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PUZZLE, di Franck Thilliez

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Un intreccio inestricabile in un mondo di specchi distorti tra realtà e gioco: dove finisce il gioco e dove inizia la realtà? Chi accetterebbe di morire per un gioco?

Franck Thilliez (classe 1973) è tornato nelle librerie il 31 ottobre, con Fazi Editore – collana Darkside – traduzione di Federica Angelini -, con un nuovo thriller ipnotico: “Puzzle”. Un gioco della mente, un puzzle!, dove è la stessa realtà ad essere messa in gioco e nulla sembra essere come appare.

La struttura narrativa è la stessa a cui l’Autore ci ha abituato: un intreccio inestricabile in cui la memoria gioca un ruolo fondamentale; un mondo di specchi distorti tra realtà e gioco: come fare a discernere l’una dall’altro?

Lucas Chardon è da tempo segregato in un ospedale psichiatrico ed è, finalmente, disposto a raccontare come andarono le cose quel giorno in cui la polizia lo trovò smarrito, lacrimoso, senza memoria e ricoperto di sangue, nei pressi di un rifugio in cui si trovavano otto corpi esànimi, pugnalati a morte. Quel giorno in cui la sua vita cambiò per sempre.

Al contempo, conosciamo Ilan Dieduset, il quale riceve una telefonata dalla sua ex ragazza, Chloé – di cui aveva perso da tempo ogni traccia ma di cui è ancora innamorato -, che gli comunica di aver trovato dei sicuri indizi per partecipare a quel gioco inafferrabile e sfuggente  denominato Paranoia. Un gioco di ruolo questo di cui non si conoscono le regole, gestito da un’entità misteriosa e inseguito da anni dai più incalliti e compulsivi giocatori di diversi Paesi.

E’ così che il giovane Ilan, seppur riluttante – egli è stato nel passato, per anni, un giocatore compulsivo – viene convinto a prendervi parte, mettendosi alla ricerca dei possibili, labili, indizi che sono occultati con ampia maestria. Ciò che è noto è soltanto il montepremi finale che verrà assegnato al vincitore: 300.000€; denaro di cui Chloé ha assoluto bisogno.

Ma di Paranoia, come dicevamo, si sa ben poco, almeno sino a quando il suo ideatore, Hade (da Ade, il dio degli inferi della mitologia greca?), convocherà gli otto finalisti, i più bravi, in una remota struttura manicomiale abbandonata nel bel mezzo delle Alpi per il finale di partita, con nessuna via di fuga per i partecipanti. 2 sole regole: niente di quello che vivranno sarà reale e uno dei giocatori morirà.

Il finale di partita può quindi avere inizio, ma ben presto la competizione assumerà forme sempre più perverse, in cui ciascun giocatore dubiterà dell’altro e la paranoia prenderà il sopravvento tra i partecipanti, in un meccanismo inestricabile e angosciante.

La narrazione di Thilliez è, come al solito, incalzante, adrenalinica, ricca di colpi di scena, anche con momenti di horror in grado di suscitare nel lettore stati di puro terrore; alleggeriti dal dubbio che la rappresentazione dei fatti sia il frutto, forse, di sola  apparenza e che nulla di quello che accade è reale: ricordate la prima regola del gioco?

Ma il romanzo non è soltanto questo. infatti, un posto d’onore, come d’abitudine per Thilliez, è assegnato ai conflitti della mente, resi più vividi dalle espressioni fisiche del conflitto stesso. Dove i ricordi del protagonista, tenuti sepolti nel fondo della caverna della mente per anni, proromperanno con tutta la loro forza dirompente e, al tempo stesso, salvifica. Ad aiutarlo, Chloè (un’altra Chloé) con la quale indagheranno nelle pieghe di una memoria sepolta per ritrovare quelle immagini che potranno portare finalmente alla verità e alla ricomposizione del puzzle.

In questo romanzo dalle forti emozioni, i lettori del genere, ma non solo, potranno apprezzare il piacere provocato dal brivido, dal mistero, dalla suspence che ne percorre tutte le pagine. Una lettura coinvolgente che si avrà difficoltà ad interrompere. Ottima la traduzione.


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