Forse mi sfugge qualcosa, ma se i 335 martiri delle Ardeatine nell’opinione di Giorgia Meloni sono ITALIANI, vuol dire che per i tedeschi-nazisti i fascisti italiani non erano ITALIANI. Infatti è in concreta e attiva collaborazione che hanno trucidato e sepolto sotto un tumulo comune quei martiri.
La Resistenza, del resto, ha sempre rivendicato una vocazione nazionale, fin dall’8 settembre. Chiamando a raccolta il popolo, con gli esempi dei militari sui fronti di guerra. Ai quali si sono uniti i civili insorti spontaneamente e ancor più per iniziativa dei rispettivi partiti politici di riferimento, tutti a quel punto concordemente avversari del regime di Mussolini.
Una ridotta minoranza degli italiani, ripetono quanti intendono con queste parole negarne o almeno sminuirne il valore ideale e politico, oltre quello sul campo di battaglia nelle città e nelle campagne occupate e colpite dall’esercito di Kesselring e dai fascisti di Salo’. E’ vero. Non erano il 50 per cento più uno. Come sempre accade nella storia umana. Forse che era una maggioranza o comunque una rappresentanza davvero significativa degli italiani quella che partecipò alla “marcia su Roma” ?
E’ quanto in sintesi sostenuto (anche filologicamente) dagli storici e più ampiamente dai protagonisti politici dell’epoca che hanno negato al confronto armato fascismo-antifascismo il carattere di guerra civile. Senza che neppure Claudio Pavoni, che con la sua specifica ricerca invece con vigore l’afferma, intenda avallare il contrario.
Nella resistenza era fortemente presente e vissuto l’elemento di CLASSE, fino a risultare prevalente in determinate zone e nel carattere stesso dell’azione armata. Ma vasta e in prima linea c’è anche quella borghesia colta e che comunque aveva fatto una scelta di coscienza, per un’ideale di patria condivisa in nome di quei valori di comune umanità evocati nell’internazionalismo.
Sebbene in polemico contrasto tra loro per dichiarate motivazioni ideologiche e di partito, ragioni in proposito abbondano nelle testimonianze di studi specialistici, da Battaglia a Canfora e Della Loggia. Nelle quali tutte (anche quelle più polemiche verso i comunisti e la cultura tra questi prevalente) confermano l’ITALIANITA’ dell’antifascismo. E il suo valore costitutivo della Repubblica.