BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

La banalità del male. Corsi e ricorsi mafiosi

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Preferibile alla caciara, un sabato sera davanti alla TV. Per vedere il capolavoro di Francesco Rosi “Salvatore Giuliano”; tra le tante storie siciliane del secondo dopoguerra, la storia del bandito di Montelepre. Proprio questa estate ci fermammo dinanzi al cortile del “ritrovamento” del corpo di Turiddu, a Castelvetrano. A quest’ultimo si aggiunge un altro ricordo personale, più antico. Sul finire degli anni ’70 uno spettacolo nella città di MMD, in un “circolo culturale” che si rivelò, molti anni dopo, una loggia massonica dove il “dominus” era Ciccio Messina Denaro, il padre. Con ogni probabilità recitai per i due mafiosi. Paradigma della inevitabile contaminazione mafiosa.

Il film, del 1962, risulta attualissimo, come i veri capolavori. Un rutilante B/N rimarca il dramma, con tre diversi toni, associati alle tre diverse epoche della storia, che in molto meno di un decennio racchiude secolari sventure. Giustamente i critici paragonano questo film a quelli di Ejzenstein. Ciò per quei critici per cui il grande regista russo non ha mai diretto nessuna “boiata”.

Purtroppo l’attualità del film è innanzitutto politica, con un avvicendarsi di luoghi e fatti che si ripetono ancora ai nostri giorni. Una mafia senza tempo. Come non farsi accapponare la pelle per vicende sempre identicamente uguali: La violenza come metodo di governo; lo stato che fa il doppio gioco; le stragi mafiose; i caffé alla stricnina; la scomparsa di memoriali e agende; le “mascariate” nei delitti, con il sistematico stravolgere del ”luogo del delitto”; lo stato che colloquia con la mafia (all’epoca perenne trattativa); i colletti bianchi contro i sindacalisti, uccisi; i massimi poteri dello stato che non rinnegano il loro passato; le verità, almeno doppie.

Nel film si cita un politico (l’ “avvocaticchio”) che prese e forse distrusse il memoriale di Giuliano. Era un politico che, negli anni ’30, non si iscrisse all’ordine degli avvocati perché antifascista. Negli anni del “compromesso storico” fu indicato come il mandante della strage di Portella della Ginestra. Anche in questo la storia politico-mafiosa si ripete. Speriamo di non dimenticare.


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