La terza età e il “Fondo Paradise”

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C’è un supermercato, ai piedi della collina dei Parioli – il ricco quartiere bene della Capitale – che, come molti altri, nella giornata di martedì pratica uno sconto del 10% agli over 65 ma ogni tanto, forse una volta al mese e forse non come tanti altri, applica a questa categoria di consumatori lo sconto del 20%.

In quei martedì speciali i corridoi del supermercato si affollano di nonne e nonni tanto che i carrelli non sostano mai e vengono attesi dai nuovi venuti all’uscita delle casse in una continua girandola di rotelle e monete da un euro che cessa solo a tarda sera.

Tra gli scaffali è come all’autoscontro di adolescenziale memoria: i canuti spingono i loro carrelli stracolmi di cibo urtandosi gli uni con gli altri, si tamponano, si incrociano, si guatano mandandosi silenziosi accidenti per l’ostacolo che gli altri costituiscono al loro procedere e se qualcuno si ferma per controllare qualche dettaglio del prodotto che ha intenzione di acquistare, viene rampognato rumorosamente. C’è chi cammina impettito come vestisse ancora la divisa passando in rivista i prodotti allineati sulle scansie; chi procede ingobbito dai troppi anni passati a leggere e studiare; chi cammina sghembo per l’artrosi; chi si appoggia al deambulatore a rotelle; chi è sostenuto sottobraccio dal badante. I clienti che non raggiungono il limite per lo sconto si allontanano di fronte a quella folla di capelli bianchi ben sapendo che l’attesa alle casse sarà prossima all’eternità anche perché, dai prodotti che passano sui rulli, è evidente che quella spesa è anche per nipoti e figli ancor impegnati nella vita lavorativa.

Quei martedì speciali offrono lo spaccato di quella che può essere la popolazione di una RSA, temibile acronimo per Residenza Sanitaria Assistenziale cui possono aggiungersi altri acronimi per destinazioni similari: RSSA – Residenza Socio Sanitaria Assistenziale; RAA – Residenza Alberghiera Assistenziale; RAF – Residenza Assistenziale Flessibile; RSA / A – Residenza Sanitaria Assistenziale Anziani. E non è una bella prospettiva.

Un insieme di soli anziani è oggettivamente triste, sia per chi lo guarda, che per chi lo vive in prima persona. Vi mancano la speranza, l’entusiasmo, la vitalità che solo i giovani sprigionano con la loro vivacità, il loro movimento, le loro voci. Quello della residenza per anziani non è un destino auspicabile, ma l’allungarsi della vita lo rende sempre più possibile, a maggior ragione per l’ingigantirsi delle solitudini nella terza età che sempre più aumenteranno per la mancanza di figli che assedia l’Italia.

E allora è forse meglio pensare a come migliorarlo il destino della RSA e, magari, renderlo talmente gradevole da finire con l’augurarselo.

In questa proiezione è evidente che il gruppo di anziani, almeno finché costituito da persone autosufficienti, non deve essere lasciato solo e relegato in una dimora solitaria, come avviene oggi nelle case di riposo, ma occorre che sia inserito in un ambiente ancora dinamico, vitale e operativo. È un risultato che potrebbe raggiungersi, per esempio, affittando collettivamente l’intero piano di un albergo e se l’operazione venisse riprodotta in una serie di città, potrebbe addirittura ipotizzarsi il periodico trasferimento del collettivo da una città all’altra e lo smembrarsi dei gruppi in modo da variare le compagnie così da realizzare una sorta di turismo permanente rallegrato da visite guidate a musei e luoghi d’arte o naturalistici con serate danzanti e d’intrattenimento.

Potrebbe obiettarsi che i costi non sarebbero più quelli delle attuali residenze per la terza età, ma può opporsi una serie di osservazioni utili a mitigare la contestazione. Innanzi tutto, il contratto alberghiero per un intero piano sarebbe continuativo e, quindi, si avvantaggerebbe dell’economia di scala; un ulteriore riduzione delle spese sarebbe data dalla permanenza nella medesima stanza delle stesse persone per un discreto periodo di tempo facendo venir meno la necessità dei cambi quotidiani di biancheria; inoltre, la presenza fissa di un certo numero di ospiti agevolerebbe la programmazione della ristorazione e assicurerebbe la continuità dell’ospitalità anche durante i periodi di minor afflusso turistico. Per altro verso, venendo provvisti di tutto, i pensionati potrebbero cedere quasi per intero i loro assegni periodici all’organizzazione e si potrebbe addirittura cedere ad essa la gestione degli immobili abitativi relitti per una loro più efficiente amministrazione locatizia generando, così, ulteriori proventi utili per integrare l’ammontare delle pensioni.

Del resto, vi saranno pensionati più dotati di patrimonio e altri meno ma, in definitiva, una volta che venga assicurata una quotidianità attiva ed interessante per tutti, perché continuare ad angustiarsi per le bollette e le tasse? Tanto vale che la gestione patrimoniale collettiva, affidata ad una medesima struttura, possa perequare la reddittività comune a tutto vantaggio della compagnia e della varietà degli orizzonti in una sorta di crociera perenne.

Chi potrebbe occuparsi di una simile organizzazione che pittorescamente chiamerei “Fondo Paradise”? Certamente una struttura di totale e assoluta affidabilità. Una fondazione potrebbe essere il soggetto giuridico adatto. Una fondazione bancaria? Sembrerebbe una buona soluzione, ma anche altre potrebbero essere proposte. In ultima analisi, si tratta di costituire un fondo per la gestione di patrimoni in modo uniforme e senza poterli disperdere, così da garantire agli eredi, in caso di dipartita del titolare, la restituzione del patrimonio affidato sia pure dovendo attendere la cessazione delle locazioni intraprese per la durata legalmente prevista.

Io credo che per un anziano, cenare in una sala frequentata anche da turisti indaffarati e talvolta unirsi a loro nella visita dei luoghi più importanti della città, sarebbe un buon modo per spendere gli ultimi anni di vita, almeno di quella ancora efficiente e salvo rinchiudersi nella RSA quando proprio non se ne può fare a meno. In ogni caso, sarebbe una soluzione preferibile al giocare all’autoscontro dei carelli tra gli scaffali del supermercato ogni martedì.


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