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Dopo dieci anni, chiude “il dialogo creativo”, una rassegna culturale che da anni riflette su razzismo, diritti  civili  e umani, migrazioni

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Cattive notizie: dopo dieci anni chiude “Il dialogo creativo”, un progetto culturale nato a Pordenone, ideato da Alessandra Gabelli e Elisa Cozzarini fatto di incontri, proiezioni, mostre rivolti a riflettere e ad approfondire il fenomeno della migrazione, del razzismo e dei diritti. Una rassegna che ha sempre diffuso la cultura e la conoscenza tra i popoli come punto centrale nella costruzione di società inclusive.

La rassegna promossa dall’associazione L’Altrametà è nata in una città dove una parte significativa della popolazione è di origine straniera e in particolare, in una regione che si trova ad essere nella vicinanza dei principali snodi legati alla rotta migratoria europea che attraversa i Balcani. In questi anni, tantissimi gli ospiti, fra essi ricordiamo Azra Nuhefendic, Marco Tonus, Nicola Campiotti, Antonio Dikele DiStefano, Zi Lin Luca You, Eraldo Affinati, Laila Wadia, Anna Buttignol, Mauro Valeri, Gabriele Del Grande, Said Chaibi, Taiye Selasi, Marco Aime, Fred Kuwornu, Natalia Bondarenko, Ioulia Voronko, Lucia Nadin, Luigi Ballerini, Mah Aissata Fofana, Stefano Allievi, Arminda Hitaj   e ancora l’ex calciatore Lilian Thuram, la scrittrice Helena Janeczek, premio Strega e in questa ultima edizione, Sabrina Efionayi, autrice di origine nigeriana.

Quindi, a poche settimane dalla conclusione della decima edizione, “Il dialogo creativo” è costretto a fermarsi nonostante l’importanza dei temi proposti, soprattutto in un periodo così complesso come quello attuale dove la migrazione rappresenta un tema di forte polarizzazione sociale e la tentazione di rialzare muri e frontiere, un desiderio sempre più forte di molti governi. “La proposta – spiegano le curatrici in una lettera inviata a quanti negli anni, sono stati vicini all’iniziativa – nasceva come momento di incontro e riflessione sul fenomeno della migrazione, intesa non come un’emergenza permanente, ma come elemento strutturale della nostra società presente e futura, un elemento che interroga noi su chi siamo e saremo. Abbiamo cercato più di tutto, negli anni, di dare voce ai ragazzi “di seconda generazione”, i figli degli immigrati, che si sentono italiani e ancora il nostro paese non è in grado di riconoscerli (non è mai stata accolta nessuna proposta di riforma della legge sulla cittadinanza, che si basa ancora sullo ius sanguinis). Abbiamo parlato di razzismo e discriminazioni, di ambiente, storia, antropologia, letteratura, scienza, cinema, cercando di raccontare le migrazioni sempre da un’angolatura diversa, dando spazio a punti di vista diversi, nel tentativo di offrire proposte originali e di qualità.

Abbiamo imparato moltissimo dall’incontro con gli ospiti e con il pubblico.

Oggi, arrivate alla decima edizione, abbiamo deciso di porre fine a quest’esperienza, non perché riteniamo che non sia più necessario parlare di migrazioni, diritti, antirazzismo, ma perché è diventato per noi troppo oneroso. Da tre anni non riusciamo più a reperire fondi sufficienti a realizzare una rassegna senza che tutto ricada nella sfera del volontariato. Abbiamo tentato senza successo di partecipare al Bando regionale per la divulgazione della cultura umanistica e ai bandi della Fondazione Friuli. Solo il Comune di Pordenone ha sempre assicurato il finanziamento della rassegna, riconoscendo dunque un valore a quanto fatto, al di là delle appartenenze politiche”.

Ma non si fermeranno, Alessandra Gabelli e Elisa Cozzarini, forti di un pubblico che ha dimostrato la sua vicinanza e partecipazione negli anni promettono che in qualche modo, cercheranno – nonostante tutto – di portare avanti i temi di Dialogo creativo”.


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