BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

L’identità in frantumi raccontata da Schmitt. “L’intrusa” di Lucia Poli al Teatro di Rifredi

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Nell’intimo spazio ricavato sul retro del palcoscenico del Teatro di Rifredi fissiamo l’eccezionale Lucia Poli muoversi di fronte al sipario chiuso che ci separa dalla ribalta e dalla platea vuota, a ricordarci che quanto stiamo per vedere non riguarda la realtà fenomenica bensì l’interpretazione del pensiero stesso del personaggio. Sia in “Una bella giornata di pioggia” che ne “L’intrusa” il tema è la senilità vissuta con depensata leggerezza,  ovvero l’illusione ottica che ci fa credere di essere sempre la stessa persona anno dopo anno, sebbene in realtà cambiamo ogni giorno addentrandoci nella vecchiezza. Nel mettere a confronto le due pièces, vediamo le due alternative cui ci troviamo di fronte quando gli anni iniziano a essere molti ed è il momento di fare i conti con quanto abbiamo alle spalle: da una parte, in “Una bella giornata di pioggia” assistiamo all’evoluzione di una donna disillusa dalla vita che inaspettatamente raggiunge la trascendenza abbracciando l’ottimismo del marito, dopo averlo osteggiato a lungo, dall’altra, ne “L’intrusa”, prendiamo coscienza della disgregazione dell’Io causata da alcune patologie dell’età senile.

ph Stefano Cantini

In entrambe Lucia Poli tiene alta la verve sfoggiando la sua maestria nel gestire le battute ciniche e taglienti, alternandole a momenti di assoluta serietà introspettiva.

ph Maria Grazia Lenzini

Ne “L’intrusa” una donna è spaventata da una figura femminile che si nasconde in casa sua: solo un meticoloso studio del personaggio da parte dell’attrice e del regista Angelo Savelli può aver portato a una raffigurazione così puntuale di una persona affetta da demenza senile; assistere dall’esterno alla confusione di una signora che si ritrova vittima di prosopagnosia (l’impossibilità di riconoscere i volti) e disorientamento spazio-temporale consente il rispecchiamento e l’empatia nei confronti dell’innominata protagonista. Mentre lo spettacolo si dipana la mente traccia linee parallele fra la scena e la condizione di ciascuno di noi, ed è impossibile rimanere indifferenti di fronte alla progressiva dissoluzione dell’identità. Non è un caso che nei manuali di geriatria un consiglio pratico consista nel coprire o eliminare gli specchi dalle case delle persone affette da demenza: anche nello spettacolo lo specchio finisce in frantumi, come in frantumi è l’immagine stessa della persona che vede la propria vita e il proprio pensiero esplodere in miriadi di schegge insieme allo specchio devastato.

Lo spettacolo di Poli e Savelli si cimenta con efficacia e finezza nella rappresentazione del mondo interiore di chi ha avuto modo di accumulare una vita di esperienze e fa i conti con se stesso sfoderando ironia, disperazione e speranza.

L’INTRUSA

preceduto da È una bella giornata di pioggia

di Eric-Emmanuel Schmitt

con Lucia Poli

regia Angelo Savelli

produzione Teatro della Toscana

L’identità in frantumi raccontata da Schmitt. “L’intrusa” di Lucia Poli al Teatro di Rifredi


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