Il punto sulle iniziative per il contrasto agli abusi digitali (ma tutt’altro che virtuali) ai danni delle croniste nel corso di un meeting del Gender Council del sindacato internazionale, di cui fa parte anche Mimma Caligaris, presidente della Cpo Fnsi. Dominique Pradalié: «Necessario incentivare le colleghe a denunciare sempre».
«È necessario incentivare le giornaliste che subiscono minacce e violenze a denunciare e i sindacati hanno il compito di accompagnarle in un percorso, anche lungo e difficile, ma fondamentale per il rispetto della persona, la dignità del lavoro e la libertà di informazione».
A sottolinearlo è Dominique Pradalié, presidente della Ifj (International Federation of Journalists), che ha aperto il meeting organizzato martedì 22 novembre 2022 dal Gender Council del sindacato internazionale, con oltre 50 partecipanti, sulle molestie contro le giornaliste e sulle iniziative per lottare contro gli abusi in rete e favorire la partecipazione delle donne nelle organizzazioni sindacali.
“Building power, fighting for safety” è il claim ricordato da Maria Angeles Samperio, presidente del Gender Council Ifj, (di cui fa parte anche Mimma Caligaris, presidente Cpo Fnsi, presente all’incontro), «perché l’impegno di tutte, e della Ifj e delle organizzazioni sindacali di tutti i Paesi, deve garantire sicurezza e solidità contro gli attacchi violenti attraverso la rete, che mirano a creare discredito e alimentare odio».
Dal rapporto “The chilling”, relativo al periodo 2019 – 2022 e curato dall’International Center for Journalism (Icfj) e dall’Unesco, emergono alcuni elementi evidenziati da Julie Possetti, che ha coordinato il gruppo di ricerca: gli attacchi online influenzano la vita reale (e in oltre il 20 per cento dei casi esaminati alla violenza online è poi seguita quella offline, anche fisica, oltre che economica e psicologica); la misoginia si interseca con altre forme di discriminazione e la violenza online con la disinformazione; nel 37 per cento dei casi l’odio online per le giornaliste ha motivazioni politiche, ed è fondamentale individuare una risposta efficace. Perché fra gli oltre 900 cronisti e croniste intervistati per il report, il 73 per cento delle colleghe è stata oggetto di hate speech e di campagne di disinformazione.
La scorta mediatica, che la Fnsi ha sempre garantito a colleghe (e colleghi), è oggi sempre più indispensabile per combattere un fenomeno ancora troppo diffuso, come testimoniato da giornaliste di Africa, America Latina, Europa, e che in Italia si manifesta anche con il ricorso alle querele bavaglio.
Dalla Federazione internazionale e dai sindacati nazionali anche l’impegno alla ratifica, nei Paesi in cui ancora non è avvenuto, della Convenzione 190 dell’Oil del 2019 sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro (in Italia il processo è stato completato il 29 ottobre 2021), prima norma internazionale con un quadro organico di riferimento in questa materia, su cui anche la Fnsi ha fondato e fonda le sue battaglie.