Elezioni regionali,due giorni dopo. Si fa presto a dire astensionismo, astenuti , quasi fossero categorie astratte e poi passare ai brindisi, all’euforia. . Guai a soffermarsi su quel dato marginale, si rischia di rovinarsi la vittoria, o anche la consolazione della sopravvivenza. Quasi che loro, gli astenuti, peggio se astensionisti oramai di mestiere, non fossero persone in carne ed ossa, ma fantasmi che appaiono e scompaiono, senza traccia lasciare. Quasi che non rientrassero a pieno titolo in quel concetto di “popolo sovrano” che colora la nostra Costituzione, ne suggella la pienezza democratica ; nella grande platea degli aventi diritto e dovere a formare , con il proprio voto, gli organi elettivi , in primo luogo le camere. Invece , giusto una citazione sbrigativa, per poi gustarsi la vittoria, o tirare un sospiro di sollievo per esserci ancora. Così è successo solo quarantotto ore fa. Nelle due più importanti regioni italiane il livello di rappresentanza reale del popolo sovrano (quindi tutti, non solo quelli che vanno a votare) si colloca intorno al venti ,con riguardo alla maggioranza . E ovviamente assai meno per le opposizioni . La forza egemone della nostra politica , quella che esprime il presidente del Consiglio, vagola intorno al dieci , quindici per cento degli aventi titolo. Soccorre la forza delle immagini: proviamo a immaginare cento cittadini lombardi , e altrettanto laziali, a metterli in fila. La grande maggioranza ,statisticamente , è contraria al governo regionale eletto ieri, contrarissima ad ogni altro governo possibile. Nella più ricca regione italiana, e dove c’è la capitale. Nei paesi nordici, anglosassoni succede sempre, già. Da noi no.
Guai a discutere , in termini di legittimità giuridica, la funzione di governo ,sia chiaro : ma è esagerato ritenere inquietante, o imbarazzante l’euforia che serpeggia, pomposa e senza ombre, nel paese delle più nobili e alte tradizioni di corsa al voto, nelle file dei vincitori? E il sollievo che traspare da buona parte dei perdenti ? Una domanda : fino a quale limite , in questa discesa che sembra non finire , si potra’ giudicare fisiologicamente sussistente il livello minimo di rappresentanza reale del popolo pur sempre sovrano?Da noi, non a Washington, o a Londra. Quando, finita la festa rispettiva per la vittoria o la sopravvivenza, tutti assieme , i nostri partiti cominceranno a porsi questa elementare domanda: dove comincia a indebolirsi la democrazia,con quale dislivello di rappresentanza’ ? e a guardarsi in giro per il mondo, a contare le ex democrazie? E ad occuparsi delle soluzioni, con serietà , autocritica e senza soluzioni miracolistiche potenzialmente autocratiche ?Andando , ad esempio e come prima cosa , a specchiarsi nell’art. 49 della Costituzione, per vedere come loro stessi , i partiti politici, dovrebbero essere, e come invece si sono ridotti?
Montesquieu. tn@gmail.com