Grave quello che ha detto, ancor più grave quello che non ha detto il formidabile ministro dell’istruzione ‘e del merito’ sull’aggressione fascista agli studenti liceali di Firenze. E sarebbe bello che qualcuno desse una seria valutazione di quale sia il suo effettivo ‘merito’, invece di accettare che lui o qualcuno per lui o come lui valuti quello degli altri.
Qual è la principale cosa non detta da Valditara? Non ho dubbi: nessuna parola di sostegno o solidarietà ai due ragazzi aggrediti e feriti mentre svolgevano una normale azione informativa, garantita dalla Costituzione. Aggressione ancor più grave perché commessa da esponenti di una formazione politica che dovrebbe essere vietata nel rispetto della Costituzione.
Ora che Valditara possa detestare Gramsci ci sta, ma forse la cosa che lo ha infastidito più di tutte, ma che non ha potuto condannare a parole, è proprio il volantinaggio, quella forma di comunicazione fuori dai canali ufficiali non controllabile. In questo benedetto Paese, spetterà pure a qualcuno di far rispettare la Costituzione, almeno a quanti hanno solennemente giurato sulla sua applicazione? Invece questo esponente del governo, a cui è stato affidato uno degli incarichi più delicati, quello che si occupa delle scuole, vestendo i panni che non gli competono di censore del libero pensiero democratico di una preside, viola palesemente quella Carta su cui ha solennemente giurato davanti al presidente Mattarella.
Ancora una volta non se ne farà nulla? Sono tutti intoccabili come Delmastro e Donzelli? Se non è regime questo, cosa dobbiamo aspettare? Qualcuno ha scritto nei giorni scorsi che Giorgia/Biancaneve ha a che fare con suoi 7 nani ingovernabili. Sarà! Ma su chi ricade la principale responsabilità politica di tutto quello che fa e non fa il suo dicastero?
Un’ultima osservazione sulla gravità di quanto accaduto e che la destra tenterà in tutti i modi di sminuire. Ma davvero il ministro si può permettere di minacciare provvedimenti punitivi ad una insegnante, una preside, che scrive una lettera per ricordare il rischio che si corre quando la violenza può passare inosservata, nell’indifferenza di chi non se ne vuole occupare? O il ministro preferisce che venga predicata e diffusa proprio quell’indifferenza che consentirà la limitazione o privazione dei diritti politici e civili? Non sarà il caso di ricordargli che mentre quella preside ha scelto di svolgere con coraggio e determinazione la funzione di educatrice che lo Stato le ha affidato, lui sta facendo esattamente il contrario?