Siamo quasi a un anno dall’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e una riflessione è obbligatoria, a mio parere. Partirei per dire come la penso, con sincerità, da alcune parole del nostro amato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per capodanno.
“Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze.
… Si prova profonda tristezza per le tante vite umane perdute e perché, ogni giorno, vengono distrutte case, ospedali, scuole, teatri, trasformando città e paesi in un cumulo di rovine. Vengono bruciate, per armamenti, immani quantità di risorse finanziarie che, se destinate alla fame nel mondo, alla lotta alle malattie o alla povertà, sarebbero di sollievo per l’umanità. …”
Parole nette che indicano un collegamento stretto tra le spese militari, gli armamenti sempre più moderni e perversamente micidiali, le immani quantità di risorse finanziarie impegnate[1], le profonde disuguaglianze che ci sono nel mondo.
Immaginare e costruire la pace, affermare i diritti la libertà e l’autodeterminazione di tutti i popoli significa cercare e trovare modalità nuove, diverse dalla guerra, eticamente riprovevole e in ogni caso fallimentare ovunque, come stiamo verificando.
Se vogliamo che il 2023 sia l’anno della pace dobbiamo lavorarci tutte e tutti: insieme alle organizzazioni per la pace, il disarmo, la nonviolenza e la cooperazione tra i popoli dobbiamo riuscire a impegnare i diversi mondi della politica, della cultura e della scienza, perché il nostro Paese scelga decisamente di agire per fermare subito i massacri, prima che sia troppo tardi e si concordi una tregua “umanitaria” impegnando su questi punti i nostri alleati. Inoltre dovremmo incontrare il presidente dell’Ucraina, Zelensky, insieme almeno a Francia e Germania per capire quali sarebbero le condizioni per aprire una trattativa di pace perché il Presidente Zelensky ha costruito la sua immagine di eroe coraggioso in tutto il mondo e in tutti modi e luoghi possibili. Ora occorre arrivare a una conclusione positiva in primo luogo per il popolo ucraino. Analoga cosa dovrebbero fare gli Stati Uniti la Nato e anche la Cina nei confronti di Putin.
È in programmazione, sembra, una visita ufficiale dell’Italia a Kiev.
L’Italia parli il linguaggio della pace. Verifichi anche se le sanzioni hanno avuto l’effetto ipotizzato per la Russia visto che è anche l’Ucraina stessa, l’Italia e i paesi europei, e del mondo nella loro parte più povera, che ne pagano le conseguenze con la crisi energetica e l’aumento dei prezzi di prodotti anche di prima necessità.
L’Italia ricordi altresì alla delegazione ucraina, al Presidente Zelensky che il 24 maggio 2014 a Sloviansk nel Donbass il fotoreporter Andrea Rocchelli e il giornalista russo Andrej Mironov sono stati uccisi, il fotoreporter francese William Roguelon ferito gravemente da ripetuti colpi di mortaio sparati dall’esercito e dalla guardia nazionale ucraini. Sulla vicenda giudiziaria la magistratura italiana, individuato il responsabile cittadino italiano, militare della guardia nazionale ucraina, lo ha condannato in primo grado per concorso in omicidio plurimo; in appello è stato assolto per vizio di forma. La Magistratura italiana in tutti e tre i gradi di giudizio ha cristallizzato che si è trattato di un crimine di guerra commesso dall’esercito ucraino. La condanna internazionale dei crimini di guerra perpetrati in Ucraina e l’istituzione della commissione che dovrà indagare, fa ipotizzare che anche per Andrea Andrej e William si potrà avere giustizia.
È giusto ricordare questi fatti anche in momenti delicati come questo. C’è una rinnovata amicizia fra Italia ed Ucraina, agìta concretamente con aiuti a chi resiste e a chi lascia il paese: ci aspettiamo collaborazione perchè quanto accaduto il 24 maggio 2014 non rimanga impunito. In questi giorni i genitori di Andrea si sono rivolti all’Ufficio della Procura della Corte Penale internazionale perché sia aperta un’inchiesta.
Potrebbero essere questi passi importanti.
Tutti, a parole, invochiamo la Pace, sappiamo però che la pace non viene da sé ma inizia con piccoli e grandi gesti di pace.
Sappiamo anche che se si costruiscono armi è per usarle: Hiroshima e Nagasaki sono un monito che le nostre madri e i nostri padri, partigiani ribelli per amore, avevano già intuito. Non era più vero che la guerra potesse continuare ad essere la continuazione della politica con altri mezzi e continuare ad avere una funzione di trasformazione della realtà.[2] Era vero invece che un’altra guerra sarebbe stata autodistruzione dell’umanità e quindi fine della politica. Per questo “l’Italia ripudia la guerra … “[3]
Sappiamo anche che gli USA avevano avviato il progetto Manhattan (l’atomica) prima che lo facesse Hitler ma che, quando fu chiaro che il programma atomico tedesco era fallito, “gli Stati Uniti iniziarono a sostenere che le armi andavano fabbricate prima che lo facessero i comunisti”[4]
Nel 1955 il Manifesto promosso da Bertrand Russell e Albert Einstein sottoscritto dai più grandi scienziati del mondo (come i premi Nobel per la fisica Max Born, Percy Bridgman, Cecil F. Powel e altri) è presentato in una grande assemblea presieduta da Jozef Rotblat, un fisico polacco, anche lui uscito dal Progetto Manhattan.
Letto oggi il Manifesto è scandalosamente attuale e noi siamo ancora molto lontani dal nuovo modo di pensare in cui Einstein e gli altri avevano sperato. Dal Manifesto del 1955:
“Il mondo è pieno di conflitti, e su tutti i conflitti domina la titanica lotta tra comunismo
e anticomunismo. Chiunque sia dotato di una coscienza politica avrà maturato una posizione a riguardo. Tuttavia noi vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica la cui evoluzione è stata sorprendente e la cui scomparsa nessuno di noi può desiderare.
… …
La maggior parte di noi non è neutrale, ma in quanto esseri umani dobbiamo tenere ben presente che affinché i contrasti tra Oriente e Occidente si risolvano in modo da dare una qualche soddisfazione a tutte le parti in causa, comunisti e anticomunisti, asiatici, europei e americani, bianchi e neri, tali contrasti non devono essere risolti mediante una guerra. È questo che vorremmo far capire, tanto all’Oriente quanto all’Occidente. Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un’estinzione totale. … … “Questo è dunque il dilemma che vi sottoponiamo crudo, spaventoso e ineludibile. Dobbiamo porre fine alla razza umana o deve l’umanità rinunciare alla guerra? …”
Ho ritrovato un piccolo libro curato da Umberto Curi “Pensare la guerra per una cultura di pace” (1985). Una riflessione su come è stato pensato il legame tra la politica e la guerra nei secoli: un contributo per capire che solo la politica può produrre trasformazioni e cambiamenti, interrompendo il legame politica guerra e declinando una stretta relazione tra politica e pace, vera e unica potenza di trasformazione.
È possibile un mondo senza guerra? Possiamo forse ancora solo pensarlo come Utopia, l’isola (descritta da Tommaso Moro) che ancora non c’è ma che potrà esserci. O ricordando “Il lamento della pace”[5] di Erasmo. E soprattutto il pensiero di pace formulato da Virginia Woolf nell’agosto del 1940, in un saggio breve dal titolo: Pensieri di pace durante un’incursione aerea. Sono pensieri che nascono in presa diretta, mentre gli aerei della Wehrmacht tedesca scorrazzavano sopra il cielo di Londra, scaricando il loro micidiale paniere di bombe. Virginia si interroga su come sia possibile «lottare senza armi per la libertà» e trova subito la risposta: «Possiamo lottare con la mente; fabbricare delle idee».
E aggiunge: «Lottare mentalmente significa pensare contro la corrente e non a favore di essa». La sua riflessione si sofferma poi sulla parola “disarmo”, considerata condizione imprescindibile per la pace. Ma Virginia ha consapevolezza che il “disarmo” non si realizza dall’oggi al domani: va preparato gradualmente, esige una trasformazione sociale, economica e delle coscienze, in parole semplici bisogna far mettere radici ad una forma mentis alternativa a quella dominante: la guerra è una follia degli uomini, uscire dalla logica patriarcale – aveva sostenuto nel saggio Three Guineas (Le tre ghinee) scritto qualche anno prima.[6]
Immaginare un mondo senza guerre e costruirlo è il compito più ambizioso e necessario che la specie umana si possa dare. Penso che dobbiamo iniziare subito: il conflitto tragico avviato dall’aggressione della Russia di Putin nei confronti dell’Ucraina mostra tutta la sua crudeltà e il rischio è che “si faccia il deserto e si chiami pace”. L’esercito ucraino è forte, dopo gli aiuti copiosi arrivati da tutto l’occidente, è forse il più forte d’Europa.
È stato importante aiutare in tutti i modi un popolo aggredito, anche con le armi; oggi le richieste di Zelensky sono ancora per aumentare la quantità delle armi e per alzarne il livello oltre la stretta difesa: nessuno vincerà. Ma potremmo perdere tutti: c’è il rischio che il conflitto si allarghi pericolosamente alzando il livello della guerra con armi atomiche tattiche “di potenza minore”, dicono (ma alcune delle quali sono almeno più di quindici volte la potenza di quelle usate a Hiroshima e Nagasaky).
“much better a wall than a war” sono parole di Kennedy, ricordate da Lucio Caracciolo in queste settimane (in interviste e anche nel suo libro “La pace è finita”).
Si riferisce certo al periodo della guerra fredda che aveva garantito pace per l’Europa. E che aveva visto anche un inizio di accordi per smantellare armi nucleari.[7]
Dopo il 1989 e la caduta del muro di Berlino e poi l’unificazione tedesca, premesse per la fine dell’URSS e del patto di Varsavia (alleanza militare contrapposta alla NATO) non si è capito (o non si è voluto capire) che era necessario ripensare un nuovo ordine /equilibrio del mondo fondato sulla pace e non più sulla guerra. Oggi nella guerra in Ucraina non si misurano due alleanze militari: contro la Russia ci sono l’Europa, gli Stati Uniti e la NATO che attenzionano anche la Cina per via di Taiwan e non solo.
Altre guerre e conflitti attraversano il mondo. Sempre in Paesi i cui popoli soffrono: fame, malattie, violenze e violazione dei diritti umani più “sacri”; le donne iraniane “donna vita libertà” sono un esempio lucente, così come le donne afghane alle quali è vietato il lavoro e l’istruzione così come giovani russi che esprimono dissenso alla guerra contro l’Ucraina sapendo di andare incontro a possibili arresti e repressioni. È ripartito il conflitto Israele e Palestina che interessa la stabilizzazione di tutta l’area medio orientale (e non solo): si è riacceso pur oscurato dalla guerra contro l’Ucraina. Anche oltre oceano dalla Colombia, al Perù, al Brasile così come molti paesi dell’Africa sono attraversati da conflitti pericolosi e violenti.
Un esempio di azione di pace è “l’appello di 50 premi Nobel[8] rivolto ai governi di tutti gli Stati delle Nazioni Unite per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno. E con quelle risorse ‘prendersi cura’ del pianeta e delle disuguaglianze insopportabili. La spesa militare, a livello globale, ha superato i duemila miliardi di dollari statunitensi all’anno. La corsa agli armamenti conduce a un’unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti. …”
Fermare subito i massacri prima che sia troppo tardi. Il mondo si trova su un crinale molto pericoloso. I mutamenti che sono già avvenuti nella geopolitica vedono le grandi potenze cercare nuovi territori di influenza la cui pericolosità si vede nella Ucraina colpita a morte. È il momento perché l’Europa rafforzi il suo profilo di pace che è la vera potenza per affrontare le nuove sfide a partire da questa guerra. Sulla pace l’Europa può costruire una nuova stagione politica e culturale capace di offrire un nuovo orizzonte ideale in sintonia con il manifesto di Ventotene del 1941“…la Federazione Europea è l’unica garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano volgersi su una pacifica cooperazione in attesa di un più lontano avvenire in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo…”
Bisogna fare presto però. L’orologio dell’Apocalisse comprende oltre alla guerra atomica l’emergenza climatica le pandemie: non è mai stato così pericolosamente vicino alla mezzanotte (che simbolicamente rappresenta la fine del mondo). Dopo la seconda guerra mondiale, con i suoi sessanta/settanta milioni di morti di cui il 60% civili, e dopo Hiroshima e Nagasaky, nel 1947 quando nasce questo orologio la distanza dalla mezzanotte era di sette minuti.
Il 21 marzo 2022 era di cento secondi. Davvero pochi anche se ricorrendo ancora a Einstein … il tempo non esiste come lo conosciamo/misuriamo noi. In ogni caso però bisogna fare presto.
- La spesa militare globale totale è aumentata dello 0,7% in termini reali nel 2021, per raggiungere i 2.113 miliardi di dollari. I cinque Stati che hanno speso di più nel 2021 sono stati Stati Uniti, Cina, India, Regno Unito e Russia, che insieme rappresentano il 62% della spesa, secondo i nuovi dati sulla spesa militare globale pubblicati il 25 aprile dallo Stockholm International Peace Research Institute (fonte SIPRI) ↑
- Da “Della guerra” di K.Von Clausewitz 1780/1831 ↑
- Articolo 11: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. ↑
- dal libro di Gino Strada “una persona alla volta” 2022 ↑
- … Se io sono quella pace, lodata a una voce dagli dei e dagli uomini, sorgente, madre … protettrice di quante cose buone hanno il cielo e la terra; se senza di me nulla mai fiorisce … niente è dolce agli uomini…; se di contro la guerra è quasi l’oceano di tutti i mali che sono in natura, se tale flagello spenge di colpo ogni cosa fiorente, se rovina quanto è cresciuto, se fa crollare quanto si è innalzato, se fa perire quanto si è fatto, …; se è empia a tal punto da costituire la peste fatale di ogni senso di pietà e di religione; se nulla vi è di più funesto per gli uomini e di più odioso agli dei, … ditemi, in nome di Dio immortale, chi mai potrà credere che sono uomini costoro … che un’ombra di saggezza alberga in costoro che con tante spese, con tanti sforzi …con tanta arte, con tanto rischio, si adoperano per cacciarmi via e per ottenere a così caro prezzo tanti mali. …” ↑
- Da “Dalla parte della pace e della vita” di Adriana Chemello e Mariangela Gritta Grainer 25 aprile 2022 su Articolo21 ↑
- Si ricordano Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov che a Reykjavík dichiaravano che “una guerra nucleare non poteva essere vinta e pertanto non doveva mai essere combattuta”; nel dicembre del 1987, a Washington, firmano il Trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) che portò all’eliminazione e distruzione di tutti i missili Cruise, Pershing II e SS-20 con gittata tra 500 e 5.500 Km, avviando nelle intenzioni il cammino verso la fine della “Guerra fredda”: sappiamo come è andata. Dopo l’undici settembre 2001 si è riprovato con il Trattato New START (Strategic Arms Reduction Treaty, ovvero ”Measures for the Further Reduction and Limitation of Strategic Offensive Arms.”), entrato in vigore nel febbraio 2011 con la firma di Barack Obama e Dmitrij Nedvedev. Trattato scaduto nel 2021, con impegno di proroga per cinque anni (Joe Biden e Vladimir Putin): ridotte le testate nucleari che restano comunque troppe. ↑
- tra i quali: Giorgio Parisi e Carlo Rubbia, … Roberto Antonelli Presidente Accademia dei Lincei e Carlo Rovelli tra gli organizzatori dicembre 2021 ↑