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Francesco Tolin e la Storia che (certe volte) si ripete

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Qualcuno se lo ricorda il caso di Francesco Tolin? Chi era? E’ stato il direttore responsabile del settimanale “Potere Operaio” e la sua storia assume particolare significato in tempi come questi, nel quali la libertà di espressione sta correndo rischi fortissimi. Correva l’anno 1969. Tolin fu  condannato a 17 mesi di reclusione senza condizionale. Questo intervento repressivo fu ritenuto di una gravità eccezionale poiché dalla caduta del fascismo non si era mai verificato che un cittadino fosse incarcerato per reati d’opinione.

“L’arresto e il processo per direttissima di Tolin, direttore responsabile di «Potere operaio», costituì, infatti, l’occasione per la presentazione di un duro documento, con cui alcuni esponenti di magistratura democratica stigmatizzavano gli orientamenti «repressivi», a loro dire, delle forze di polizia e dei settori più conservatori dell’ordine giudiziario, nel contrasto dei reati di opinione”, ha scritto in un articolo del 2012, pubblicato da Italia Oggi,, l’avvocato Francesco Staiano.

La vicenda provocò una scissione tra i giudici. L’assemblea nazionale di “Magistratura democratica” riunita a Bologna il 30 novembre 1969 approvò questo documento: “…di fronte ai ripetuti recenti casi che hanno messo in pericolo in vario modo la libertà costituzionale di manifestazione e diffusione del pensiero e hanno provocato allarme ed apprensione nell’opinione pubblica e nella stampa, la quale ultima ha giustamente rilevato che i provvedimenti adottati hanno creato un clima di intimidazione particolarmente pesante verso determinati settori politici ai quali sono perciò negate quelle libertà; esprime la propria profonda preoccupazione di fronte a quello che non può apparire che come un disegno sistematico operante con vari strumenti e a diversi livelli, teso a impedire a taluni la libertà di opinione, e come grave sintomo di arretramento della società civile; chiede che i poteri dello Stato, ciascuno nell’ambito delle proprie attribuzioni, si impegnino con decisione per rimuovere le origini di tale fenomeno, mediante riforme legislative (abrogazione dei reati politici di opinione) e cambiamento di indirizzo dell’azione svolta, con particolare riguardo all’attività di vigilanza della pubblica sicurezza sull’esercizio delle tipografie; chiede che l’associazione nazionale magistrati indica, nel più breve tempo possibile, un convegno nazionale per dibattere i temi di questo ordine del giorno”.


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