ordine, seppure in un caso specifico, sulle motivazioni che quasi sempre ci sono dietro le denunce ai giornalisti e fa giustizia sulle spese, ossia ciò che l’Ordine dei Giornalisti, la Fnsi e molte associazioni, chiedono da anni. Attribuire perlomeno le spese processuali e legali agli autori delle azioni civili, come si vede nel caso di Firenze e in altri, restituisce dignità al giornalista e giustizia e al mondo dell’informazione in generale. Procedere nella stessa direzione con le azioni penali è quello che ci si aspetta dalla riforma. Il ritardo nelle modifiche legislative sul reato di diffamazione genera, invece, casi limite come quello de Il Domani-Durigon.


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