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Legge liberticida e non urgente, il decreto rave segnale gravissimo

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Due anni fa avrei voluto proprio che la ministra Lamorgese battesse un colpo e facesse sgomberare l’area vicino Viterbo dove migliaia di giovani avevano occupato per un rave casali, stalle, piantagioni, fontanili, ripari e costruzioni agricole di ogni genere, mettendo in ginocchio gli agricoltori della zona e facendo aumentate in 10 giorni di 3 punti il numero dei contagi da Covid, che con l’allora variante Delta faceva un numero di vittime superiore a quello attuale e prevedeva norme severe contro gli assembramenti. Non lo fece e sbagliò, a mio avviso.

Le leggi ci sono e sono chiare, ci vogliono forze dell’ordine preparate, e come si è visto pochi giorni fa a Modena, si puà fare uno sgombero senza particolari effetti traumatici.

Che cosa c’entra oggi una strana legge anti rave che di fatto cerca, scritta peraltro come si dice a Roma “con i piedi”, di includere in un quadro generale dai contorni forse volutamente indefiniti qualsiasi tipo di raduno di più di 50 persone che può nuocere a qualcuno o rappresentare fattispecie di reati. E una proprosta che non si può che definire liberticida viene pure presentata con un decreto legge, a due giorni dalla conclusione del rave di Modena, come se ci fosse in Italia in questo momento una effettiva urgenza di intervenire in tal senso.

La questione è stata già sviscerata dai media e dai tecnici, la conclusione evidente è che non sa in piedi.

La selezione tra l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito e la consumazione di un gravissimo reato viene affidata a giudizi prognostici e a valutazioni soggettive. Di un prefetto o di un questore, che rispondono comunque al ministero dell’Interno. O di un semplice funzionario di polizia. Non è da paese civile, non è da democrazia degli anni 2000, è un palese, conclamato tentativo di imbavagliare qualsiasi tipo di contestazione e in parte anche i media con l’aspetto delle intercettazioni.

Non vale la pena di continuare a discutere sul perché Modena e non Predappio e non lo stadio di San Siro, non serve, Modena era solo lo spunto per una norma da stato di polizia modello europeo naturalmente.

Il testo ora deve essere cambiato e molto. Magari le forze che non fanno parte del governo riescono a trovare un loro modo di unirsi per evitare una norma indegna e che potrebbe provocare reazioni anche pericolose in frange della società o essere strumentalizzate per fini abietti, nel paese che fu culla della strategia della tensione. Siamo certi che anche dal Quirinale e dalla Corte Costituzionale si guarda con attenzione a questo testo. Ma non dobbiamo certo abbassare la guardia noi operatori della comunicazione, perché le leggi liberticide ci riguardano sempre molto e da vicino.

Credits foto Adnkronos


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