Non c’è bisogno di scomodare Gaber per rafforzare il concetto che la democrazia è soprattutto partecipazione. E in un momento in cui il bene del suffragio universale, conquistato con lotte faticose e lunghe, è gettato tra le cose vecchie dallo scoraggiamento di una parte troppo ampia di elettori, è bello vedere le piazze riempirsi di nuovo e tornare ad appassionarsi ai temi della democrazia e della difesa della Costituzione.
Firenze lancia segnali positivi anche per la presenza di molti giovani. C’è bisogno del loro entusiasmo, del loro desiderio di giustizia sociale. E della loro consapevolezza che la scuola è il luogo della cultura e della crescita. E’ il laboratorio della democrazia.
Anche per questo è necessario che la scuola torni ad essere una priorità politica, insieme al lavoro e alla sua sicurezza, alla sanità, alla lotta contro le diseguaglianze.
La piazza di Firenze ha detto questo. Insieme al rifiuto dei rigurgiti di violenza, delle nuove forme di fascismo organizzato, delle minacce, dei pestaggi. La scuola non può essere “afascista”, come qualche slogan politico suggerirebbe. La scuola deve essere antifascista come la Costituzione che regola la vita democratica della Repubblica. L’antifascismo è il rifiuto di ogni negazione della libera espressione del pensiero. Essere “afascisti” non ha alcun senso. Non può esistere equidistanza tra chi si impegna per una democrazia compiuta, da costruire giorno per giorno, e chi inneggia ancora a chi quella democrazia ha negato e cancellato.
Una scuola libera, di tutti e per tutti, non può essere che antifascista.
E’ decisivo in questo percorso il rifiuto di ogni violenza. La violenza non può appartenere al patrimonio culturale di chi è autenticamente democratico. Devono prevalere, sempre, il dialogo e le battaglie di civiltà. Nessuna indulgenza può essere concessa ai violenti. La manifestazione di Firenze ha detto anche questo. 40.000 persone hanno affollato le strade pacificamente.
Per questo forte richiamo alla pace hanno stonato alcuni striscioni e disegni apparsi nel capoluogo toscano nei confronti della Presidente del Consiglio Meloni e del Ministro dell’ Istruzione Valditara. Bene ha fatto chi li ha condannati. Perché vanno condannati, con fermezza. Il grande slancio ideale che la piazza ha espresso ha bisogno di messaggi e riflessioni forti e positive. E di condanne senza appello ad ogni forma di violenza, ovunque si manifesti.
E’ solo un primo passo quello di Firenze. Ma è stato compiuto. Adesso c’è da lavorare per ricostruire un tessuto di passione e di proposta.
C’è bisogno di nuove energie. C’è bisogno di partecipazione.