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Vincenzo Mollica, settant’anni e oltre

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Ne fa settanta un caro amico di tutte e tutti noi. Buon compleanno a Vincenzo Mollica, detto anche “Paperica”, per chi ha dimestichezza con Topolino e con i fumetti in generale, straordinaria passione di questo “scarabocchiatore”, definizione sua, che in oltre quarant’anni di carriera ci ha raccontato il mondo dello spettacolo nelle sue molteplici sfaccettature. Non è un caso che Fiorello abbia deciso di ospitarlo a “Viva Rai2!” per festeggiare insieme la ricorrenza. E non è un caso che chiunque sia entrato in contatto con lui gli voglia bene. Di scuola Biagi, formatosi nella redazione di “Linea diretta”, raccontò una volta che Enzo volesse intervistare l’attrice Paulette Goddard che, tuttavia, rifiutò la richiesta; al che tornò deluso dal suo direttore ed Enzo gli rispose di non preoccuparsi: “Tu comincia da Dio che a scendere c’è sempre tempo!”. E Mollica è rimasto così per tutta la carriera: scanzonato, amichevole, gioviale, capace di diventare amico di molti dei suoi intervistati, un punto di di riferimento per ciascuno di noi, un simbolo della migliore informazione RAI, autore di interviste memorabili con personalità di prestigio come Federico Fellini, Fabrizio De André e altri personaggi che davanti a lui si trasformavano. Del resto, la scuola Biagi ha sempre avuto soprattutto questa caratteristica: insegnare l’empatia, il rispetto per il prossimo, la vicinanza e la solidarietà umana, l’affetto disinteressato, la comprensione e l’ascolto. Era un artigianato di gran classe, un lavoro a cesello, una fabbrica di talenti e un esempio di come dovrebbe essere la nostra professione. Non a caso, Mollica ha sempre detto che per realizzare una buona intervista si debba instaurare un dialogo proficuo con l’interlocutore, consentendogli di parlare apertamente, facendo sì che ti racconti qualcosa che ad altri non direbbe, creando un clima di fiducia reciproca e non abusando mai della sua disponibilità. Vincenzo è stato un maestro in questo, tanto che, quando è andato in pensione, dall’Ariston ad Articolo 21, quello che è stato il suo mondo gli ha tributato un omaggio corale.
Ricordo quando venne da noi, nella sala Walter Tobagi dell’FNSI, ricordo la commozione che provammo nel vederlo ormai cieco e tremante, ricordo la sua ironia tagliente che le traversie della vita non hanno in alcun modo scalfito e ricordo anche l’abbraccio che gli riservammo, in una giornata che fu comunque di festa, il doveroso saluto a un professionista che ci ha reso orgogliosi di fare i giornalisti e, in molti casi, di lavorare con lui e acquisirne i segreti. Perché la bellezza di quella scuola è che non chiude mai: accoglie, soprattutto i giovani, e sa renderti protagonista, riservando anche all’ultimo arrivato un ruolo e una missione.
Ora che non ci vede più, per quanto scosso, ha ancora più vitalità, seguendo i consigli che gli aveva dato, negli ultimi anni, Andrea Camilleri, purtroppo anche lui diventato cieco, e continuando a battersi per rendere se non migliore, almeno un po’ più umana questa nostra professione e un po’ più allegro questo nostro mondo. “Paperica”,  che considera la fantasia il luogo più bello che ci abbia regalato la vita, era e resta il nostro inviato speciale, il nostro narratore di festival e mostre del cinema, oggi attivo anche su Instagram, in virtù della sua instancabile passione per il lavoro e della sua curiosità verso tutto ciò che è moderno, a cominciare dai mezzi di comunicazione che nascono e si sviluppano e dai nuovi linguaggi che si sposano alla perfezione con la sua propensione verso il futuro.
Ha vissuto sinora di slancio e continuerà a farlo, perché Vincenzo è così: inarrestabile. E cosa vuoi che siano settant’anni per uno che la sua intervista più significativa, di recente, l’ha rilasciata a Topolino? “Più importante del guardare è il vedere” hai affermato.
Un abbraccio di cuore e andiamo oltre, accompagnati da un sorriso dei tuoi.

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