L’aria che tira è quella della resa dei conti finale sulla cronaca giudiziaria e il suo contenuto, ossia le storie di mafia e corruzione in Italia. Per quello che si potrebbe definire il “combinato disposto” tra le modifiche legislative in essere in tema di intercettazioni, procedibilità dell’azione penale e un’ulteriore stretta sulla possibilità di pubblicare notizie sui procedimenti penali, si sta andando già oltre il massimo consentito. Il primo allarme di inizio anno è stato lanciato dal Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, nel corso dell’audizione in Senato per la “valutazione sui profili di conformità della proposta di regolamento europeo sui Media”. In pratica il Parlamento europeo si accinge a varare una Direttiva contro i limiti alla libertà di informazione e l’Italia è uno dei Paesi sotto osservazione per i vincoli che ancora esistono alla possibilità di fare un racconto esaustivo della cronaca interna. (vedi anche https://www.odg.it/audizione-in-senato-del-presidente-dellordine-sul-media-freedom-act/48123). Bartoli ha ribadito le preoccupazioni e offerto anche soluzioni alternative tramite modifiche alle leggi esistenti.
In un simile scenario piomba la querela di un boss ad uno degli scrittori che più si è occupato di criminalità organizzata, Roberto Saviano.
“Giuseppe Graviano, uno degli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, responsabile insieme a Matteo Messina Denaro delle stragi di Roma, Firenze e Milano, mandante dell’assassinio di don Pino Puglisi, fratello dell’altro killer Francesco Graviano, mi querela e chiede il sequestro del mio romanzo ‘Solo è il coraggio‘”. Lo ha scritto in un post lo stesso Saviano, già inserito nell’elenco dei giornalisti colpiti da azioni legali temerarie dal Consorzio che studia il fenomeno delle Slapps in Italia per la querela presentata da Giorgia Meloni quando era parlamentare.
Ora arriva la denuncia di Giuseppe Graviano, il quale contesta alcuni passaggi dell’ultimo libro di Roberto Saviano, in specie contesta che il suo soprannome (riportato nel libro), ossia “Madre Natura” non indicava il suo potere di vita e di morte, bensì il suo “troppo altruismo”. Chi vincerà questa ulteriore battaglia per la democrazia: i giornalisti o i mafiosi? Una domanda del genere non si potrebbe porre in nessun altro Paese europeo, poiché solo in Italia esiste un boss come Graviano e una mafia perniciosa e diffusa su tutto il territorio nazionale, non solo più nelle regioni di origine del Sud.
(Nella foto lo scrittore Roberto Saviano)