La popolazione dell’Iran si sta facendo ammazzare per difendere la dignità e i diritti e per far cadere il regime di Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, e di Ebrahim Raisi, Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran. L’ANAC (Associazione Nazionale Autori di Cinema) organizza una manifestazione di solidarietà verso uno tra i Paesi del mondo più martoriati e più vicini a noi e chiama il cinema italiano a unirsi alla serata. Sono presenti artisti e musicisti iraniani, tra i quali il regista Moshen Makhmalbaf in video, ma anche personalità della cultura italiana: da Luciana Castellina a Emanuele Trevi, da Paolo Taviani a Mario Martone, da Leonardo Di Costanzo a Paolo Virzì, da Maya Sansa a Chiara Caselli e molti altri. La manifestazione si conclude con la proiezione del film Il male non esiste di Mohammad Rasoulof, Orso d’Oro al Festival di Berlino 2020. Abbiamo chiesto perché bisognerebbe tutti esserci, il 23, alla distributrice italiana del film Il male non esiste e a registe e registi italiani che aderiscono alla manifestazione.
L’incontro indetto dall’ANAC è a Roma, presso il Nuovo Cinema Aquila, lunedì 23 gennaio a partire dalle ore 18,30, con testimonianze di artisti, personalità del cinema e della cultura: i giornalisti Marina Forti e Giuliano Battiston, i musicisti Vahid Hadjihosseini (santour), Mohsen Kasirossafar (tombak) e Paolo Modugno (bendir e dayereh); è previsto un intervento video del regista iraniano Moshen Makhmalbaf. L’evento si conclude con la proiezione del film Il male non esiste di Mohammad Rasoulof, vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2020. Condannato più volte dalla corte rivoluzionaria iraniana, attraverso azioni di censura le autorità iraniane limitano Rasoulof come individuo e distruggono la sua libertà di espressione: nessuno dei suoi film è stato mai distribuito in Iran. Le prime adesioni all’iniziativa dell’ANAC sono di Elisa Amoruso, Pupi Avati, Claudia Bedogni, Ginevra Bompiani, Francesco Bruni, Mimmo Calopresti, Chiara Caselli, Luciana Castellina, Liliana Cavani, Enrico Cavina, Antonietta De Lillo, Leonardo Di Costanzo, Gaia Furrer, Fabio Grassadonia, Simona Izzo, Wilma Labate, Francesco Martinotti, Beppe Gaudino, Mario Martone, Daniele Mencarelli, Giuliano Montaldo, Marco Simon Puccioni, Antonio Falduto, Susanna Nicchiarelli, Antonio Piazza, Stefania Rocca, Maya Sansa, Andrea Segre, Italo Spinelli, Giovanna Taviani, Paolo Taviani, Ricky Tognazzi, Emanuele Trevi, Enrico Vanzina, Paolo Virzì.
Da troppo tempo, e negli ultimi mesi in modo ostinato e capillare con le donne in prima linea, il popolo iraniano si batte contro le violenze perpetrate dalla Repubblica Islamica. Gli iraniani che protestano vengono arrestati, torturati dalle forze di sicurezza del regime, impiccati con la complicità della magistratura. Le donne in Iran protestano da decenni non solo contro l’obbligo del velo, ma anche per avere un maggiore accesso alla sfera pubblica ed economica. Secondo il Global Gender Gap Report del 2022, l’Iran è al 143esimo posto (su 146 paesi esaminati) in fatto di uguaglianza di genere; il livello di istruzione delle donne colloca le iraniane al 106esimo posto in classifica con il 96,3% (100% equivale alla parità di genere); il tasso di partecipazione al lavoro delle donne in Iran è del 21% circa, all’ultimo posto tra i Paesi esaminati nel Rapporto. Se in passato erano principalmente attiviste femministe a protestare, le ribellioni recenti includono anche donne giovani, sindacalisti e sindacaliste, minoranze etniche. Il disastrato contesto economico iraniano, peraltro, non permette l’emancipazione economica e sociale delle donne. Ma il problema femminile, in Iran, è solo una parte della tragedia vissuta dall’intera popolazione.
La repressione brutale del regime, dal settembre del 2022, vede oltre 20.000 persone arrestate, con circa 500 uccisioni tra i manifestanti e con impiccagioni tra i rivoltosi. La sistematica distruzione fisica delle persone e dei loro diritti più elementari coinvolge da molto tempo anche registi, documentaristi, giornalisti e studenti, tutti incarcerati e perseguitati per rivendicare la loro libertà di espressione e la difesa dei valori contenuti nel linguaggio universale del cinema. Rispondendo all’appello dei cineasti iraniani, l’ANAC invita il cinema italiano a una manifestazione solidale per l’immediata sospensione delle esecuzioni capitali, per la fine degli arresti incondizionati contro le donne e la popolazione, per il rilascio dei prigionieri politici inclusi film-maker, registi, artisti e giornalisti privati della libertà.
Questa piccola parte d’Italia, il cinema, non cambierà le contraddizioni del mondo medio orientale, nelle quali l’intero Occidente è implicato con minore o maggiore consapevolezza e gravità. Eppure, il 23 gennaio, di fronte alle barbarie dell’Iran sarà quanto meno liberatorio poter dire che, per quanto coinvolti, non si è personalmente e collettivamente responsabili di repressioni tanto insopportabili. Per questo, bisogna riconoscere all’ANAC di essere l’unica associazione di cinema ad aver organizzato una mobilitazione a sostegno di un popolo che muore, ma resiste.
Antonietta De Lillo (sceneggiatrice, regista, produttrice): <<Alda Merini diceva: “Ma il vicino di casa dov’è?”. Ecco, personalmente, lunedì 23 gennaio sarò al Cinema Aquila e spero saremo in tanti. Vedrò con commozione Il male non esiste, un film che, come capita spesso al grande cinema di denuncia, non ha avuto alcun seguito nel nostro Paese. Dobbiamo reimparare a batterci con forza per gli altri. Quello che accade in Iran è terribile, ma anche noi ci siamo abituati a piccoli gesti quotidiani di prevaricazione e violenza che non dovremmo sopportare. La perdita progressiva dei diritti è lenta e silenziosa, fino a quando esplode in atti di ferocia disumana. Bisogna ribellarsi a questa tendenza pericolosa e soffro nel vedere quanto il cinema si sia allontanato dalla politica in un momento in cui il mondo lontano, ma anche quello molto vicino a noi, grida di essere raccontato, grida vicinanza e denuncia delle ingiustizie enormi che lo travolgono. Apprezzo quindi che un’associazione di autori di cinema come l’ANAC si faccia promotrice di una iniziativa di solidarietà verso gli orrori dell’Iran. Non sono certo singole iniziative a cambiare le cose, ma una protesta collettiva, comune, politica appunto, potrebbe far sentire in un’unica voce la nostra partecipazione e il nostro dolore verso le barbarie che soffre il popolo iraniano>>.
Wilma Labate. Regista (sceneggiatrice, regista): <<Pur non essendo più iscritta all’ANAC, sono felice che questa associazione abbia preso questa iniziativa, perché sono molto preoccupata dal non vedere e non sentire lo sdegno e l’indignazione necessari per ciò che sta accadendo alle donne e agli uomini iraniani. C’è un silenzio eccessivo, soprattutto da parte di Paesi come l’Italia, che possono usufruire di diritti che in Iran non esistono. Sarebbe quindi imprescindibile una riflessione su questi diritti mancati, perché anche in Paesi più avanzati come quelli dell’Unione Europea potrebbe succedere quello che accade in Iran. Così come abbiamo subito una guerra, viviamo un’epoca che rischia di essere estremante precaria. Tutto quello che si può fare e si fa per l’Iran è benvenuto, ma è sempre troppo poco>>.
Claudia Bedogni (distributrice di Il male non esiste per Satine Film): << Plaudo all’ iniziativa dell’ANAC perché ognuno di noi può dire “no”, creando una forza collettiva, augurandomi però che questa levata di voci sia solo l’ inizio di “un’attenzione” che possa estendersi anche ad altre associazioni e non necessariamente culturali, per far pressione anche sui nostri governi e media per una presa di posizione tangibile e concreta che non sia fatta unicamente di parole di condanna e indignazione. Ho visto Sheytan vojud nadarad (There is no evil) a Berlino in una proiezione privata per distributori internazionali qualche giorno prima della sua presentazione ufficiale in concorso al Festival. Sin dalle prime sequenze mi sono resa conto di trovarmi di fronte a un’opera poderosa. Un’ opera ancora più potente se si pensa alla sua genesi, costruita come quattro cortometraggi, per poterla fare uscire dall’Iran, girata in parte per interposta persona in considerazione della condanna pendente su Rasoulof e la sua interdizione a girare film e a lasciare il Paese. Al termine della visione, tale e tanto era l’impatto con il film che avvertivo in me un’unica certezza: quella di correre ad acquisirlo per portarlo in Italia e condividere l’esperienza della visione con il pubblico italiano. La commozione con cui Jeremy Irons, Presidente di Giuria ha consegnato nei giorni seguenti l’Orso d’ Oro come Miglior Film alla figlia di Rasoulof e al cast presente di fronte alla poltrona vuota di Mohammad Rasoulof, mi faceva capire che avevo visto giusto e che anche il nostro pubblico avrebbe compreso la forza del film e condiviso la stessa emozione. E così è stato. Il male non esiste purtroppo ha sofferto le ripercussioni dell’emergenza pandemica (ha vinto l’Orso d’ Oro alla Berlinale nel febbraio 2020 quindi proprio alla vigilia dello scoppio della pandemia) e risentito delle conseguenti chiusure e restrizioni imposte alle sale e agli spettatori ma, nonostante le difficoltà, è rimasto per me una delle esperienze più importanti e gratificanti della mia attività di distributrice. Accompagnandolo in numerose proiezioni in tutta Italia ho potuto toccare con mano l’acume e sensibilità del pubblico italiano, capace di prestare attenzione a ogni singolo fotogramma, a ogni messaggio sotteso del regista, a ogni duro colpo che rovesciava il punto di vista, mettendo in discussione opinioni consolidate e creando consapevolezza su una realtà solo apparentemente lontana e distante dalla nostra. Rasoulof, Panahi e Al-Ahmad hanno dimostrato che una scelta c’è sempre, pur pagandola a caro prezzo e sulla propria pelle, con la carcerazione e l’interdizione dal mettere la propria arte al servizio della collettività per raccontare le iniquità del proprio amato Paese. Dire “no” richiede molto coraggio ed è il coraggio che insieme a loro sta dimostrando ogni giorno il popolo iraniano, quei giovani trucidati e immolati all’ opinione pubblica che non dovrebbero soltanto generare sgomento nei governi e nei popoli dei cosiddetti Paesi “civili”, ma indurci a un sostegno concreto che possa contribuire a cambiare le cose>>.
Pupi Avati (regista, Proboviro dell’ANAC): << Meriterebbe un intervento più incisivo delle democrazie del mondo lo scempio al quale stiamo assistiamo in Iran. Le impiccagioni, le madri urlanti, le violenze insopportabili. Bisogna interrompere ogni rapporto diplomatico con quel Paese. Questa disumanità non ha alibi, né giustificazioni. Non sono tollerabili le terze pagine di giornali che dedicano così poco spazio all’Iran. La barbarie del mio Magnificat (film di Pupi Avati del 1993 che racconta le violenze del mondo medievale n.d.r.) sono ancora qui. Discutiamo se Dante sia di destra o di sinistra, ci occupiamo delle cose più effimere Le persone vengono torturate e ammazzato, accanto a noi>>.
Leonardo Di Costanzo (sceneggiatore, regista, docente di cinema): << Una manifestazione di solidarietà nei confronti del popolo iraniano, di quelle ragazze e ragazzi che da mesi a mani nude vanno allo scontro con un regime spietato e sanguinario affrontando conseguenze terribili, mi sembra proprio il minimo che possiamo fare. E, per quanto possa valere, partecipo volentieri alla manifestazione del 23 gennaio al Cinema Aquila. Ho imparato a conoscere l ‘Iran soprattutto attraverso il suo cinema, di cui sono grande estimatore e la cui vivacità, da una quarantina d’anni, non smette di sorprendermi e ispirarmi. Ne è un esempio il film di stasera vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino 2020, Il male non esiste, di Mohammad Rasoulof. Ma il film iraniano che più mi ha colpito ultimamente resta No Bears–Gli orsi non esistono di Jafar Panahi (perseguitato con moglie e figlia dal 2010, Panahi vive tra arresti domiciliari e prigione e ha l’assoluto divieto di girare film e/o documentari. Insieme agli innumerevoli premi ricevuti nella sua lunga e tragica carriera, Gli orsi non esistono vince il Premio della Giuria alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2022 n.d.r.). Questo film è una riflessione raffinata e potente sulla responsabilità dell’intellettuale nei confronti del proprio Paese e in particolare sulla responsabilità dell’atto stesso del filmare la realtà che si intende raccontare. Credo che mostrerò spesso Gli orsi non esistono agli studenti nei corsi che mi capita di tenere qui e là nelle università, per pensare e riflette con loro sul mestiere che sperano di fare>>.