L’Italia che si è ritrovata, compatta, a Firenze non è solo l’Italia che combatte e combatterà sempre contro le squadracce fasciste, pronte a ricostituirsi ogni volta che si sentono protette, spalleggiate o coperte dal potere. L’Italia di Firenze è anche quella che si ritrova nella lettera della preside Savino e, soprattutto, nel rifiuto gramsciano dell’ ‘indifferenza’.
La faccia violenta dell’autoritarismo è, se ci si riflette bene, la meno pericolosa, perché si dichiara apertamente per quello che è e così è immediatamente riconoscibile. Tutti a condannarla, visto che è la Costituzione a pretenderlo? No, se poi si arriva all’assurdo che il ministro dell’istruzione invece di condannare quella, si schiera contro chi nettamente vi si oppone, proprio in nome dell’antifascismo su cui è stata costruita la Repubblica. Valditara si è così trasformato in un simbolo, più pericoloso delle stesse squadracce. Simbolo dell’assuefazione, degli ‘opposti estremismi’, di un governo che può permettersi di operare senza contrasti. Nelle sue parole c’è stata la stessa convinzione di chi vuole mettere il bavaglio all’informazione, di chi ha sostituito l’umanità con la richiesta di bloccare a tutti i costi alla partenza i disperati in fuga senza proporre nulla di seriamente alternativo, di chi usa la minaccia delle querele facili e temerarie, delle rettifiche ‘automatiche’, dell’inaccettabile attribuzione di colpa alle stesse vittime – bambini e genitori – del naufragio di Cutro.
Per qualcuna di queste scelte, tutte nettamente contrapposte allo spirito della Costituzione, c’è stata qualche conseguenza? Nessuna. Tutti ai loro posti. Da qui la necessità che da Firenze nasca una vera, profonda alleanza fra tutti i democratici. Un’alleanza di vigilanza e di rilancio che, oltre ad efficaci iniziative parlamentari si traduca in un ritorno alla partecipazione, all’incontro con i cittadini, unica strada per combattere lo spaventoso astensionismo delle ultime elezioni, quello che ha consentito alla destra di vincere e governare.
Il fascismo non ha più manganelli, camicie nere, olio di ricino, bastoni, ma se si nasconde dietro il doppio petto per ridurre i diritti politici e civili, va combattuto con la stessa determinazione di 80 anni fa. E l’inno sarà sempre lo stesso, inutilmente combattuto da chi vuole far dimenticare una storia eroica : “Bella Ciao”