Un’altra narrazione della guerra e della pace è possibile, con altre parole, immagini, concetti. Se ne è parlato al corso-convegno organizzato da Articolo 21 per questa mattina, a poche ore dall’inizio della marcia straordinaria della pace. E’ stata un riflessione a tutto tondo sulle parole della guerra messe a confronto con le parole di Papa Francesco e la si è fatta per la prima volta dall’inizio del conflitto in Ucraina in un dibattito corale tenuto insieme con la “solita” passione di Beppe Giulietti che insieme al nostro direttore Stefano Corradino ha coordinato i lavori, cui hanno preso parte anche i ragazzi del Liceo Properzio e i giovani ospiti della cooperativa Auxilium. “C’è bisogno di quell’impegno quotidiano che mette in campo Articolo 21, ci stiamo battendo qui, e non solo, affinché sul tavolo ci sia realmente il tema della pace”, ha detto all’inizio del corso il Presidente di Articolo 21, Paolo Borrometi. I primi saluti di Giulietti sono stati per i giovani presenti nella sala della Conciliazione di Assisi, che ha ospitato, il corso. “Se fossi io a scegliere, a scuola leggerei Fratelli Tutti insieme alla Costituzione”, ha detto Giulietti. Per Massimiliano Cinque, Presidente dell’Associazione Stampa Umbra, “anche questa iniziativa dimostra la capacità di questa regione di fare iniziative di grande spessore”, ricordando poi il “valore straordinario dei colleghi che raccontano le guerre”. A spiegare il significato della marcia notturna per la pace è stato Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore: “Questa notte non cammineremo solo per tutti coloro che stanno nell’inferno della guerra in Ucraina, perché di inferno si tratta. No, il nostro pensiero va anche a ciò che sta succedendo in Terra Santa e in tutte le altre guerre del mondo. Ci hanno chiesto: perché marciare di notte, che significa? Non è una bravata
marciare di notte in inverno. No, vuol dire mettere in gioco la propria inquietudine e significa anche che dobbiamo prenderci cura della realtà”.
“La marcia di notte è un percorso folle ma necessario. In questo momento rivesto il ruolo di sindaco di Assisi ed è un ruolo nel quale non ci si sente mai appropriati, abbiamo inserito la pace nei regolamenti della Provincia perché il concetto di pace deve stare ovunque. La soluzione alla guerra qual è? E’ solo una: pace a tutti i costi, diplomazia a tutti i costi. Dobbiamo scendere in piazza per gridarlo, le guerre nel mondo sono in aumento. Non si fa la pace vendendo le armi, come si fa a fare la pace armando e sparando?”, è stato il monito della sindaca di Assisi Stefania Proietti. Subito dopo Giulietti ha ricordato le “altre guerre” dimenticate in corso nel mondo. In un contributo video la giornalista Tiziana Ferrario ha affrontato il tema dell’informazione al tempo della guerra e quello della censura, applicata dall’Ucraina su alcuni giornalisti italiani “sgraditi”. Padre Antonio Spadaro, nella relazione centrale del convegno è entrato nel campo delle “motivazioni che ci spingono a scrivere i nostri pezzi, e ad andare oltre il rumore e la complessità” come ha invitato a fare il Papa. “I livelli di riflessione che Francesco ci propone sono molti. ha detto Spadaro – Il primo: solo ascoltando con il cuore possiamo andare oltre le apparenze”. Una narrazione sentimentale dunque, che vada oltre la narrazione canonica. In fondo è il concetto ribadito da Riccardo Cristiano che ha riportato i riflettori su un’altra guerra quella in atto in Siria, dove “si è esercitata la crudeltà contro la popolazione musulmana dissidente, vittima di efferate crudeltà al punto da arrivare a cifre abominevoli, 4 milioni di profughi sotto il terremoto!”. A seguire l’intervento di Padre Enzo Fortunato che annunciato una nuova missione in Ucraina insieme alla Federazione Italiana Gioco Calcio per fare visita e aiutare 12 orfanotrofi e incontrare i bambini “che nonostante tutto continuano a sognare”. “E’ stata un’idea geniale la marcia di notte, la notte è il simbolo del buio ma è anche il momento del sogno, la guerra non deve assolutamente oscurare i sogni. Dobbiamo dire: noi continuiamo a sognare un mondo di pace”, ha detto Padre Enzo, portando poi al tavolo dei relatori una giovane profugo che ha testimoniato il suo sogno, quello di fare il giardiniere. “Ora sono qui e faccio il giardiniere”.
Per Roberto Natale, di Articolo 21, è fondamentale “ripartire dalla carta di Assisi che firmammo a febbraio 2020, prima della pandemia, prima di questa guerra eppure già conteneva tutto, qui oggi sono emersi elementi buoni per fare delle integrazioni; quella, lo voglio, ricordare, non è una carta scritta per i giornalisti ma per tutti. E’ importante non pensare di essere il centro del mondo. Faccio qui un riferimento anche al servizio pubblico e penso allo spot che sta andando in onda in cui si invita a raccontare l’Italia al mondo. Aggiungiamo: raccontiamo il mondo all’Italia”. Poi Natale ha invitato tutti a programmare di portare la Carta di Assisi in Europa, nel nome di David Sassoli, “persona sgradita al regime russo, prima che tutto questo accadesse”.
Moltissimi i contributi della mattinata, da quello di Vittorio Di Trapani, il primo da neo Presidente della Fnsi, che ha sottolineato il “grande lavoro fatto dai giornalisti, dai colleghi che ci raccontano la guerra e questa guerra ci sta dicendo anche quanto conta la libertà di espressione, quanto conta ovunque, pure in Europa”. Per Carlo Bartoli , Presidente del Cnog, devono essere ricordate tutte le guerre in corso nel mondo, anche lì dove non sono state espressamente dichiarate. Enzo Nucci, con la sua grande esperienza delle guerre in Africa, ha ribadito l’importanza di resoconti umani e riportino in primo piano le persone, mentre Angelo Chiorazzo, ha raccontato la rilevanza di aiutare colori che lasciano i teatri di guerra sopravvivono e “continuano a sognare la pace”. Tutto ciò va inserito in un contesto di dialogo e di rispetto, come ha ricordato Piero Damosso .
La chiusura della giornata è stata affidata a Vincenzo Vita di Articolo 21 che ha non ha mancato di ribadire l’importanza di un racconto a tutti tondo sulle guerre e dunque l’insidia rappresentata dal controllo dei giornalisti sul posto, oltre che dalla ‘mania’ del controllo in generale per arginare l’informazione. A questo proposito ha ripercorso la vicenda emblematica di Julian Assange. Di guerre ovunque e poco raccontate ha parlato Ahmad Rafat che ha invitato a puntare i riflettori su quanti sta accadendo in Iran dove “Governo è in guerra contro la popolazione e dove vengono utilizzate armi da caccia contro i manifestanti, molti dei quali sono ridotti alla cecità”. nel corso dei lavori sono stati trasmessi i contributi video di Antonella Napoli, Nello Scavo e Angela Caponnetto.