L’inizio di un percorso di conoscenza dell’intelligenza artificiale, di ChatGPT, nelle sue diverse versioni per comprendere gli effetti che il suo utilizzo avrà sul lavoro giornalistico, ma non solo. Queste le linee guida del corso “L’intelligenza artificiale che fa paura – Gli effetti sull’informazione che verrà” organizzato da Articolo 21 presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Ad introdurre i lavori, coordinati dalla portavoce nazionale di Articolo 21, Elisa Marincola, è stato il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso che ha sottolineato come “l’arrivo e l’uso di ChatGPT ci impone di darci delle regole”. “Noi non rifiutiamo le tecnologie – ha aggiunto Lorusso – anzi questa può essere un’occasione di discussione e riflessione ma bisogna conoscerle darsi delle regole, cercando di non arrivare tardi”.
Per Renato Parascandolo, tra i promotori del corso, l’analisi di ChatGPT “è l’occasione per iniziare un lungo discorso poiché l’intelligenza è approdata tra i ‘lavoratori della mente’. Possiamo dire che una macchina può fare un giornale basato sulla pubblicità, tuttavia il giornalista ha la capacità di mettere insieme i dati, ha un suo spazio dunque anche nella fase in cui ci sarà largo uso ChatGPT, l’importante è mettere insieme tutte le informazioni su questa nuova realtà. Mettendo insieme tutte queste cose che sono già una realtà”.
“ChatGPT è in grado di creare, contestualizzare e interpretare criticamente i contenuti proposti, e di intrattenere un dialogo serrato con l’interlocutore. Ci si interroga sugli effetti che questa evoluzione. L’uso di Gpt implica una riqualificazione complessiva dell’informazione. – ha sottolineato Gino Roncaglia, docente di Editoria digitale e Informatica umanistica all’Università degli Studi Roma Tre – Si è parlato di sistemi capaci di produrre notizie false a comando, della capacità di scrivere notizie false, tipo un saggio sull’elettricità nel Medioevo, esperimento effettuato col risultato di avere avuto una notizia falsa ma plausibile. Certo, siamo davanti a sistemi sofisticati e non sappiamo fino a quando riusciremo a controllare il risultato degli input che vengono forniti ai sistemi di intelligenza artificiali”.
Fabio Ciotti, docente di Teoria e critica computazionale della letteratura all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, nella sua relazione sulle evoluzioni del GPT ha ricordato come le sperimentazioni sull’intelligenza artificiale nasce con il computer. Spesso diciamo che siamo davanti alla prima rivoluzione che può sostituire il lavoro intellettuale. E’ davvero così? Se ci riferiamo nello specifico al lavoro dei giornalisti dobbiamo spiegare che ChatGPT per i prossimi 10 anni non potrà entrare nelle redazioni, perché per l’addestramento ci vogliono tre mesi di lavoro di un parco di macchine che consuma la stessa quantità di energia di una metropoli, è costoso e impegnativo. In più le macchine non riescono a seguire la contemporaneità, questo perché il funzionamento di queste macchine richiede un processo di apprendimento lungo, costoso e complesso”.
La conclusione dei lavori è stata affidata a Vincenzo Vita, giornalista e Presidente dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. ” Siamo davanti ad una rivoluzione, non vi è dubbio. – ha detto Vita – Peraltro si è alla vigilia del congresso della Fnsi, dove sono certo verrà affrontato anche questo tema e il suo impatto sui contratti. E’ importante che si discuta di tutto ciò. In questo momento mi sembra di assistere a quanto accaduto con l’avvio di internet, quando ancora non era un fenomeno di consumo di massa. Ci si sta ponendo anche il problema normativo e devo dire che l’Unione Europea ha cambiato rotta con regolamenti di grande interesse. Esiste un libro bianco sull’intelligenza artificiale che può essere un testo di riferimento nella discussione sull’intelligenza artificiale e include la valutazione di diversi gradi di rischio. Mi pare un buon punto di partenza”.