La vita dell’una è praticamente nelle mani dell’altra da 25 anni eppure Patty non ha mai visto il viso di Mery.
Questa è la storia di Angiola Tironi (che tutti chiamano Mery) e Patrizia (Patty) Orlandi, la poetessa che vede solo con gli occhi della sua anima perché ormai da anni, a seguito di una grave malattia che l’ha colpita quando era molto piccola, sui suoi occhi è calato il buio.
Ha braccio e gamba destra paralizzati, sente pochissimo; il covid poi ha aggravato la situazione. Patrizia è rimasta ricoverata dal 24 dicembre 2020 al 12 febbraio 2021, tornando a casa praticamente immobile, Eppure questa straordinaria poetessa dall’incredibile memoria non ha mai smesso di comporre versi. Ventidue poesie nel solo 2022, la sua media è di due poemi al mese.
Versi portati da quella che Patty definisce “musa” – però Patty sa che è un maschio – per lo più notturna, che si è palesata nella sua mente anche in ospedale, durante il covid. Allora erano stati i medici a trascrivere i componimenti dettati da Patrizia e inoltrati a Mery perché non andassero smarriti: a Mariagrazia prima e Flavia oggi, il compito di trascriverli al computer trasferendoli poi in una chiavetta pronta per quando si riuscirà a trovare chi vorrà realizzare un altro nuovo libro di poesie di Patrizia Orlandi la cui vena poetica è iniziata quando aveva 14 anni.
“Ho sempre sentito il bisogno di comunicare i miei sentimenti e le mie emozione per far comprendere la mia gioia, la mia felicità. La poesia mi permette di farlo” spiega Patty a chi le chiede della sua capacità compositiva che ha davvero qualcosa di unico.
Patrizia ricorda perfettamente ogni sua poesia. Ma non solo: dalla sua mente al testo terminato e custodito nella chiavetta, quelle parole attraversano diversi passaggi: dalla rilettura fatta da Patty alla sistemazione della punteggiatura che precede la rilettura finale con la quale l’autrice darà il suo benestare al testo definitivo.
Il mondo di Patty è fisicamente ristretto alla camera, la cucina e il bagno, eppure, questa donna, narra di avventure straordinarie, spazi infiniti, mille vite, dolci carezze, profumi, sguardi, sentimenti che vive e riesce a trasmettere grazie alla lettura: sulla scrivania è sistemato lo scanner che utilizza per tradurre le pagine scritte nella voce meccanica che legge i suoi amati libri, una radio e i faldoni pieni zeppi delle cartellette con i fogli delle poesie ancora inedite.
“Il mio sogno è riuscire a pubblicare un nuovo libro”. L’ultimo dal titolo “I colori della luna” risale al 2016, stampato grazie alla collaborazione di Color Art di Rodengo Saiano e illustrato dall’artista Sergio Maggi.
Una nuova raccolta delle sue poesie sarebbe un regalo straordinario per Patrizia Orlandi, autodidatta avendo potuto frequentare solo i cinque anni di scuola elementare.
Eppure i suoi testi fluiscono tra parole non sempre usuali, che a volte mettono a dura prova anche chi le ascolta.
Le giornate iniziano quando Mery arriva da Patrizia: “Il più delle volte, la mattina, già aprendo la porta sento che Patrizia sta parlando è la sua prima recita perché già dal letto – dove è praticamente immobile dalla sera prima – sta ripetendo la sua nuova poesia. Prendo il quaderno e la trascrivo subito mentre lei detta. Così cristallizziamo il testo. Poi iniziamo la giornata – racconta Mery -. Sollevo Patty dal letto e piano piano facciamo tutto insieme”.
Quasi tutto, per la verità, anche se Patrizia ama spalmarsi le creme su mani, viso e addirittura truccarsi da sola.
Ogni giorno insieme, da 25 anni.
Anche quando Sonia, la figlia di Mery, è sta ricoverata ospedale. Per Mery è stato un periodo molto duro con Patty e la figlia in ospedale, il nipotino Mattia da accudire e al quale, soprattutto, riuscire a non far sentire troppo la mancanza della mamma. Ma dal quel brutto periodo, quasi del tutto alle spalle, torniamo alla realtà di oggi, meglio ancora al giorno del primo incontro tra le due donne.
E’ il 25 agosto 1997: Mery ha saputo che Patty ha bisogno di una persona che la segua. Va a casa di Patrizia, le si avvicina e le prende la mano. E’ a prima volta che le due donne si incontrano. Mery ricorda perfettamente quel dialogo.
“Ciao, sono Patrizia” le dice sfoderando uno dei suoi grandi sorrisi.
“Ciao, sono Mery. Ho saputo che cerchi qualcuno”.
“Sì, vuoi stare tu?”
“Devo vedere se ti piaccio”
“Si, si, mi piaci”.
Ammette Mery che allora ha anche pensato che a Patty andasse bene tutto. Ma poi ha scoperto il loro incontro era scritto nel destino. Anzi, voluto dal cielo.
Le pareti della camera di Patty sono tappezzate dalle cornici che valorizzano e custodiscono premi e riconoscimenti per i suoi versi, tra questi anche quello ricevuto nel 1998 dal Vescovo di Catanzaro monsignor Antonio Cantisani che ha scelto la sua poesia dedicata alla Madonna.
Patrizia ha 71 anni. La luce del mondo per lei si è spenta completamente quando aveva 33 anni “la vista è andata, ora non vedo le persone, solo i colori ma i medici dicono che è solo grazie al cervello” spiega accogliendo gli amici con i suoi sorrisi è quella domanda che ti arriva al cuore: “Vuoi sentire una mia poesia?”.
Una domanda piena di tutta la dolcezza che Patrizia riesce a regalare.
Accanto al suo letto, oltre alle immagini di Gesù e della Madonna, (“Mi hanno sempre aiutata nel mio percorso di vita, sono i miei amici” confida) c’è anche San Francesco al quale, il 26 agosto 2016 ha dedicato una poesia.
Patrizia non ha mai smesso di essere curiosa.
“In questo – ammette Mery – è molto utile il computer”. Ma ora c’è una nuova frontiera: quella del traduttore, perché questa estate c’è stata un’emergenza e chi ha sostituito l’assistente notturna per Patty non conosceva una parola di italiano. Così di giorno Mery cercava le traduzioni delle richieste di Patty a cui poi faceva lo “spelling” parola per parola. Insomma bisogna ingegnarsi.
Mery rappresenta, a tutti gli effetti, la famiglia assente delle poetessa; una donna senza confini che viaggia di avventura in avventura in terre sconosciute; come nel caso de “la perla di Asnabur”: la città che per chi ha occhi non esiste ma che per Patty è bellissima.