BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

L’informazione è un bene tutelato dalla Costituzione. Per i 60 anni dell’Ordine ricordati i 31 giornalisti uccisi e quelli minacciati

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Il bene dell’informazione “gode di esplicita tutela costituzionale. L’art. 21 della Carta”, nell’affermare che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, questo riguarda ogni cittadino, sottolinea il valore della stampa come mezzo, indicando che “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Lo ricorda il
presidente Sergio Mattarella nel messaggio inviato in occasione dei 60 anni dell’Ordine dei Giornalisti, ai quali è stato dedicato l’incontro, ’60 anni dell’Ordine, le sfide del futuro e il dovere della verità’ alla Biblioteca Nazionale di Roma, “Le aggressioni, le intimidazioni” di cui il lavoro dei giornalisti “è ancora, talvolta, oggetto “sono intollerabili per la Repubblica – aggiunge il presidente -. I giornalisti hanno una responsabilità enorme”, accentuata “dalla moltiplicazione delle fonti di informazione offerta dalla rivoluzione del web”. La mattinata riserva anche un momento molto emozionante, con l’omaggio ai “31 colleghi che hanno pagato con la vita il loro impegno per raccontare verità nascoste o scomode” dice il presidente dell’Ordine Carlo Bartoli. Un elenco di nomi letti uno per uno, che comprende, fra gli altri, Mauro de Mauro, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Walter Tobagi, Graziella De Palo, Marco Luchetta, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Maria Grazia Cutuli, Enzo Baldoni, Vittorio Arrigoni, Andrea Rocchelli e Simone Camilli. “L’Italia detiene un triste primato in Europa – osserva Bartoli -. sono 22 i giornalisti che per poter lavorare sono costretti a vivere sotto scorta”. Fra i temi degli interventi, anche le altre minacce alla professione, dalle querele bavaglio all’alta precarietà; la battaglia contro la disinformazione online e un nodo di grande attualità, l’uso delle intercettazioni: “Se un giornalista pubblica una notizia riservata su un’indagine giudiziaria la colpa non è del giornalista che non va incriminato ne’ censurato – sottolinea il ministro della Giustizia Carlo Nordio -. La colpa è chi consente la diffusione di queste notizie e non vigila abbastanza”. La stampa libera “è una delle colonne della democrazia. Deve coniugare la sua prerogativa con il rispetto della dignità e della libertà dei cittadini”. L’ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick è convinto che “le intercettazioni siano indispensabili, sono consapevole che nessun cronista sia insensibile di fronte alla possibilità di ottenerle, sono preoccupato per il loro abuso”. Sulle intercettazioni “esiste già una legge che deve essere applicata con maggiore attenzione dalla magistratura ma siamo aperti al confronto – spiega il presidente dell’Odg Bartoli – stimolando i colleghi a un vaglio più attento”. Intanto il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto propone di “scrivere insieme delle regole che oggi possano aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra cittadino, informazione e giustizia”.
Per Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio sostenere l’informazione “è un nostro dovere. Lo facciamo con i contributi diretti e indiretti e lo faremo con la revisione dei contratti per l’attribuzione dei servizi alle agenzie di stampa”. Occorre un nuovo patto sociale tra istituzioni e giornalisti, editoria e mercato” sostiene in un videomessaggio Pina Picierno vicepresidente del Parlamento Europeo. Ad arricchire l’incontro anche le voci di giornalisti ‘sul campo’, come Nello Scavo, che vive sotto scorta dopo le minacce ricevute dai trafficanti libici, che evidenzia il coraggio di alcuni colleghi più giovani e meno garantiti in teatri di guerra: (“L’assicurazione per un giornalista in Ucraina costa circa 9mila euro a settimana, molti scelgono di
rischiare”). Per Andrea Luchetta da poco tornato proprio dall’Ucraina (è figlio di Marco Luchetta, ucciso mentre era inviato in Bosnia nel 1994) “è fondamentale raccontare l’impatto della guerra sulla vita delle persone oltre che sulla società”. Infine la freelance Sara Lucaroni , affronta tra i vari punti, le criticità per chi svolge la professione senza essere garantito da una testata, soprattutto quando si ricevono querele temerarie, “di fronte alle quali, molti colleghi – sottolinea – smettono di scrivere”.
(Ansa)


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