Tacciati di collaborare col nemico, è l’assurda motivazione con cui due giornalisti italiani sono bloccati in Ucraina. Riportiamo integralmente di seguito la lettera che il loro legale, l’avvocata Alessandra Ballerini, ha inviato alla Presidenza dell’Ucraina e all’Ambasciata Italiana in Ucraina.
“Vi scrivo in nome e per conto dei signori Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, giornalisti italiani di grande esperienza, che si trovavano in Ucraina per svolgere la loro professione ,con la consueta diligenza, dopo aver ottenuto i necessari accrediti militari.
I miei Assistiti, dal 6 febbraio, si trovano bloccati in Ucraina, senza potersi muovere liberamente nel territorio nè tantomeno svolgere il loro lavoro, in attesa di essere interrogati dai servizi di sicurezza locali, dopo che le autorità di Kyiv hanno inopinatamente sospeso i loro accrediti militari. Un altro giornalista, anch’esso mio Assistito, Salvatore Garzillo, è stato illegittimamente respinto il 14/2 mentre entrava in Ucraina dalla Polonia. Nemmeno a lui sono state fornite spiegazioni di questo arbitrario comportamento .
Un’esperienza simile peraltro era occorsa, a febbraio e ad aprile 2022, anche al giornalista Lorenzo Giroffi, che oggi lavora per la Rai .
L’accusa mossa dalle autorità ucraine – mai esplicitata ufficialmente, ma fatta circolare sui gruppi social dei fixer – consisterebbe in una non meglio specificata “collaborazione col nemico”. Di fatto questa accusa, totalmente infondata, si traduce in una gravissima violazione del diritto di informazione e in un rischio concreto per la sicurezza dei miei Assistiti. La sospensione degli accrediti – che erano stati regolarmente rilasciati nel marzo 2022 – comporta infatti l’impossibilità di muoversi liberamente e in sicurezza nel Paese, specie nelle zone vicino al fronte, nonché il rischio concreto di essere arrestati al primo posto di blocco.
Questo illegittimo provvedimento sta determinando per i miei Clienti l’impossibilità di svolgere la loro professione giornalistica e pone seriamente a rischio la loro incolumità. L’unica notizia ufficiale che è stata comunicata ai giornalisti Sceresini e Bosco, nonostante i molti solleciti effettuati anche tramite l’ambasciata italiana e le pressioni della nostra opinione pubblica (nonché dell’ordine dei giornalisti e la federazione nazionale stampa), riguarderebbe un ipotetico “interrogatorio” al quale dovrebbero essere sottoposti i giornalisti e che dovrebbe essere eseguito dagli uomini della Sbu, il servizio di sicurezza ucraino.
Inizialmente questo “interrogatorio” avrebbe dovuto svolgersi a Kramatorsk il 6 febbraio e a tal fine sono stati forniti alla Sbu i numeri di telefono e l’indirizzo dei due giornalisti con la richiesta che l’interrogatorio potesse avere luogo il prima possibile.
Dopo cinque giorni di inutile attesa (che i miei assistiti hanno dovuto trascorrere, per ovvie ragioni di sicurezza, senza poter uscire di di casa, in una città peraltro spesso bombardata dalle artiglierie russe), su consiglio dell’ambasciata italiana – Sceresini e Bosco hanno deciso di spostarsi a Kyiv, dove hanno sede gli uffici centrali della Sbu. Ma finora non hanno ottenuta nessuna comunicazione.
Nella giornata del 21 febbraio in occasione della conferenza stampa della Premier Giorgia Meloni a Kiev, l’ambasciata italiana ha avvertito i giornalisti Screresini e Bosco che la loro presenza non era autorizzata né gradita dalle autorità ucraine.
In data 22 febbraio Alfredo Bosco scriveva nuovamente al Ministero della Difesa per chiedere informazioni circa gli accrediti. La risposta è stata: “Hello! Your request is still under review. As soon as there will be a feedback from the Security Service of Ukraine you will be informed”.
Di fatto ad oggi viene illegittimamente impedito ai miei Clienti di esercitare la loro professione.
Con la presente quindi, sono a chiedere di ottenere senza ulteriori indugi, spiegazioni in ordine al ritiro degli accrediti già regolarmente rilasciati a i miei Assistiti, e di rimuovere qualsiasi ostacolo che impedisce di fatto ai giornalisti di esercitare la loro professione.
Occorre ricordare che il Vostro illegittimo comportamento sta violando il diritto di informare sancito dall’art. 21 della Costituzione Italiana e dall’art. 11 della Cedu e sta mettendo in pericolo l’incolumità e la libertà di movimento dei miei Clienti.
In attesa di Vostro immediato riscontro, porgo distinti saluti”