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Iran: proteggere il diritto di protesta. Articolo 21 aderisce all’appello di Amnesty International

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Articolo 21 aderisce con convinzione all’appello di Amnesty International a sostegno delle proteste in Iran iniziare tre mesi fa.
Il 13 settembre 2022, la donna curda iraniana Mahsa Amini è stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia “morale” iraniana, che regolarmente sottopone donne e ragazze ad arresti e detenzioni arbitrarie, torture e altri maltrattamenti per non aver rispettato l’obbligo discriminatorio di indossare il velo.

Secondo testimoni oculari, Mahsa Amini è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. In poche ore, è stata trasferita all’ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Le autorità iraniane hanno annunciato indagini negando contemporaneamente qualsiasi illecito, ma questo non è bastato a fermare le numerose mobilitazioni della società civile dilagate su tutto il territorio nazionale.

“Chiediamo l’abolizione della legge che obbliga le donne a indossare il velo, la fine della repressione e dell’impunità. Firma ora il nostro appello” scrive sul sito Amnesty International chiede alle autorità iraniane di:

  • abrogare immediatamente l’articolo 638 del codice penale islamico, oltre ad abolire l’umiliante e discriminatorio divieto di apparire in pubblico delle donne senza velo;
  • porre immediatamente fine all’uso della forza letale durante le proteste quando i manifestanti non rappresentano una imminente minaccia di morte o di lesioni gravi alle forze di sicurezza o ad altri;
  • cessare immediatamente l’uso illecito di pallini da caccia, che violano l’assoluto divieto di tortura o altri maltrattamenti dato il grave danno all’integrità fisica e il trauma mentale che questa condotta provoca a manifestanti e passanti;
  • garantire indagini tempestive, complete, indipendenti e imparziali sull’uso illegale della forza da parte delle forze di sicurezza nelle proteste degli ultimi mesi, tra cui un’indagine sulle cause e le circostanze dei decessi e dei ferimenti, e garantire che i sospettati di responsabilità penale siano perseguiti in procedimenti conformi agli standard internazionali del giusto processo e non implicano la richiesta o l’imposizione della pena di morte;
  • abrogare o modificare, al fine di rendere conforme al diritto internazionale, l’attuale legislazione, in particolare il codice penale islamico, che criminalizza l’assemblea pacifica, e la legge sull’uso delle armi da fuoco da parte delle forze di sicurezza che disciplina l’ uso delle armi da fuoco nel contesto di assemblee ritenute “illegali” e consente alle forze di sicurezza di utilizzare armi da fuoco senza tener conto
  • della soglia elevata imposta dal diritto e dagli standard internazionali sul loro uso per proteggersi da una minaccia imminente di morte o di lesioni gravi.

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