Cutro, per Antigone “non è con l’aumento delle pene che si affrontano le questioni sociali e umane”

0 0

Tra tutte le azioni che, all’indomani del naufragio di Cutro, il governo poteva intraprendere, quella dell’aumento delle pene per i cosiddetti scafisti è sicuramente la meno utile. Le pene non sono mai un deterrente. Lo abbiamo visto in tanti casi, anche recentemente. Negli anni della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, consumi e traffici non diminuirono, ma aumentarono esponenzialmente le persone detenute, con costi economici e sociali altissimi. E’ ancora meno un deterrente quando vogliono andare a colpire le catene ultime delle filiere criminali, persone – appunto i presunti scafisti – che accettano di mettersi in mare, su imbarcazioni di fortuna, rischiando a loro volta la vita, e che una volta arrivati sanno di poter essere tratti in arresto. Persone che non conosceranno in molti casi neanche una parola di italiano e non sapranno certamente se la pena che li aspetta possa essere di uno, cinque, dieci anni. E non si faranno probabilmente fermare da questa incertezza. Inoltre questo provvedimento andrà a colpire anche quelle persone che svolgono azioni di solidarietà nei confronti dei migranti. Persone che già oggi rischiano di pagare un prezzo molto alto proprio per queste loro azioni solidali e che, da domani, potranno incorrere in pene assurde e spropositate. Pene che minano la proporzionalità che un sistema sanzionatorio dovrebbe avere e che questo governo, per la seconda volta in pochi mesi, mette a repentaglio. La prima volta accadde con il decreto Rave su cui poi, infatti, ci fu un passo indietro.
All’indomani del naufragio di Cutro è stato arrestato un ragazzino di 17 anni. Ce ne sono diversi nelle carceri minorili italiane di giovani e giovanissimi che hanno questa accusa. Parlando con loro e con gli operatori che li seguono, resta in tutti l’impressione che siano ragazzi messi sulle navi dai loro genitori, con la speranza di costruire per loro un futuro, a cui, ad un certo punto, è stato affidato un timone. Ragazzi che nulla hanno a che fare con le organizzazioni criminali che speculano sulle speranze e la vita delle persone che migrano.
Il diritto penale, in uno stato autenticamente liberale, non può andare a rincorrere emergenze o pseudo emergenze. Deve invece essere uno strumento che si accompagna ad una lettura complessiva dei fenomeni, per i quali vanno cercate di volta in volta risposte sociali e umane prima ancora che penali.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21