Inaugurata la tredicesima edizione del Ca’ Foscari short film festival nell’affascinate auditorium di Santa Margherita, ex chiesa del secolo IX, scrigno d’arte per futuri artisti. Ai presenti sono giunti i saluti istituzionali del Prorettore al Diritto allo studio Elti Cattaruzza, dell’Assessore all’Università del Comune di Venezia Paola Mar e del Prorettore Vicario Antonio Marcomini, il quale ha detto ai presenti: “Lo Short è un punto di riferimento a livello internazionale che in tredici edizioni ha raggiunto un risultato rimarchevole. Il festival diffonde la cultura e la cultura è al di sopra delle parti, ma ciò non significa che sia inerte di fronte a ciò accade. La cultura contribuisce alla risoluzione dei conflitti.” Ha quindi dato la parola ad una rappresentanza della comunità studentesca ucraina che ha letto un messaggio per richiamare l’attenzione sul conflitto in corso, evidenziando l’ingiustizia della guerra perpetrata dalla Federazione russa nei confronti della popolazione ucraina.
A seguire l’atteso incontro con l’appena trentenne Rob Savage, regista britannico di successo. Savage si è raccontato dialogando con John Bleasdale, docente di Ca’ Foscari e critico cinematografico. Il regista, affermatosi come uno dei più interessanti dell’horror contemporaneo -con due lungometraggi acclamati dalla critica, Host (2020) e Dashcam (2021) e un terzo, The Boogeyman, sarà nelle sale a partire da giugno – ha detto di essere cresciuto in una famiglia operaia e di aver esordito trasformando un lungometraggio girato a diciassette anni con amici, quasi per gioco, in una brillante carriera. Inizialmente Savage si finanziava creando cortometraggi e video musicali. Quale esempio è stato proiettato quello realizzato per il brano Took Them Away di Dear Reader, che colpisce per l’intensità del colore e la disposizione di personaggi che appaiono quadri rinascimentali rivelando la stoffa d’artista. Savage ha affermato di essersi ispirato per quel video a Caravaggio.
Rob Savage ha poi precisato di essere cresciuto con il cinema horror, “forse una reazione ai miei genitori hippy,” ha aggiunto e di aver sempre voluto cimentarsi in questo genere. Tra gli altri, presentato anche il trailer di The Boogeyman, adattamento dell’omonimo racconto di Stephen King. A chi volesse percorrere la sua strada, il regista consiglia di cavalcare l’onda di media e social media, creando contenuti accattivanti: diventare virali è infatti una strategia chiave per “saltare la coda” all’interno dell’industria. Infine, ritiene essenziale circondarsi di persone propositive e brillanti: mettere da parte il proprio ego e ascoltare gli altri aiuta a migliorare.
I primi corti in concorso
La giornata si è conclusa con la proiezione dei primi sei cortometraggi del Concorso Internazionale. Di cui diamo qui una sintesi:
Commuove “Bloody Gravel” dell’iraniano Hojat Hosseini che ha saputo condensare la drammaticità di chi è obbligato a migrare. Una coppia di giovani fugge dall’Afghanistan attraverso il confine iraniano affidandosi a due trafficanti. Lei porta in grembo un bambino non pianificato e per paura vorrebbe tornare a casa, lui le ricorda i rischi che correrebbe qualora rientrassero. Lungo la faticosissima strada, la donna entra in un travaglio così doloroso da costarle la vita. Stroncato dal senso di colpa il padre fugge. Cosa sarà di questo bambino? Un gesto imprevisto, suggerisce che l’esistenza può stupirci con le sue istintive soluzioni, persino nelle situazioni più disperate e violente.
In NOT FOR SALE di Alejandro Sanchez il tema è la perdita del lavoro, ironizzando sul fatto che chi ha tanti soldi spesso non ha cultura. Racconta di un gruppo di dipendenti furiosi con lo spietato manager che ha dichiarato bancarotta buttandoli sulla strada, i quali organizzano una finta vendita d’arte per truffare l’arrogante imprenditore contando sulla sua ignoranza. Riusciranno, con questo espediente, a rifarsi dell’avidità del padrone?
“Tear off “ è un film d’animazione che mette in risalto la lotta di una giovane ape nel suo alveare. Impliciti i rimandi alla nostra specie: parlando del mondo animale, di cui siamo parte, il corto evidenza il flusso della vita in un ambiente globale. Un’ ape operaia ferita, precipita nei meandri più oscuri dell’ alveare, dove incontrerà un calabrone, pronto a distruggere lei e il suo mondo. La capacità narrativa degli autori sta nell’aver saputo figurare le vicende della protagonista in un crescendo di suspense che imprimono a quelle degli insetti un valore universale.
“ Duas in punto” è un documentario dedicato a Maruxa e Coralia Fandiño Ricart , due sorelle vissute a Santiago de Compostela a cavallo tra la guerra civile spagnola e la dittatura franchista. Ridotte in povertà e perseguitate per i loro ideali anarchici, a lungo dimenticate, il loro posto nella storia torna a essere in primo piano grazie a racconti come il corto di Uliane Tatit che immortala, in maniera personalissima, un pellegrinaggio a Santiago che ha per meta le sculture di Maruxa e Coralia.
Salome Kintsurashvili è erede della scuola di quel cinema russo che cerca il racconto nelle espressioni esaltate dai silenzi. Il contesto sociale è quello degli immigrati georgiani in Russia, che per la regista ha radici autobiografiche. In “Runaway “la vita di un bambino di dieci anni e il suo rapporto con un ospite misterioso nel locale di ristoro gestito dalla sua famiglia – ospite il cui arrivo è supportato da mazzette rifiutate da suo padre – diventa simbolo del contesto educativo in cui alcuni ragazzi si trovano a crescere. La madre dice che suo figlio è ancora un bambino, ma la sua può chiamarsi infanzia?
“Rozkwit Zimowy “del polacco Ivan Kuprenikov parla di un futuro ipotetico, in un mondo distrutto da una catastrofe ecologica. Un mercenario si muove in un campo isolato per compiere l’ ultima missione. Ma la realtà non è prevedibile e i suoi piani saranno stravolti da un segreto inaspettato. L’opera stimola riflessioni su questioni presenti.