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L’attacco alla Costituzione comincerà con l’autonomia differenziata?

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Il ministro Calderoli ha scelto le festività natalizie per rendere noto il suo disegno di legge sull’Autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. La data è stata il 29 dicembre, forse per sfruttare la disattenzione di chi dovrebbe vigilare maggiormente su come il governo intende muoversi nel progressivo assalto alla Carta Costituzionale.  Rileggendo a suo modo gli articoli 116 e 119 della Costituzione, il ddl, che sarà esaminato dal Parlamento a partire da questo mese di gennaio, pone infatti le basi per rendere possibile una diversa destinazione dei fondi dello Stato alle singole regioni, in modo da privilegiare sempre e comunque quelle più ricche. Calderoli ha messo nero su bianco le sue intenzioni. Chi, come, quando – alla luce di quel che dice davvero la Carta Costituzionale – risponderà? Un modo per smantellare l’unità nazionale, per riproporre inaccettabili conflitti nord-sud. Il dibattito parlamentare sarà come una prova generale per la riforma principale a cui il governo e la sua presidente mirano: il presidenzialismo. L’idea di forme di potere assoluto, svincolate dal rigido sistema di garanzie e controlli incrociati voluto dai padri e dalle madri della Costituzione è l’idea fissa di questa destra che non ha alcuna intenzione di cambiare, che sia a guida Berlusconi o Meloni, e verso cui non è difficile prevedere che si orienterà quel centro rappresentato da Calenda e Renzi, i Diòscuri della politica italiana.  E la sinistra? Saprà finalmente cogliere l’occasione per mostrare un’identità netta, precisa, senza ulteriori tentennamenti? L’anno che si è appena aperto non aspetta i tempi del congresso Pd e le sue liturgie. Servono al più presto indicazioni nette, se si vuole interrompere la sfiducia di militanti, simpatizzanti, un possibile elettorato, tutti sempre più disorientati.


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