La decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere di sospendere le registrazioni del processo sulle torture nel carcere della stessa città non arriva in un momento qualsiasi, bensì quando si sta modificando la definizione del reato di tortura, già introdotto a fatica nel sistema delle leggi ordinarie. Nello Trocchia, il giornalista che per primo ha scritto del pestaggio dei detenuti e ne ha poi fatto un libro-verità che sembra parlare di un Paese sudamericano, offre uno spunto di riflessione aggiuntivo proprio sulla scelta dei giudici riferita a Radio Radicale, cui è, appunto, riferito lo stop.
“Oggi è stata presentata proposta in Commissione Giustizia per eliminare il reato di tortura che, in forma blanda, era stato introdotto nel 2017, ipotesi di eliminazione che avevo denunciato qualche mese intervistando sottosegretario Bignami. – dice Trocchia – si è arenata la proposta di creare strutture per fare uscire le madri con bambini dal carcere. C’è un disegno, il disegno di un Governo delle destre che nasce e si alimenta perché i governi di sinistra hanno fatto poco e niente. In questo disegno, che racchiude appunto un clima, c’è anche la decisione di sospendere la pubblicazione dell’ultima registrazione dell’udienza a carico degli agenti del pestaggio di Stato. E’ uno stop momentaneo che potrebbe diventare definitivo. E’ evidente che in questo modo non si tutela diritto di difesa ma si elimina il diritto di informare e il diritto dei cittadini ad essere informati”.
Radio Radicale sta seguendo questo processo come ha fatto con moltissimi altri, creando un archivio insostituibile della storia giudiziaria italiana. Perché dovrebbe mancare, proprio adesso, il processo sul pestaggio avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020 e per il quale sono stati rinviati a giudizio in 105? Perché l’accusa riguarda agenti della polizia penitenziaria? Perché si è trattato di tortura e negazione dei diritti civili? Perché è una grave smagliatura di Stato? Se così fosse, si insinuerebbe il dubbio che i cittadini non siano più tutti uguali davanti alla legge, se è vero, come pare dal codice, che tutti i processi nelle loro fasi pubbliche sono aperti a tutti. Tranne che ai giornalisti, si può aggiungere oggi.
La decisione del Tribunale casertano rischia di essere un pericoloso precedente. D’ora in poi ogni volta che il collegio di difesa riterrà “inopportuno” rendere noto ai cittadini cosa è accaduto in fatti penalmente rilevanti, otterrà di chiudere le porte ai giornalisti. Per quanto questa storia stia facendo rumore, non è una novità. Il 12 gennaio 2021 il Collegio giudicante aveva vietato riprese audio e video nell’ambito del dibattimento di “Rinascita Scott”, il secondo più grande processo contro la criminalità organizzata, che vede imputati mafiosi, politici, massoni e membri delle istituzioni davanti al Tribunale di Vibo Valentia e che il 9 maggio 2022 ha prodotto le prime condanne. I giornalisti furono poi ammessi, dopo l’intervento di Fnsi e Cnog, il 15 marzo 2021.
E’ davvero possibile pensare che in Italia ci siano processi di serie A, vietati alla stampa, e processi di serie B, con relativi imputati di serie C, aperti a tutti, compresi i giornalisti?
(Nella foto l’aula in cui si è tenuto il processo Rinascita Scott)