BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Benvenuti nell’aula studio “Mario Paciolla”!

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La canzone dedicata a Mario Paciolla dice: “Sto sempe ’ccà”, e in effetti, l’emozione palpabile delle occasioni in cui si parla di lui, per l’energia positiva che genera il suo ricordo e quello della sua attività danno questa percezione. Ora un altro segno, indelebile, di una presenza, della speranza nella verità e nella giustizia, del sentimento di chi ha conosciuto, di chi lo ricorda e di chi lo ha apprezzato e lo riconosce come esempio positivo di un impegno per il mondo, è visibile, per sempre, grazie a una iniziativa semplice, istituzionale e di grande valore: l’aula studio di Palazzo Giusso, storica sede dell’Università Orientale di Napoli, è stata intitolata a Mario Paciolla, ex studente dell’ateneo, cooperante ONU, morto in Colombia.

Un passo avanti nel percorso di impegno collettivo, che vede insieme studenti universitari, amici di Mario, associazioni come Articolo21, il Sindacato dei Giornalisti della Campania, la Fnsi, ormai parte di una famiglia allargata che diventa più grande e più salda lungo il cammino, che abbracciata e affianca i genitori di Mario, Anna e Pino. La meta è sempre la stessa, nonostante le difficoltà: la non archiviazione, la verità e la giustizia per una morte classificata troppo frettolosamente come suicidio, ancora oggi, nonostante ci siano elementi che descrivano una storia totalmente diversa, quella di un omicidio.

E’ forte la necessità di ridare dignità a un ragazzo, un italiano che per la comunità internazionale, per nostro conto, si stava prendendo cura di un pezzo di mondo e dei suoi bisogni a tutela dei diritti umani. “Grazie perché ci sentiamo sostenuti” afferma la madre di Mario, Anna Motta, che – con il tono pacato di sempre e una forza straordinaria – non può fare a meno di osservare che “la questione di Mario pare un po’ relegata alla Campania. Non sappiamo perché a livello nazionale non si parli del caso di Mario”. “Mario era un cooperante dell’ONU. E fondamentale che l’ONU tuteli la vita di questi ragazzi. L’ONU come le altre organizzazioni e i governi. Non è possibile che questi ragazzi partano per mettere a disposizioni le loro competenze, si adoperino per un mondo migliore e poi non tornino nei loro Paesi. La loro perdita è un danno, non solo per le famiglie che hanno un dolore incommensurabile, ma penso per tutta la società. Non sono casi da insabbiare. Quello di Mario non è l’unico caso – ha concluso la signora Anna – ed è fondamentale il sostegno di tutti. E’ in corso una petizione, a chi non l’ha ancora fatto chiediamo di firmarla. C’è anche un link, da utilizzare per testimonianze, vi pregherei di condividerlo, perché per quanto il mondo possa essere grande, talvolta può essere anche molto vicino”.

Il link è www.marioveritas.org, è una piattaforma dove si può testimoniare in anonimato, la petizione è su Chang.org.

Dalla volontà di mantenere viva la memoria e contrastare il meccanismo perverso del silenzio e della dimenticanza, che riguarda anche altri italiani che attendono verità e giustizia, è nata l’idea di ricordare Mario in un luogo che ha vissuto e in cui si è formato. Quella dell’Orientale, a Napoli, è stata una cerimonia intensa e piena di emozione: prima la targa scoperta dal Magnifico rettore, Roberto Tottoli e dalla Presidente del Consiglio degli studenti Yle D’Angelo; la scritta che risalta sulla piastra lucida dorata: Aula Mario Paciolla – 28 marzo 1987-15 luglio 2020 – studente, giornalista, attivista, poeta ribelle e anima meravigliosa”. Dopo, un breve incontro nell’aula 2.0 alla presenza dei genitori di Mario. Il ricordo e le riflessioni di studenti, professori, del Collettivo “Giustizia per Mario Paciolla, del Comune di Napoli, di Link Napoli – Sindacato Universitario. E poi, prima della proiezione del documentario “Come Fuoco” per la regia di Salvatore De Chiara, la nuova versione della canzone “Sempe ‘ccà”, di Valerio Bruner e Alessandro Liccardo, parte in napoletano e parte in spagnolo, che segna in qualche modo un nuovo punto della battaglia gentile, mai urlata – come sottolineato durante gli interventi, per chiedere di non archiviare e di arrivare a verità e giustizia.


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