A tre anni di distanza dall’arresto al Cairo di Patrick Zaki, Amnesty International Italia è tornata ancora una volta a manifestare di fronte all’ambasciata d’Egitto per chiedere la fine della lunghissima e crudele persecuzione giudiziaria cui lo studente egiziano dell’università di Bologna è sottoposto.
Il 7 febbraio 2020 Patrick, in arrivo da Bologna, fu atteso invano dai suoi familiari fuori dall’aeroporto del Cairo. Ricomparve il giorno dopo, agli arresti. Da lì, prima a Mansura e poi al Cairo, iniziarono 22 durissimi mesi di carcere preventivo. Poi, nel dicembre 2021, la scarcerazione e un nuovo capitolo della sua odissea: un processo interminabile, per il reato inesistente di diffusione di notizie false.
Tre anni di vita congelata, di studi interrotti mentre nel mondo accadono cose epocali e il difensore dei diritti umani Zaki è costretto a vederle e a commentarle attraverso lo schermo e la tastiera di un telefonino o di un computer. La prossima udienza è fissata per il 28 febbraio. La speranza è sempre la stessa: che il processo termini presto e bene, con l’assoluzione di Patrick e la fine dell’arbitrario divieto di viaggio cui è sottoposto, il motivo per cui il ritorno nella sua Bologna si fa ancora attendere.
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