Pieve di Candelara e chiese delle Marche danneggiate dal sisma: è partito un nuovo appello, rivolto al governo italiano
Silenzio e indifferenza sono i peggiori nemici della cultura ed è necessario inserire il loro superamento fra i buoni propositi del 2023. Insieme, formano una nebbia che copre le ferite aperte nella nostra società, nelle nostre città, sul territorio che ci vede intenti, spesso con fatica e sacrifici immani, a costruire il nostro futuro e a sostenere quello delle nuove generazioni. Quest’anno, anche qui a Pesaro e nelle Marche, la cultura ha subìto colpi particolarmente duri, soprattuto nei confronti del patrimonio culturale. Troppo spesso le istituzioni vivono i beni culturali come problemi e non opportunità. Così assistiamo all’abbandono e al degrado di palazzi e chiese di grande significato storico e architettonico, che languiscono abbandonati, in balìa degli elementi e del tempo che trascorre inesorabile, sgretolando ogni cosa che non riceva cura. Silenzio e indifferenza nascondono l’agonia della bellezza. Il terremoto del 9 novembre ha aggravato questa condizione di patologia che caratterizza i beni architettonici della città e della regione. Parliamo di oltre quaranta chiese e di tanti edifici storici che sono stati minati nella loro stabilità, di crepe che si sono aperte su pareti esterne e interne, campanili, arcate. Lo stato di emergenza non è ancora stato dichiarato ufficialmente dal governo e di conseguenza solo poche chiese, poche architetture vengono messe in sicurezza. La Pieve di Santo Stefano a Candelara è divenuta il simbolo di questa difficile situazione. È un tempio di inestimabile valore storico, che nelle parti più antiche risale al VI secolo, ed è un luogo di culto profondamente caro ai fedeli. Eppure, nonostante rischi di collassare, è stato chiuso nello stato in cui il sisma l’ha ridotto, con crepe, perdita di stabilità e calcinacci ovunque. Per questa e per le altre chiese che fanno riferimento a parrocchie senza mezzi economici… si prega che non vengano giù, che le crepe non si aprano, che i tiranti reggano, che affreschi e dipinti non cadano insieme a migliaia di calcinacci. Eppure è proprio l’Italia delle chiese antiche, dei palazzi che edificarono le grandi famiglie, delle mura e dei bastioni storici quella verso cui i turisti accorrono da tutto il mondo. E non a caso il nostro Paese è considerato terra di cultura e bellezza; e non a caso il ministro dei Beni Culturali Sangiuliano ha dichiarato, recentemente, che la cultura è in grado di aumentare enormemente il PIL italiano. Il Comitato “Pesaro città d’arte e cultura”, gli intellettuali, alcuni giornalisti, parroci e parrocchiani fanno quanto è loro possibile. In alcune chiese vengono eseguiti interventi di “primo soccorso” grazie a piccole donazioni private o alla disponibilità di imprese di buona volontà. Il Comitato ha inviato appelli sia alle autorità ecclesiastiche, le quali si mostrano disponibili a interventi tempestivi e risolutivi, sia al governo, che ha facoltà di intervenire con i fondi necessari a recuperare e consolidare gli edifici pericolanti o comunque danneggiati. Dell’appello di Natale e Santo Stefano hanno parlato quotidiani importanti come il Corriere Adriatico e persino alcune tv locali. Nel frattempo è stato inviato anche l’appello di Capodanno, che già dal primo giorno feriale il presidente del Consiglio, il ministro dell’Interno, il ministro dei Beni Culturali, i responsabili nazionali e territoriali del Fondo Edifici di Culto potranno leggere, per decidere se rompere gli indugi e intervenire o se proseguire con quell’indifferenza e quel silenzio che annientano la grande bellezza, la preziosa unicità, la formidabile potenzialità della nostra città, della nostra regione, del nostro Paese.
Comitato “Pesaro città d’arte e cultura”
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