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“Putin. Una vita, il suo tempo”, spietata biografia dell’inglese Philip Short

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Perché Putin ha aggredito l’Ucraina, tentandone l’invasione? E quanto durerà questa guerra? Alla prima domanda risponde esaurientemente il libro di Philip Short Putin.Una vita,il suo tempo uscito in Italia per Marsilio nella collana Specchi, (pagine 985, euro 34,00) una monumentale, spietata biografia del piccolo zar di Mosca. Alla seconda possono rispondere le quotidiane cronache giornalistiche sulla carta stampata o in televisione, che riferiscono dei ripetuti bombardamenti delle città ucraina da parte dell’armata russa. Dopo quasi nove mesi di guerra la situazione è di stallo. Ma qualcosa si sta muovendo.

Un passo indietro. L’attacco all’Ucraina del 24 febbraio scorso è il proseguimento di una politica d’aggressione che la Russia di Putin aveva cominciato nel 1999 attaccando la Cecenia per rintuzzare le velleità indipendentiste di una regione che mal sopportava il potente vicino. Spento nel sangue ogni focolaio di rivolta a Grozny, la capitale, Putin mise al potere un suo uomo che oggi è fra quelli che lo appoggiano nell’aggressione all’Ucraina. E dopo qualche anno, nel 2008 la stessa sorte toccò alla Georgia, dove i carri armati russi entrarono per stroncare le aspirazioni indipendentiste di una larga parte della popolazione di origine ucraina. Un intervallo di pochi anni, e nel 2014 è la Crimea a subire lo stesso trattamento: dopo l’arrivo dei carri armati oggi è una provincia della Russia che l’Ucraina inutilmente rivendica. Tutto questo è avvenuto nella quasi totale indifferenza dell’Occidente che in tutte e tre le occasioni non ha ritenuto di dover intervenire per fermare la mano di Putin. E siamo al 24 febbraio del 2022, quando il piccolo zar, evidentemente convinto di potere ancora una volta farla franca, ha attaccato l’Ucraina, con quella che ha eufemisticamente definito non una guerra ma un’”operazione militare speciale”, dopo aver dato un significativo preavviso con le repubbliche autoproclamatesi indipendenti del Donbass e cogliendo di sorpresa le segreterie occidentali. Era già la seconda volta che il Cremlino guardava all’Ucraina con cattive intenzioni, dopo che un presidente fantoccio di Mosca era stato messo a capo di quel Paese fieramente indipendente che un giorno era riuscito a rovesciarlo. Al suo posto c’è oggi Zelensky, un osso duro evidentemente sottovalutato dagli strateghi di Putin.

Tutti questi passaggi sono scrupolosamente documentati nel libro di Philip Short, un giornalista inglese che è stato a lungo corrispondente della Bbc da Mosca e può dirsi un ottimo conoscitore della Russia post-sovietica e del suo tenebroso presidente, al potere da più di vent’anni. Il libro è uscito in queste settimane, aggiornato fino al 26 aprile scorso, quanto mai attuale. Un’analisi equidistante di una situazione che sta dividendo il mondo in due parti diseguali: tutti contro Putin, meno la Cina, l’India, parte del Medio Oriente, la Corea del nord, la Turchia di Erdogan.

Scrive Short: “Lungi dall’essere bizzarra, la decisione di invadere l’Ucraina è in realtà perfettamente coerente con il modo in cui Putin si è sempre comportato. Lungo tutto il corso della sua presidenza, ogni volta che si è trovato difronte ad una scelta esistenziale tra inimicarsi l’Occidente e difendere il proprio potere e la posizione della Russia nel mondo ha sempre prevalso questa seconda opzione”.

Dopo la Cecenia, la Georgia, la Crimea, “Nel 2022 l‘invasione dell’Ucraina ha seguito lo stesso schema – scrive il giornalista inglese, una vera autorità in questo campo – anche il Pentagono era convinto che Kyiv sarebbe caduta nel giro di pochi giorni. Putin aveva immaginato che allora Zelensky sarebbe scappato, che il Cremlino sarebbe riuscito a instaurare di nuovo un governo fantoccio, e che l’Ucraina sarebbe stata neutralizzata dal punto di vista politico e militare. Ma non era l’unico obiettivo. Putin non solo puntava a far rientrare l’Ucraina nella sfera di influenza di Mosca, ma voleva anche dimostrare agli Stati Uniti che era inutile cercare di impedirlo”.

Delle quasi mille pagine di questa biografia che parte dall’infanzia di Putin (forse in un orfanotrofio) e arriva ai giorni nostri, più di 150 sono dedicate alle note con le quali l’autore indica le sue innumerevoli fonti. Fra queste anche le autobiografie di Putin, che sono più di una e piuttosto contraddittorie, non sempre dicono le stesse cose. D’altronde, in più di vent’anni di potere, l’ex giovane ufficiale del KGB, (il temutissimo servizio segreto sovietico seguito allo storico Ghepeu staliniano e dal quale è nato l’attuale SVR), ha oggi in pugno la Russia, un grande paese la cui popolazione non sa quasi niente di quanto accade nel mondo perché i mezzi di informazione sono controllatissimi dal Cremlino. E quello che viene fatto sapere è spesso lontano dalla verità. A queste condizioni è illusorio pensare che l’attuale situazione bellica possa trovare una soluzione che comporti metodi drastici: delle due, o Putin sconfitto sul campo dagli ucraini o detronizzato da una congiura di palazzo. Sarà infatti molto difficile scalzare un presidente che si è fatto rieleggere quattro volte, che non pensa di ritirarsi a vita privata e che più volte ha detto di voler lasciare un segno nella storia millenaria della Russia, di cui vorrebbe riportare i confini alla vastità dell’impero zarista. Almeno così dicono i sondaggi che vedono la popolarità di Putin in aumento, nonostante la crisi economica ulteriormente aggravata dalle sanzioni, la brutta figura della mancata guerra lampo che avrebbe dovuto, nei piani dei generali, conquistare l’intera Ucraina e far fuori materialmente il suo ostinato premier oggi stimato da tutto l’Occidente, e il generale insuccesso della spedizione armata. E allora come se ne uscirà?

Conclude Short il suo saggio su Putin: “Potrebbe essere un errore considerare l’attuale ostilità fra Russia ed Occidente come un dato definitivo. Ma per il momento, la Russia è e resterà un compagno di viaggio problematico. Un Paese dalla grandezza inimmaginabile, sospeso in cima al mondo fra Europa e Asia con una storia profondamente diversa da quella dei suoi cugini europei, ma con un popolo formato dallo stesso stampo. Anche questo è parte della questione, le liti familiari sono spesso irrisolvibili. I russi non soltanto sembrano europei, sono europei e ci si aspetta che si comportino come il resto della famiglia. Ma loro, inspiegabilmente, ostinatamente, si rifiutano di farlo. E questa situazione non cambierà tanto in fretta”.

Fra le cronache più recenti, c’è qualche spiraglio di speranza: l’annunciata ritirata dei russi da Kherson, che se confermata potrebbe indurre gli ucraini a rallentare la lenta ma costante avanzata delle loro infaticabili truppe, le sempre più insistenti voci di contatti riservatissimi fra mediatori di incontri fra americani e russi con il tramite del turco Erdogan, l’imbarazzo del presidente cinese ad esprimersi con chiarezza sulle intenzioni di Putin dopo che il cancelliere tedesco Olaf Scholz gli ha esplicitamente chiesto di fermarlo, l’ammissione di Zelensky ad una disponibilità a trattare con l’invasore senza pretendere il ritorno alla situazione precedente il 24 febbraio scorso. Non sono proprio esplicite prospettive di pace, ma fanno ben sperare per uno sblocco della situazione in prossimità della fine dell’anno. Dopo tutto, Putin, non si direbbe, ma è molto religioso. Che il Natale gli porti consiglio?

Putin. Una vita, il suo tempo

Autore Philip Short

Marsilio Editore

Uscita settembre 2022

Pag. 985 Euro 34


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