La vicenda è nota. Un medico, la dottoressa Milia, consulente dell’avvocato di Alfredo Cospito, l’anarchico al 41bis, ha ricevuto dalla direttrice del carcere dove è detenuto una comunicazione in cui viene “diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis”.
Liberi di pensare ciò che si vuole sul 41 bis, sull’anarchico paragonato al mafioso, sulla funzione punitiva e quindi non più rieducativa di quel regime carcerario…ma in questa sede l’accento va necessariamente su un altro aspetto: la censura ad personam. E perfino su carta intestata del Ministero della Giustizia.
Domanda: la responsabile dell’applicazione del 41 bis ha vietato di parlare anche – per fare un esempio – alla Rai o al Corriere della Sera? E ancora: questa particolare forma di messa al bando riguarda chiunque visiti un detenuto al carcere duro?
Sono due domande intrecciate che riguardano l’essenza stessa dell’articolo 21 della Costituzione. La ratio del 41 bis non è solo – semplificando un po’ – rendere dura la vita del carcerato, quanto, attraverso precise limitazioni rendere impossibile la comunicazione con i suoi complici all’esterno della prigione. Ma un conto è far trapelare, magari parlando in codice, ordini per compiere reati, un altro conto è spiegare le condizioni di salute di un carcerato. A meno che non si sospetti che la dottoressa Milia faccia proprio questo: raccontando le condizioni critiche di un detenuto da 100 giorni in sciopero della fame voglia mandare, chessò, un ordine insurrezionale agli amici di Cospito. Ma l’aggravante è che il divieto riguarda una sola emittente, Radio Onda d’Urto, che fin dalla nascita è stata un punto di riferimento per i movimenti antagonisti, occupandosi costantemente delle condizioni nelle carceri. Che non risulta essere ancora un reato. Ecco, neanche tanto nascosto, il link: attraverso le frequenze di Radio Onda d’Urto Cospito tornerebbe in contatto con i suoi sodali, vanificando il “carcere duro”. Tutta questa rigidità è violazione del diritto di informare e di essere informati. Più che prevenzione del crimine è censura preventiva. Con esiti paradossali: perché forse finalmente il caso Cospito uscirà dai circuiti un poco “carbonari” dei cosiddetti antagonisti, come hanno già fatto Amnesty, l’Usigrai e la Fnsi. Perché quello che è capitato a Radio Onda d’Urto non capiti ad altri.