80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Processo alla presidente di Lucha y Siesta. E alla difesa delle donne

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Scendere in piazza in difesa di un’istituzione che assiste le donne, quelle più deboli, in difficoltà. E’ successo ieri a Roma. Ed era necessario per comprendere e trasmettere al maggior numero possibile di persone cosa c’è in ballo. Davanti al Tribunale di Roma l’associazione Lucha y Siesta ha detto la sua e cioè che “l’antiviolenza non si processa“. La manifestazione era di supporto alla Presidente dell’associazione, finita sotto processo per occupazione abusiva. L’udienza è stata rinviata al prossimo 26 aprile. Il reato contestato riguarda la storia stessa della Casa delle Donne Lucha y Siesta, che ha accolto per anni donne vittime di violenza e i loro bambini nella sua sede presso un immobile abbandonato dalla partecipata capitolina Atac, nel quartiere tuscolano. Lo stabile era stato messo all’asta durante il concordato fallimentare della partecipata del trasporto pubblico, avviato nel periodo di gestione della Giunta Raggi. Il fine era quello di recuperare somme necessarie a pagare i debiti. Per salvare la realtà associativa e la sede, nel 2020, la Regione Lazio ha concorso alla gara aggiudicandosela. Ora comunque va avanti il procedimento giudiziario per la contestata occupazione illegale.
Tra le volontarie e i volontari presenti al presidio, la senatrice Ilaria Cucchi, la consigliera capitolina di Sce Michela Cicculli, e la responsabile dell’ufficio capitolino Diritti Lgbt+ Marilena Grassadonia.
“La casa delle donne Lucha y Siesta da oltre 10 anni rappresenta un’esperienza transfemminista in perenne sperimentazione, la più grande struttura antiviolenza di Roma e del Lazio dove centinaia di donne hanno trovato aiuto e sostegno per uscire dalla violenza di genere e intraprendere nuove vite. – ha detto Marta Bonafoni, consigliera regionale, presente alla manifestazione in piazzale Clodio -Lucha y Siesta è un presidio prezioso e unico. Per questo mi auguro che la vicenda giudiziaria trovi una soluzione rapida e serena, non solo per le donne dell’associazione e la sua presidente, ma per tutte quelle donne che nel tempo hanno varcato il portone di quella casa e per quelle che continueranno a farlo potendo contare su un sostegno professionale e gratuito. La forme innovative e sperimentali spesso sfuggono nelle maglie di un sistema che non è in grado di modificarsi con la stessa rapidità e modernità. Per questo ho lavorato con tutto il mio impegno in Regione Lazio per la salvaguardia e il riconoscimento di una realtà così importante che arricchisce il tessuto del nostro territorio. Un percorso che conto possa trovare un compimento coerente il prima possibile”. Anche per la senatrice Ilaria Cucchi “questo processo è frutto del fallimento delle istituzioni, essere qui è importante per dare voce a chi non ce l’ha”.


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