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Neofascismi e indifferenza

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E’ tutto molto semplice. Esiste dalla fine della guerra in Italia un neofascismo ambiguo e strisciante, che nega di esserlo per poter continuare ad esistere, che usa simboli e metodi inequivocabili comprese le intimidazioni e il pestaggio. Ultimo esempio quello del liceo di Firenze. E’ un neofascismo organizzato in varie forme e che ha avuto rappresentanza parlamentare, che si alimenta di ideologie xenofobe e razziste, che fa proselitismo persino negli stadi di calcio. Quando si manifesta e provoca la giusta reazione democratica utilizza il suo classico strumento di difesa: rovesciare la realtà, accusare chi mantiene alta l’attenzione di vedere fantasmi. Il fascismo non esiste, dicono.

I nostalgici del passato vivono in democrazia. Quella democrazia che non amano ma grazie alla quale possono esistere. Il contrario delle dittature. La democrazia è un giardino delicato i cui fiori hanno bisogno di molta cura. Non è data una volta per sempre. Va conservata e alimentata. Con la cultura della libertà, soprattutto. Il primo luogo di cultura è la scuola. E’ nella scuola che si diventa cittadini, prima che lavoratori. E’ nella scuola che si sviluppano il senso critico e la coscienza civile. E lì che si apprendono le basi della democrazia. E della storia. E così una dirigente scolastica, interpretando con consapevole pienezza il suo ruolo, scrive una lettera ai suoi studenti dopo il pestaggio squadrista. Un richiamo forte ai valori e al rifiuto della violenza.

Il fascismo”, scrive Annalisa Savino “ non è nato con le grandi adunate di migliaia di persone. E’ nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.”

L’indifferenza. Tema centrale e causa dei momenti più bui e scuri della storia dell’umanità. Quell’indifferenza sulla quale contano molto i neofascisti per continuare ad esistere.

Quell’indifferenza che ha fatto sì che il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara tacesse sul pestaggio. Ma che non ha impedito allo stesso Ministro di contestare la professoressa minacciando sanzioni nel caso avesse persistito con le sue argomentazioni. Anziché elogiarla sottolineando quel “merito” che l’attuale Governo ha voluto aggiungere alla definizione di Ministero dell’Istruzione.

E’ tutto molto semplice.

(Nella foto un’immagine del pestaggio)


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