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La libertà secondo la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

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Durante il suo intervento sulle dichiarazioni programmatiche, la Presidente Meloni ha citato spesso la libertà, associandola ai concetti di uguaglianza e democrazia, di pace e sicurezza. Libertà di essere, di fare, di produrre. Libertà di manifestare.

“Un governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese”, ha detto.

Mentre lei parlava, però, gli studenti della Sapienza venivano presi a manganellate. Mentre i nostalgici manifestavano a Predappio indisturbati, tra fez e saluti romani, giovani provenienti da tutta Europa venivano mandati via da un edificio abbandonato dove avevano organizzato un rave. Se è vero che lo sgombero è stato portato avanti senza causare situazioni di conflitto, è del tutto superfluo sottolineare la diversità di atteggiamento tra l’episodio di Modena, il raduno neofascista o quanto accaduto allo stadio di San Siro, dove i capi ultras hanno costretto i tifosi presenti, tra cui anche bambini, ad abbandonare gli spalti in omaggio a un leader della curva appena scomparso. Dopo i tanti proclami e le tante promesse, ci saremmo aspettati che i primi provvedimenti del nuovo Governo sarebbero stati orientati ad arginare la grave crisi che vive il nostro Paese. E invece i primi segnali dell’esecutivo hanno una chiara connotazione politica e sono poco rassicuranti: chiusura dei porti, manganelli e sgomberi, norme anti-rave che nascondono volontà punitive contro ogni forma di dissenso, intenzione di abolire il reddito cittadinanza. Azioni che testimoniano in maniera lampante il percorso che si intende intraprendere. Peraltro con un provvedimento, il decreto legge, che ha come requisiti la necessità e l’urgenza, metodo molto criticato da Meloni con i governi precedenti e che aveva promesso di non utilizzare. Non è un caso, come ha ben sottolineato Flavia Perina (non certo una sovversiva di sinistra) su La Stampa il giorno successivo all’approvazione del decreto, che il rave di Modena sia diventato il casus belli per l’emanazione del pacchetto sicurezza che ha caratterizzato il debutto della Presidente Meloni. Nonostante siano numerosi i casi di cronaca che angosciano l’opinione pubblica, dagli omicidi-suicidi ai femminicidi, dagli abusi sui bambini ai folli accoltellamenti nei supermercati, dalle rapine agli stupri, il governo ha deciso di intervenire su un episodio che non si configura certo come emergenza sociale, ma che risponde – nell’immaginario benpensante – a un evento su cui occorre intervenire con il pugno di ferro. Una norma bandiera in palese contrasto con l’art. 17 della Costituzione, che definisce la libertà di adunanza, ma dal forte impatto simbolico, che certamente non andrà a incidere solo sull’organizzazione di feste non autorizzate. Cosa si intende, infatti, con occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali? La norma parla di “raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica a cui partecipi un numero di persone superiore a cinquanta”. Grosso modo due classi che vanno a fare una gita scolastica. Un autobus di anziani che vanno alle terme. Una festa di laurea, un matrimonio, uno spuntino campestre. Come si determina la pericolosità per l’ordine, l’incolumità e la salute pubblica? Chi rischierà la  reclusione da tre a sei anni o una multa da mille a diecimila euro per aver organizzato l’”invasione” di un terreno o di un edificio pubblici o privati? Non sarà per caso un avvertimento a studenti, lavoratrici e lavoratori, oppositori politici? Perché a me pare che nel testo del decreto non compaia alcun riferimento ai rave, ma che emerga in maniera piuttosto lampante l’intenzione di inibire qualunque forma di dissenso, che si tratti di una manifestazione spontanea di cittadine e cittadini o dell’occupazione di scuole, università o fabbriche. Non sarà sfuggito a nessuno, poi, che nello stesso decreto, oltre a confermare le misure per l’ergastolo ostativo, sono stati modificati i termini di validità sull’estensione degli obblighi vaccinali per i sanitari, un’intenzione emersa in maniera non troppo velata anche durante il discorso sulla fiducia. Meloni vuole quindi promuovere l’idea di uno Stato forte che limita alcune libertà, ma ne garantisce altre, che vigila sulla sicurezza dei cittadini, ma non varca la soglia privata e personale delle libertà individuali. Le opposizioni dovranno fare fronte comune per arginare la forte deriva di destra che caratterizzerà i prossimi anni della politica italiana. Le destre sanno bene di aver numeri schiaccianti all’interno delle aule parlamentari, ma non amano il dissenso, hanno paura dell’opinione pubblica temono le piazze. Leghisti e Fratelli d’Italia durante il dibattito sulla fiducia hanno sottolineato che occorreva vigilare perchéle avremmo infuocate per impedire loro di governare. Se sarà necessario lo faremo, nonostante il nuovo decreto liberticida.


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