Il Centro Astalli esprime profondo cordoglio per le decine di vittime del naufragio al largo della Calabria.
Dolore e sgomento nell’apprendere che su una vecchia barca di legno sono state stipate 250 persone in fuga da Iran, Afghanistan e Pakistan. Si tratta di Paesi senza libertà, democrazia e pace.
Le istituzioni nazionali e sovranazionali non rimangano ferme davanti a questa tragedia.
Il Centro Astalli chiede:
- un’operazione ampia, strutturata di ricerca e soccorso in mare che metta in salvo vite umane;
- l’attivazione immediata di canali umanitari dalle principali aree di crisi;
- l’apertura stabile e proporzionata di vie di ingresso legali come visti per lavoro e nuovi criteri che amplino i ricongiungimenti familiari.Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “Lasciar morire in mare è inaccettabile. La politica, di qualunque orientamento, non può non agire per salvare vite umane.Purtroppo le politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee degli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato di essere fallimentari, inutili e di favorire il traffico e la tratta di esseri umani.
Le migrazioni non si possono fermare ma si devono gestire. In questo il diritto internazionale e la nostra Costituzione indicano l’unica strada percorribile: accoglienza, protezione e tutela dei diritti umani per ogni essere umano”.