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La Corte dalla parte della scienza, ma la sanità sempre più impoverita

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Nel pomeriggio del 1 dicembre, mentre si attendeva la pronuncia della Corte Costituzionale sull’obbligo di vaccino anti Covid per alcune categorie di cittadini, secondo le regole dell’allora ministro della salute Speranza nel Governo Draghi, la pattuglia – paccottiglia – dei no vax si è scatenata sui social e ha cominciato a rilanciare la fake di gennaio 2022 sul pronunciamento della Corte americana che avrebbe rigettato non l’obbligo vaccinale ma l’efficacia dei vaccini stessi sconsigliandone l’uso. Come sempre a farla da padrone è stato il canale di Telegram. E come sempre c’è chi abbocca e rilancia in buona fede.

Ma il pronunciamento della nostra Corte ha invece salvato la scienza e dovrebbe essere oggetto di analisi da parte di tutti, sanitari, esperti, politici, giornalisti e soprattutto cittadini sani e ammalati, fragili e in buona salute.

Dopo quasi una giornata di Camera di consiglio infatti i 15 giudici della Consulta hanno ritenuto inammissibili e non fondate le questioni poste da cinque uffici giudiziari territoriali, con undici ordinanze, sulla legittimità dell’obbligo vaccinale e la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per chi non lo ha rispettato.

La Corte ha in particolare ritenuto «inammissibile, per ragioni processuali», la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiamo adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali.

Sono state ritenute invece «non irragionevoli, né sproporzionate», le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario. Una grande vittoria di due governi, Conte e Draghi, spesso diffamati da pseudo esperti purtroppo oggi assurti a ruolo fisso di commentatori di qualsiasi cosa nei talk televisivi.

Ugualmente «non fondate», infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico. Insomma per dirla in parole povere, nonostante in una cinquantina abbiano manifestato due giorni fa davanti al palazzo della Consulta, è stata bocciata su tutta la linea dei “no vax” per cui la libertà personale e l’autodeterminazione devono restare superiori ad ogni cosa, salute pubblica durante una pandemia compresa.

«La Corte Costituzione ha confermato l’obbligo di vaccino anti-Covid per il personale sanitario, ritenendo le scelte fatte dal governo né irragionevoli né sproporzionate», il commento soddisfatto a caldo del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. Che peraltro conferma lo sciopero di tutte le figure del modo sanitario per il 15 dicembre. E il motivo è semplice: ci sono solo 2 miliardi in più nel 2023 per il sistema sanitario nazionale, letteralmente disintegrato dalla pandemia di Covid, che non è affatto finita, abbinata ad una epidemia di influenza che non si vedeva da anni, piegata dai ritardi per analisi, prevenzione, controlli e interventi chirurgici.

Dobbiamo sapere che dopo quello che abbiamo visto, e forse finalmente anche capito, in tre anni di pandemia, scoprendo perfino che occorre stanziare soldi per la pulizia delle mani negli ospedali, alla politica – tutta – la sanità pubblica non interessa.

Il ministro Shillaci, che è un esponente importate della sanità stessa, ammette che per sanare questa situazione drammatica si farà ricorso alla sanità privata convenzionata, e questo, pur essendo discutibile, migliorerà la qualità delle prestazioni nelle regioni evolute e nelle grandi città. In sostanza, chi è indietro continua ad andare indietro, il turismo sanitario fra una regione e l’altra aumenterà, e aumenteranno soprattutto i ricavi dei privati, ma quelli non convenzionati. Perché in Italia molti possono permettersi di curarsi solo privatamente, con assicurazioni importanti, con interi gruppi ospedalieri anche di avanguardia accessibili solo a pagamento e senza alcun rapporto con il sistema sanitario nazionale. Lombardia docet.

E i poveri? E i fragili? Queste categorie il cui stesso nome disturba in modo evidente gli attuali manovratori saranno confinate sempre più ai margini della società, del sistema, ma quello che è più grave, della vita stessa.

 


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