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Hanneli Goslar, dall’inferno alla memoria

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Se n’è andata a novantatré anni Hannah Goslar, Hanneli per la sua amica del cuore Anna Frank, con cui condivise la gioia della prima adolescenza e poi l’inferno. Bergen-Belsen, infatti, non ha bisogno di presentazioni: la storia e la tragedia lo qualificano senza necessità di aggiungere altro.

Nata in Germania, Hanneli, in seguito all’ascesa di Hitler, si trasferì con i genitori ad Amsterdam, dove visse un’infanzia serena e un’adolescenza abbastanza spensierata, prima che l’orrore del nazismo dilaniasse la sua vita e quella della sua famiglia, prima che l’orrore si impadronisse di ogni suo giorno e dei suoi sentimenti, prima di diventare un numero, una testimone della Shoah, una delle ultime voci in grado di descrivere l’abisso dell’umanità e la gioia di vivere di quella che è, a tutti gli effetti, l’icona della resistenza al male. Perché questo è per noi Anna Frank: un simbolo, un esempio, l’essenza stessa dell’Olocausto e della sua barbarie, con la sua giovinezza tradita, i suoi sogni spezzati, la meraviglia dei suoi sguardi svanita per sempre. Il “Diario”, certo, la soffitta in cui si nascondeva, il suo desiderio di andare avanti nonostante tutto, il suo coraggio, il suo gusto per le cose di questo mondo al di là dell’abisso, la sua gentilezza d’animo: tutti sentimenti nobili e grazie ai quali abbiamo amato profondamente questa personalità unica nel panorama della battaglia europea contro l’ideologia dello sterminio; fatto sta che Anna non era solo questo. Anna viveva, soprattutto, nei ricordi della sua amica Hanneli, nelle loro confidenze, nel loro prima: prima della deportazione, prima del lager, prima che tutto nelle loro vite cambiasse per sempre. E continuerà a vivere nella memoria che Hannah Goslar ha saputo magistralmente tramandare fino allo scorso 29 ottobre, quando si è spenta al termine di una missione lunga oltre settant’anni, nel corso della quale ha illuminato gli aspetti più incredibili e sconosciuti di un’amicizia che ha resistito all’abbandono forzato, alla sofferenza, alla sconfitta, alle lacrime, a tutto, rimanendo una pietra miliare nella coscienza collettiva del Vecchio Continente e non solo.

Ora che Hanneli è arrivata lassù, a riabbracciare la sua amica, possiamo solo immaginare quante cose avranno da dirsi. A noi rimane l’interrogativo eterno sulla morte e sulla salvezza, sulle circostanze fortunate e quelle sfortunate, qualche riflessione sul destino, un senso di incompiutezza, di assenza, di smarrimento. E infine il desiderio di non arrenderci mai, tanto meno di fronte ai nuovi rigurgiti nazionalisti, razzisti e xenofobi che stanno infestando la collettività. Perché questa è la grande lezione di Hanneli, questa è stata la ragione del suo lungo percorso sulla Terra e questa è la sua eredità più bella: una meraviglia che abbiamo il dovere di non sprecare e tramandare alle nuove generazioni.

Roberto Bertoni Bernardi


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