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Macelleria sociale sulla sanità per agevolare gli evasori fiscali

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Dal tempo del secondo governo Berlusconi, cioè più di venti anni fa, passando per governi tecnici, semi tecnici e politici (con la sola eccezione del breve Prodi 2 e del Conte 2 anche a causa della pandemia), per far quadrare un poco di più i conti pubblici si è tagliato sulla sanità. I numeri confermano che alla  sanità pubblica sono stati negli anni diminuiti i budget più che alla scuola, il tutto passando attraverso le scelte e il controllo delle regioni, dove, incredibilmente, soldi ne sono spesso stati spesi tanti (vi ricordate il Lazio governato da Storace?), alcuni ospedali sono stati inaugurati anche 10 volte,ma il livello delle prestazioni e dei servizi è precipitato ov unque, non si sono assunti medici, infermieri e paramedici, si sono svuotati gli studi dei medici di famiglia e l’assistenza domiciliare arriva ad un numero ristretto di malati fra i milioni che ne avrebbero diritto.

Le risposte a questa situazione, destinata solo a peggiorare dal momento che molti pagheranno meno tasse e gli evasori saranno sempre meno perseguiti, è nello sviluppo, già in corso e molto velocemente, della sanità privata, in parte convenzionata con il pubblico e in parte esclusivamente privata.

Pochi ancora sanno che a Roma esistono 82 strutture private attrezzate per pronto soccorso, cioè giorno e notte, con servizio di cardiologia e rianimazione, ben organizzate e già molto frequentate. Un’idea può farsela chiunque vedendo che la cartellonistica sulle strade romane è romaiquasi solo gestita da cliiche private che, appunto, offrono servizi h 24. A pagamento, ovviamente. Nello stesso modo alcuni grandi e prestigiosi ospedali convenzionati con il sistema sanitario accolgono tutti nello stesso pronto soccorso ma, se non sei un codice rosso, e quindi destinato ad attese lunghissime, ti viene chiesto se vuoi essere ricoverato come “solvente”, cioè pagando, direttamente o attraverso un’assicurazione. A Milano e a Torino tutto questo è prassi da tempo e in Piemonte nel mese di febbraio per la prima volta si sono registrati più accessi in strutture private che in strutture pubbliche.

A 45 anni dall’approvazione della riforma sanitaria che fu modello in Europa ci resta da sperare al massimo che le regioni facciano buone convenzioni con il privato? Ebbene si, se non si fermerà, con una battaglia vera e tenace, il progetto privatistico di questo governo e ancor più la sciagurata idea dell’autonomia differenziata. Se anche nel drammatico 2020, in piena pandemia, gli spostamenti per le terapie dal sud al nord sono stati di oltre il 10 per cento, in caso di legge sull’autonomia vedremo esodi di massa e purtroppo riduzione dell’aspettativa di vita quella sì sempre più differenziata. E a chi evade interesserà poco, loro frequentano solo cliniche private, come tutti quelli che hanno i soldi e le assicurazioni per poterlo fare.


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