Impossibile scindere mafia, corruzione e inquinamento ambientale, un connubio che macina milioni di euro e intere fette di territorio con danni spesso irreversibili. Il rapporto Ecomafie 2022 di Legambiente conferma che le zone più a rischio sono le stesse maggiormente contaminate dal potere delle organizzazioni criminali. E infatti Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, subiscono il maggiore impatto di ecocriminalità e corruzione. Qui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale. Tra le regioni del Nord la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati, pari al 6% del totale nazionale e 33 arresti). Crescono i reati accertati in Liguria, ben 1.228, che scala cinque posizioni, arrivando al nono posto. A livello provinciale, Roma, con 1.196 illeciti ambientali, scalza nel 2021 dalla prima posizione Napoli (1.058), che viene superata di misura anche da quella di Cosenza (1.060). Dietro questi numeri ci sono storie di criminalità ambientale, di cemento illegale, di mancati abbattimenti che provocano dissesto idrogeologico e crolli, mazzette pagate per evitare demolizioni, sversamenti illeciti nei fiumi. Nel 2021 i reati contro l’ambiente non scendono sotto quota 30mila nonostante una lieve flessione e a parte la drastica situazione delle regioni del sud, la città con il maggior numero di ecoreati è Roma. Pesa moltissimo su tutto il livello di corruzione che incide in modo determinante sul ciclo del cemento illegale, seguono i reati legati alla gestione dei rifiuti e si registra una impennata dei reati perpetrati contro il patrimonio boschivo e storico culturale, tramite gli incendi nel primo caso e con costruzioni abusive nel secondo. In media ogni giorno in Italia vengono commessi 84 reati contro l’ambiente e 162 illeciti amministrativi al ritmo di 6,7 ogni ora.