E’ stato presentato il 15 dicembre 2022 il X rapporto di Carta di Roma, “Notizie dal fronte”, in presenza all’Università eCampus in Via Matera 18 a Roma e in diretta streaming sulla pagina Facebook di Carta di Roma
Daniela Morozzi, attrice, introduce e conduce l’incontro, e inizia a partire dalla parola chiave del titolo «fronte perché il fronte di guerra ucraino è centrale nel 2022 a causa dei milioni di rifugiati; fronte perché tutto il decennio è caratterizzato da una informazione militante, con fazioni a confronto e le persone migranti e rifugiate oggetto di contesa più che soggetto dell’informazione; fronte perché il lessico bellico caratterizza per tutto il decennio il racconto sulle migrazioni (assedio, invasione, trincea, bomba, etc.); fronte perché si torna a evocare frontiere, fisiche e metaforiche, dentro e fuori l’Europa (muri); fronte perché si riportano testimonianze di operatori in prima fila nel salvataggio e nella prima accoglienza; fronte perché ci si ferma al fronte degli arrivi, lasciando nell’oblio le biografie delle persone migranti un attimo dopo l’arrivo».
Djarah Khan, scrittrice, introduce la parola “gaslighting” come la più cercata del 2022 «i media talvolta fanno proprio gaslinghting, ovvero forniscono false informazioni o negano ciò che si è appena affermato per minare la fiducia di base nei confronti delle persone, e questo determina sfiducia nei confronti dei media. Oggi essere giornalisti vuol dire essere partigiani».
Il saluto di Lorenza Lei, Prorettore Università eCampus pone l’accento sulle parole e le loro relazioni «è essenziale usare due parole l’informazione e la formazione, come elementi centrali e che debbono dialogare tra di loro».
«UNAR è al fianco di Carta di Roma poiché come viene narrata la realtà ha un impatto sulla percezione della realtà e quindi mondo media e comunicazione svolge in Italia un ruolo essenziale che deve essere rinforzato per riuscire ad avere un narrazione positiva e non discriminatoria» ribadisce Mattia Peradotto, Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR)
«Carta di Roma da dieci anni presenta dei dati su cui noi giornalisti dobbiamo fare un lavoro di riflessione e condivisione costante che troppo spesso non accade. Mi ha colpito molto che avete messo in risalto la curva dell’informazione delle notizie sull’immigrazione è schiacciata sulla percezione dell’insicurezza, è un dato che deve essere cambiato» così Danilo Di Biasio, Consigliere presso il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti
«Carta di Roma aiuta a rendere i cittadini consapevoli di un fenomeno, quale quello delle migrazioni, supportando nella comprensione di qualcosa che non è transitorio né tantomeno una calamità, bisogna lavorare nella direzione di un riconoscimento dei diritti di coloro che arrivano, nel rispetto delle dignità collettive» ribadisce Raffaele Lorusso, Segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Immigrazione, calo dell’attenzione
«In questi dieci anni ha resistito e si è consolidata la “macchina della paura”, quel meccanismo che si ripete uguale a se stesso, con una sequenza sempre identica che inizia in primavera con l’allarme di “un milione di persone pronte a partire dalle coste della Libia” e prosegue con la conta degli arrivi nei porti italiani. » Così Valerio Cataldi, presidente dell’Associazione Carta di Roma, nella introduzione al X Rapporto della Carta di Roma “Notizie dal fronte”, curato dall’Osservatorio di Pavia. «Tuttavia l’analisi di questo ultimo anno di informazione sulle migrazioni, sui rifugiati, sui richiedenti asilo, rivela che c’è un binario parallelo su cui corrono la solidarietà̀ per il popolo ucraino in fuga e l’ostilità̀, in crescita, verso i popoli in fuga in arrivo dal Mediterraneo. Un racconto doppio che dimostra quanto sia pervasiva la propaganda politica nel giornalismo italiano. La rivoluzione del linguaggio giornalistico sulle migrazioni, deve aspettare ancora» ribadisce Cataldi, in occasione della presentazione avvenuta oggi in contemporanea in presenza presso l’Università eCampus a Roma e in streaming su Facebook.
Nel decennio esaminato, il termine denigrante e giuridicamente errato «clandestino» è stato adoperato 1.646 volte dai titoli della stampa, con una penetrazione relativamente costante dal 2015 a oggi e valori sopra l’uno per cento. L’utilizzo del termine è ricorrente in testate con linee editoriali apertamente in contrasto all’immigrazione.
L’analisi diacronica di un insieme di appellativi stigmatizzanti utilizzati dai media («clandestino», «extracomunitario», «vu cumprà», «zingaro», «nomade») restituisce un risultato parzialmente confortante. La penetrazione di questi termini impropri o denigranti ha sfiorato il 5% dei titoli nel 2014, per poi diminuire e attestarsi dal 2016 a oggi su valori attorno all’1,5% dei titoli. Una quota ancora elevata, che richiede continua formazione e informazione, ma indica anche risultati tangibili sortiti dalle azioni intraprese in questa direzione.
Il 2022 segna un ulteriore calo dell’attenzione nei confronti deltema delle migrazioni, sia nell’informazione di prima serata sia sulle prime pagine dei principali quotidiani. La guerra in Ucraina e il flusso di rifugiati ucraini verso i Paesi europei sono al centro dell’agenda delle migrazioni.
Nel corso del 2022, sono 563 gli articoli sulle prime pagine dei quotidiani dedicate al tema dell’immigrazione in ulteriore calo rispetto all’anno scorso (il 17% in meno): è il dato più basso degli ultimi 8 anni (dal 2015 al 2022).
«Quest’anno il rapporto fornisce, per fare il punto di dieci anni, uno sguardo di insieme rispetto alle caratteristiche della rappresentazione nei media mainstream, televisione, carta stampa e social. La parola dell’anno è “ucraini”» Paola Barretta, coordinatrice Associazione Carta di Roma
«Quando la guerra in Ucraina è scoppiata e ad un certo momento le frontiere si aprono ma non per tutti, persone con colore della pelle diverso e occhi diversi sono state fermate, è stata fatta una selezione. C’è un tema centrale ovvero il tema del razzismo, la nostra relazione con chi vediamo diverso da noi. C’è un altro aspetto che il rapporto ci invita a considerare, ci sono dei grandi assenti nei nostri titoli e nelle nostre storie, ad esempio i nomi e i cognomi dei trafficanti nella tratta di esseri umani» afferma Nello Scavo, giornalista
Il rapporto 2022: temi, lessico, le voci dei migranti e i social
«Nel 2022 si è rilevato un calo del 14% rispetto ai primi 10 mesi del 2021 e il livello minimo di copertura raggiunto dopo il 2014. Il declino di attenzione sembra dovuto allo stravolgimento delle agende dei Tg, a lungo dominate dalla guerra in Ucraina. Il sentimento di insicurezza verso gli immigrati, rilevato a novembre, sale di 5 punti rispetto all’anno precedente ed è pari al 32%.
» evidenzia Giuseppe Milazzo, ricercatore dell’Osservatorio di Pavia.
«Il filo rosso dal 2019 nel rapporto Carta di Roma sono gli impliciti, ovvero quei modi talvolta inconsapevoli che si avvicendano in ambito comunicativo. È interessante rilevare come su Twitter i migranti siano associati a tematiche afferenti all’insicurezza mentre ong a scafisti e trafficanti» evidenzaChiara Zanchi, ricercatrice dell’Università degli Studi di Pavia.
Guardando ai titoli della stampa, nazionale e locale, quotidiani e periodici, si osserva che tra le dimensioni più rilevanti resta quello dei flussi migratori con il 46,5% di attenzione, seguito dall’accoglienza (17,6%) e da Società e cultura (16,7%). L’allarmismo nei titoli sulle prime pagine registra il dato più basso: nel 2022, solo il 3% dei titoli ha toni allarmistici associati alle migrazioni.
«Dopo molti anni di evidenza ed emergenza, sul piano mediatico e politico, ormai, gli immigrati non suscitano emozione. E neppure paura. Prevale, piuttosto, un diffuso senso di abitudine. Anche per chi li vede come “un Male”» sottolinea Ilvo Diamanti, professore dell’Università di Urbino Carlo Bo, che prosegue «Gli immigrati, dunque, non fanno più̀ notizia, come un tempo. Perché́ giungono da Paesi relativamente vicini. In fuga da guerre che inquietano anche noi. Perché́ ci siamo abituati a loro. Perché́ siamo stati “costretti” a considerarne l’utilità̀, ben più̀ elevata dei pericoli che comportano. Così, chi in passato ne ha fatto una bandiera per attrarre consensi oggi deve cercare altri argomenti, se non altri nemici. Per questo, conviene considerare gli immigrati non come “altri da noi”, ma “altri fra noi”. Che dobbiamo “integrare”. Per guardare avanti. Insieme».
La presenza in voce di persone migranti e rifugiati nei Tg, assestatasi negli ultimi anni attorno al 6-7%, balza al 21%, stabilendo un record storico. Le notizie che riguardano i flussi di rifugiati ucraini presentano interviste nel 28% dei casi; le altre notizie soltanto nel 14% dei casi, che è comunque un dato in crescita rispetto al passato.
Diversamente da quanto osservato nei titoli della stampa, nel decennio esaminato l’uso del termine «clandestino» cresce nell’universo social di Facebook (FB). Dal 2013 al 2022 c’è un utilizzo altalenante del termine «clandestino», con un picco nel 2015 e uno ancora maggiore nel periodo 2018-2020, ma la differenza maggiore rispetto a quanto osservato nei titoli della stampa è che la linea di tendenza è in questo caso crescente. Il mondo social, dunque, appare più permeabile all’utilizzo di un termine denigrante rispetto a quanto osservato nella stampa tradizionale, forse per assenza di freni inibitori o contenimenti derivanti da codici deontologici.
«Con le parole migranti indichiamo una categoria di persone in movimento, che non si fermano mai, Eppure continuiamo a chiamare migranti persone appartenenti che sono qui da generazioni, non facendo la legge sulla cittadinanza, respingendocittadini e concittadini» così Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire.
«Ci troviamo sempre a commentare le stesse frasi dette anno dopo anno, e ogni anno spiegare, con i numeri, con le prove. Abbiamo già stabilito che le navi non sono un fattore di attrazione, eppure ci ritorniamo. La comunicazione resta così sempre emergenziale. Bisogna tornare a puntare lo sguardo su quello che era emergenza prima, ad esempio nel Corno d’Africa, in cui sono scoppiate tre cose: l’oblio dei media e quindi lo spostamento di flussi di denaro e finanziamenti; il terrorismo e quindi l’agibilità per le nazioni unite e organizzazioni umanitarie; infine la crisi climatica. Nel Corno d’Africa si sono combinati questi tre fattori. Tutto questo bisogna dirlo con urgenza e senza troppo pathos. Questa combinazione è un dato nuovo dei tempi che viviamo e dobbiamo essere in grado di raccontarlo» sottolinea Francesca Mannocchi, giornalista
«Lavoriamo dall’Afghanistan da sempre e da quell’agosto del 2021 con maggiore forza. Dobbiamo mantenere il focus sull’Afghanistan poiché anche lì continuano coraggiosamente delle manifestazioni da parte di donne e attiviste, meno conosciute ma altrettanto pericolose, infatti ultimo rapporto parla di arresti arbitrari, e uccisioni di manifestanti e attivisti, come la regista Sahraa Karimi prima donna ad avere dottorato in cinematografia. Lei nel 13 agosto 2021 lanciò un appello drammatico a mondo cinema e cultura su quanto succedeva in Afghanistan» Anna Meli, Vicepresidente Carta di Roma,
Dieci anni di racconto delle migrazioni a parole con le immagini
Il tema sono le parole, quelle sbagliate, quelle usate a sproposito, quelle che costruiscono la percezione del fenomeno migratorio deformandone aspetto e contenuto. Quelle che trasformano la realtà e che si diffondono come un’epidemia e che uccidono prima di tutto la il rispetto della verità sostanziale dei fatti, regola base del giornalismo.
Le parole sono state introdotte dalle letture interpretate dall’attrice Daniela Morozzi e accompagnate dalla musica di Antonella Tondi.
Intervengono condividendo riflessione sulle parole centro del lavoro condiviso:
Claudia Bruno, Flavio Di Giacomo, Francesco Di Pietro, Martina Chichi, Federico Fossi, Gabriella Guido, Daniele Macheda, Elisa Marincola, Anna Meli, Filippo Miraglia, David Recchia, Grazia Naletto, Manuela Vinay, Donatella Parisi, Eleonora Camilli.
Per il decimo Rapporto Carta di Roma, “Notizie dal fronte” clicca qui
Il brano “La nave della speranza” di Stefano Corradino è dedicato a una storica tragica di immigrazione