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21 anni fa moriva Raffaele Ciriello. Ancora ignoti i responsabili. La sua testimonianza vive ancora

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21 anni oggi. Il 13 marzo del 2002 moriva Ascanio Raffaele Ciriello: fotoreporter e blogger di guerra, lucano d’origine (il suo paese era Ginestra), venne ucciso dall’esercito israeliano in Cisgiordania. Raffaele stava raccontando gli scontri tra soldati delle Forze di Difesa Israeliane e i miliziani palestinesi durante la seconda intifada. Un carro armato israeliano esplose contro di lui sette proiettili. Cinque gli furono fatali.

Raffaelle era laureato in Medicina ma dedicò tutta la sua vita a quella che per lui era più di una passione, era una missione:  la fotografia. Cominciò a fare il fotografo nei primi Anni Novanta, lavorando per la rivista Motociclismo. Poi,una rapida carriera che lo portò come fotoreporter di guerra freelance in Somalia e in varie altre parti del mondo, anche come collaboratore del Corriere della Sera. Nel 2002 aveva appena 42 anni.

Esiste una testimonianza rimasta intatta e a disposizione di tutti noi. Si tratta del sito di Raffaele, raffaeleciriello.com, e delle sue ‘’cartoline dall’inferno’’.

Una cartina geografica segna in rosso i territori, difficili, che Raffaele ha raccontato, attraverso le parole e gli scatti fotografici. Dalla Sierra Leone al Rwanda, dalla Somalia all’Afghanistan. E poi Iran, Eritrea, Kosovo.

Dopo 21 anni non è stato ancora messo un punto di verità sulle responsabilità che hanno causato la sua morte, avvenuta ‘’per mano di ignoti’’.

’Per aver sopportato con me le buche di quella pista africana che non finiva più e per aver diviso il filo d’acqua regalato dal rubinetto di una sgangherata locanda afghana. Per lo sguardo che ci siamo scambiati salendo su quell’elicottero tenuto assieme dalla vernice e per la delusione di quell’intervista negata all’ultimo momento. Per quell’aereo mai partito e quel tassista atteso invano. Per quella marcia di ventidue ore e per l’abbraccio che ci siamo scambiati quando già ci davano dispersi. Per le levatacce sotto quei cieli di piombo e per i rientri a notte fonda nell’ oscurità complice di un coprifuoco allegramente ignorato. Per le serate senza cena senza luce. Solo due chiacchiere sempre le stesse. Domani, forse ci riusciamo, chissà. Per queste volte, e per quelle che verranno’’   Raffaele Ciriello


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