Il 20 marzo del 1979, in via Orazio a Roma, veniva ucciso Mino Pecorelli, direttore del settimanale OP. A quarantaquattro anni di distanza da quel tragico giorno, esecutori e mandanti del delitto rimangono impuniti, avvolti nel fitto mistero che tuttora caratterizza gli anni di piombo. La stagione più cupa della storia recente, in cui le sorti del Paese furono in larga parte determinate da oscuri potenti e potentati: la loggia P2, i servizi deviati e quelli stranieri, i gruppi della destra neofascista, Gladio. Dalle pagine del suo giornale, Mino Pecorelli era intento a svelare le trame di questi apparati eversivi e lo ha fatto, coraggiosamente, sino al giorno in cui una pistola presa in prestito dall’armeria comune di Nar e Banda della Magliana ha messo a tacere la sua voce e la sua penna scomoda. La Corte di Assise di Perugia, nella sentenza con cui, nel 1999, fu affrontato per la prima volta il caso, ne ha delineato il profilo di “vero giornalista” che si adoperava ogni giorno per “cercare, conoscere e pubblicare notizie di interesse pubblico” perché nulla, per lui, contava più della “notizia”. Chi ha commissionato quell’omicidio eccellente ha voluto impedire, per l’appunto, che Pecorelli diffondesse apertamente, con le sue copertine e col suo stile graffiante, altre notizie sul sottobosco torbido della prima repubblica. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha onorato, negli ultimi anni, la memoria del giornalista molisano, ponendosi concretamente al fianco della sorella Rosita e di tutti i familiari nel loro incessante impegno per ottenere giustizia e verità. L’Ordine dei Giornalisti ha significativamente dedicato, nei mesi scorsi, una sala della nuova sede di Campobasso al nome di Mino Pecorelli. Grazie alla straordinaria inchiesta giornalistica di Raffaella Fanelli, la Procura di Roma ha potuto riaprire le indagini su questo delitto. La FNSI, tramite l’avvocato Giulio Vasaturo, ha contribuito al lavoro degli inquirenti indicando nuovi e promettenti spunti investigativi. “Non vi può essere alcuna distinzione ideologica o politica fra i giornalisti uccisi per il proprio lavoro”, ha ammonito più volte Giuseppe Giulietti, attuale coordinatore dei circoli di Articolo21, “ed è per questo che dobbiamo ritrovarci tutti uniti, al fianco di Rosita Pecorelli, perché i responsabili di questo crimine orrendo siano chiamati finalmente a risponderne in un Tribunale”.
(Nella foto Mino
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