Un tempo la provincia di Ragusa era la più ricca e la più rossa della Sicilia. Oggi non lo è più, forse perché la crisi economica favorisce il voto di scambio. Particolarmente in Sicilia. In questa realtà in disarmo, in un’Italia dove i teatri chiudono, Massimo Leggio ha realizzato un teatro ideale, una struttura polifunzionale, anche per attività parallele, propedeutiche e conviviali. Il nome “Casamatta” dà proprio l’idea di una missione, quasi militare, da compiere, con la dovuta follia. In questa bella realtà ha trovato luogo la quasi centesima replica dello spettacolo “Rosa, la Cantatrice del Sud”.
Da oltre quindici anni Laura Giordani e Mimmo Aiola deliziano il pubblico siciliano (ed oltre) con le canzoni e la vita di Rosa Balistreri, grazie ad uno spettacolo arguto che unisce, come l’animo siciliano, il tragico all’ilare, racchiudendo, nei leggeri e pregnanti settanta minuti in scena, la gran parte delle canzoni interpretate da Rosa, che sono ognuna un vero universo. Solo un brano di Mimmo Aiola (il “Cantannu di Rosa” del titolo del cd) è “fuori sacco”, ma è splendido e funzionale.
All’interno dello spettacolo si inseriscono organicamente lacerti della tormentata vita della grande cantante siciliana, tanto apprezzata all’estero e bistrattata dalla cultura ufficiale italiana, al punto che fu esclusa, con un pretesto, dal festival di San Remo. Forse perché le canzoni di Rosa erano un faro sulla condizione umana, di cui quella siciliana ne è sempre paradigma.
Purtroppo dopo cinquant’anni le canzoni della Balistreri sono tremendamente attuali, in particolare grazie alla pregevole interpretazione di Laura Giordani che ne aggiorna le espressività, con una riconosciuta capacità attoriale che approfondisce i temi; penetrante come un coltello nel cuore.
Ecco che durante lo spettacolo si ride e si piange (letteralmente) grazie anche alla lingua siciliana che resta tra le più intense e musicali del mondo. Deliziosi i siparietti tra la cantante ed il bravissimo chitarrista, scenette esilaranti che fanno giungere alle lacrime di riso il pubblico.
Grazie anche a Rosa possiamo ben sperare sul futuro del teatro e della cultura siciliani.