“Caso Alfredo Cospito: vietato parlare con Radio Onda d’Urto?”, con questo titolo e relativo comunicato stampa martedì scorso è entrata, a buon diritto, nella rete e nei telegiornali la notizia dell’ennesima censura su racconti scomodi. Che cosa è successo? Semplicemente il giorno precedente, il 23 gennaio, il Dap (Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria) ha diffuso un documento ufficiale nel quale comunicava al difensore di Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, il nulla osta per la visita del medico di fiducia del detenuto. L’anarchico Alfredo Cospito è in regime di “carcere duro” da maggio 2022 e ha iniziato lo sciopero della fame il 20 ottobre scorso. Il comunicato con cui è stata accordata la visita del medico Angelica Milia presso il carcere di Sassari conteneva dell’altro. Questo: “…visto quanto segnalato dal Direttore Generale della D.G.D.1., con nota pervenuta a questa Direzione in data 20.01.2023, la Dr.ssa Milia viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D. a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto”. In pratica un ufficio del Ministero della Giustizia ordina ad un cittadino di non parlare con un organo di informazione. E il contenuto delle dichiarazioni riguarda le condizioni di salute, gravissime, di un detenuto in sciopero della fame che sta morendo, ma non si deve sapere.
“Si tratta di un provvedimento gravissimo, – si legge nel comunicato di radio Onda d’Urto – un attacco che non riguarda solo la nostra emittente (che trasmette dal 1985 come testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Brescia) ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto, di cui pare acclarato non si vogliano far conoscere le condizioni di salute sempre più critiche, unico oggetto delle interviste rilasciate dalla dottoressa Milia a Radio Onda d’Urto. Evidentemente rompere il silenzio in cui rischia seriamente di morire Alfredo Cospito rappresenta qualcosa che…“vanifica le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P.”. Colpisce poi nella nota il riferimento non ai media in generale (cosa che sarebbe comunque grave), ma a un organo d’informazione in particolare: il nostro, storicamente legato ai movimenti sociali. Crediamo quindi che a preoccuparsi, e a reagire, dovrebbero essere tutti gli operatori e le operatrici dell’informazione di questo Paese. Quello che può essere o non essere detto a una specifica emittente radiofonica non lo può decidere l’Amministrazione Penitenziaria. E’ chiaro però che serve ora una risposta dal responsabile ultimo del DAP, ossia il Ministro della Giustizia, on. Carlo Nordio”.
(questo il comunicato integrale sul sito della radio https://www.radiondadurto.org/2023/01/24/caso-cospito-comunicato-della-redazione-di-radio-onda-durto/ )
Sulla vicenda è intervenuta anche l’Usigrai insieme all’esecutivo della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. “Prima la riforma Cartabia che ha messo nelle mani dei Procuratori capo la decisione su quali procedimenti siano di interesse pubblico, quindi la decisione su cosa è notizia e cosa non lo è. Con la conseguenza che si sono censurati gravissimi fatti di cronaca, negando il diritto Costituzionale dei cittadini di essere informati. – si legge nel documento – Ora la diffida, su carta intestata del Ministero della Giustizia, firmata dalla direttrice reggente del carcere di Sassari che diffida formalmente un medico a rilasciare dichiarazioni sullo stato di salute del detenuto Alfredo Cospito, in sciopero della fame da ormai 3 mesi e al centro di un dibattito nazionale sull’ergastolo ostativo. Fattispecie ancor più surreale la diffida è segnatamente nei confronti dell’emittente Radio Onda d’Urto. Un conto è il rispetto delle prescrizioni connesse al regime carcerario del detenuto, altro è mettere un bavaglio rispetto alle condizioni di salute del detenuto, con la minaccia di non permettere più alla dottoressa di visitarlo. La Fnsi e l’Usigrai, a fronte dell’ennesima aggressione alla libertà di stampa nel nostro Paese, esprime solidarietà all’emittente bresciana ed esprime preoccupazione per la situazione in atto”.
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