Lo sciopero dei giornalisti del Gruppo editoriale Gedi ha innescato una riflessione sullo stato dell’editoria in Italia e in particolare su quella giornalistica. Tra i tanti problemi da risolvere con urgenza, tre intaccano pesantemente la credibilità dei giornali, ai minimi storici in Italia.
Il primo nodo riguarda la sostenibilità dei giornali. Si tratta di realtà culturali, e quindi da finanziare anche con soldi pubblici, o devono confrontarsi al 100% con il mercato?
Il secondo nodo è la Querela temeraria, cioè la possibilità di portare in Tribunale il giornalista (ad esempio per diffamazione) pur non avendo la piena convinzione di vincere la causa. Viene utilizzata come “deterrente”, anche se la parola giusta sarebbe “intimidazione”. Quanto influisce sulla libertà di stampa e perché la riforma ha tempi così lunghi?
Il terzo nodo ha a che fare con la pubblicità. Gli editori quotidianamente ricevono proposte di redazionali a pagamento da parte di agenzie pubblicitarie, con il vincolo di non menzionare la natura degli stessi. Questi articoli si vedono anche su testate importanti. Quanto male fanno ai giornali e alla professione giornalistica?
Riguardo al primo nodo, in linea teorica si potrebbe anche essere d’accordo con il finanziamento pubblico, riconoscendo ai giornali un valore importante per la democrazia, sancito dalla Carta costituzionale. Ma poi succede che ci troviamo con testate che nessuno o pochi leggono ma che grazie alle giuste entrature vengono finanziate dallo Stato.
Riguardo il secondo nodo, la Querela temeraria, il Parlamento fatica a legiferare e se ne intuiscono i motivi: perché mai il politico dovrebbe rinunciare a uno strumento che esercita pressione psicologica sui giornalisti e quindi sostanzialmente un controllo dell’informazione?
Infine il terzo nodo. L’Ordine dei giornalisti sanziona pesantemente la pubblicità camuffata ma non ha ancora elaborato una piena consapevolezza su cosa fare quando, ad esempio, la reclame non è evidente nel testo, ma presente in una pagina di destinazione esterna al giornale, tramite un link.
Il ritardo nel risolvere questi tre problemi allontana dalla professione persone intellettualmente oneste e nel 2022 ha posto l’Italia al 58° posto nella classifica annuale che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 Paesi del mondo. Una classifica che ci vede retrocedere di ben 17 posti rispetto al 2021.