Le cose sono due: l’indifferenza o la cura. Tutto il resto è menzogna o ipocrisia. O te ne freghi, alzi le spalle, ti giri dall’altra parte, fingi di non sentire, pensi solo agli affari tuoi. Oppure ti prendi cura di te e degli altri, della tua vita ma anche di quella degli altri, di chi ti vuole bene ma anche di chi ha bisogno di aiuto, della tua casa ma anche della casa comune, delle persone ma anche di tutti altri gli esseri viventi. Domandiamoci: ma io, da che parte sto? Tra gli indifferenti o tra quelli che si prendono cura?
“Adesso è il tempo della cura,” ci dice la poetessa Mariangela Gualtieri. “Adesso” perché questo è il tempo in cui i segni della mancanza di cura si sono fatti più manifesti e pressanti: dal clima, alla pace, dalla salute al benessere delle persone, dalla democrazia alle istituzioni,… “Adesso” perché questo è il tempo in cui ciascuno fa la differenza: o resti concentrato solo su te stesso o cominci a prenderti cura anche degli altri. “Adesso” perché questo è il tempo in cui si ricostruisce un “noi” con cui affrontare i problemi enormi che incombono, altrimenti saremo travolti.
“Adesso” la cura non è solo una cosa bella: è diventata indispensabile. Per questo dobbiamo riscoprirla, custodirla, promuoverla e sostenerla. Sappiamo che, dopo i decenni di incuria che hanno accompagnato la globalizzazione dell’individualismo e dell’indifferenza, non è facile. Ma questa è la strada, la via da percorrere se vogliamo avere la forza di resistere alle ondate di odio, violenza e guerra, solitudine e dolore, sfiducia e rassegnazione che si stanno moltiplicando.
La cura è la via della pace perché ci rende tutti protagonisti, costruttori di pace. Perché costa fatica ma ci restituisce immediatamente felicità. Perché, al contrario di tanti discorsi, cambia le cose, trasforma il dolore e la solitudine in felicità. Della cura abbiamo bisogno come della felicità. E, come il covid 19 ci ha insegnato, non è solo un fatto personale ma politico. La cura richiede anche una certa organizzazione e l’organizzazione della cura è politica: di questo si devono occupare le nostre istituzioni. La cura è un diritto universale: ne avevano diritto le donne e i bambini morti ammazzati, sotto i nostri occhi, nel mare della Calabria così come i tanti che ancora oggi non hanno accesso ai servizi pubblici sanitari di base del nostro paese. E, come ha detto Joan C. Tronto, “il deficit di cura e il deficit democratico sono due facce della stessa medaglia”.
La cura è essenziale per difendere la dignità di tutti e attuare la nostra Costituzione, quella europea e quella universale del 1948. Per questo, dopo sei anni di ricerca-azione educativa, raccogliendo le sollecitazioni di Papa Francesco e di David Sassoli ma anche le straordinarie testimonianze di Marina Baretta e Monia Andreani, abbiamo promosso la Giornata della Cura della vita delle persone e del pianeta. Il 1 marzo, in occasione dell’Equal Care Day, decine di migliaia di giovani studenti usciranno dalle loro scuole (133) per andare, di città in città (113 di 19 regioni), a conoscere e ringraziare le persone che si prendono cura di noi e degli altri. Sarà una prima, grande, bella occasione per riscoprire il valore benefico della cura e illuminare tante storie, esperienze e attività di cura abitualmente ignorate e svalorizzate.
Invito tutti i giornalisti e gli operatori della comunicazione a contribuire alla diffusione della cultura e della politica della cura con la creatività e gli strumenti di cui dispongono. Diamo il giusto valore pubblico a tutti i lavori e le attività di cura. Reclamiamo più risorse pubbliche per la cura delle persone e del pianeta. Promuoviamo un’equa ripartizione tra uomini e donne dei lavori di cura della vita, della casa e della famiglia. Ridiamo valore alle parole che curano. Promuoviamo una seria educazione alla cura e valorizziamo le esperienze che si stanno facendo nelle nostre scuole. Costruiamo le città della cura.
*Flavio Lotti è il Coordinatore della Marcia PerugiAssisi